Il Tirreno

Livorno

La tragedia

Livorno, malore dopo l’agopuntura: muore assicuratrice di 43 anni

di Stefano Taglione

	La donna che ha perso la vita
La donna che ha perso la vita

Consulente Generali, ha perso la vita dopo due settimane di agonia: cosa è successo nell’ambulatorio. Gli amici in lacrime: «Era come lo zucchero filato»

04 ottobre 2024
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LIVORNO. È morta in ospedale dopo due settimane di agonia. Troppo gravi, purtroppo, le conseguenze del malore improvviso che l’aveva colpita durante una seduta di agopuntura in un ambulatorio medico di Ardenza. Ha perso la vita a 43 anni nel reparto di rianimazione Marina Azarenkova, la consulente assicurativa delle Generali salvata dal medico che le stava praticamente il trattamento, il dottor Lu, e trasportata in condizioni disperate al pronto soccorso lo scorso 17 settembre da un’ambulanza della Svs di via San Giovanni, i cui volontari (con il medico e l’infermiere del 118) l’avevano soccorsa in uno studio professionale di via Mondolfi, sopra la sede della Misericordia di Antignano, insieme ai colleghi della confraternita di Montenero e a quelli, della stessa Pubblica assistenza labronica, giunti dalla sede di via Ricci.

Chi era Marina

La tragedia ieri mattina (giovedì 3), con la notizia che ha lasciato nello sconforto più totale i suoi tantissimi amici. L’agopuntura in sé potrebbe non avere niente a che fare con il decesso della giovane, amata e benvoluta da tutti sul luogo di lavoro e in città, dove era molto conosciuta. Ma su questo aspetto non è escluso che la procura possa decidere nei prossimi giorni di fare chiarezza, disponendo eventualmente l’autopsia o un esame esterno (l’Asl non effettuerà alcun riscontro diagnostico). Di nazionalità russa, Marina, da tempo viveva a Livorno. Era arrivata in Italia nel 2003, come raccontato da lei stessa su Facebook.

La sua dedica all’Italia

Una donna che amava viaggiare e che, sulla sua pagina social, condivideva ritagli di vacanze in giro per lo Stivale e per l’Europa. «Oggi per me è un anniversario speciale e importante – scriveva il 6 luglio dell’anno scorso, celebrando il trasferimento nel Belpaese – 20 anni fa sono arrivata in Italia. Sono nata e vissuta in Russia, ma ho sempre sognato di vedere il mondo e di scoprire nuove culture. Soprattutto volevo cambiare la mia vita, quindi ho deciso di intraprendere un’avventura emigrando in un Paese meraviglioso, pieno di speranze e di sogni. Con grande coraggio e determinazione ho lasciato la famiglia e gli amici e dopo un viaggio lungo – due giorni e mezzo con il pullman, perché con il visto che sono riuscita ad avere a quei tempi non era possibile prendere l’aereo – sono arrivata in Italia, da sola, ingenua e senza nessuna esperienza, dove tutto sembrava diverso. Ero una bimba, molto entusiasta e allo stesso tempo molto spaventata. Non parlavo una parola d’italiano e avevo pochissimi soldi, ma avevo la forza e la voglia di studiare la lingua, lavorare e imparare cose nuove. Ogni giorno era una sfida: dover affrontare una lingua diversa, abituarsi alle tradizioni locali e trovare un equilibrio tra la nostalgia di casa e l’eccitazione per le nuove opportunità che questo viaggio mi aveva dato. Nonostante le iniziali lacrime e le diverse difficoltà incontrate, mi sono inserita nell’ambiente, ho fatto tante amicizie con persone provenienti da tutto il mondo e ho continuato a crescere ogni giorno e ad adattarmi alla nuova vita. Non è stato per niente facile. La vita era piena di sorprese, belle e brutte. Mentre adesso – conclude il suo messaggio – mi guardo indietro, mi rendo conto di aver trovato una casa qui, ho creato il mio mondo e ho costruito la vita migliore, come volevo e come sognavo. Sono felice e molto orgogliosa di essere arrivata a raggiungere tanti obiettivi nella mia vita, che mi permettono vivere così come piace a me». 

Il ricordo

La morte di Marina si è diffusa rapidamente in città. Innumerevoli i messaggi pubblicati sulla sua pagina Facebook “Marina Regina” dai suoi tanti amici, sia russi, che italiani. In passato, la giovane, ha lavorato anche nel mondo della moda. «Se penso a lei – spiega il ristoratore Fabiano Freschi, suo amico da anni – mi ricorda lo zucchero filato, dolce e spumoso. C’era aria di festa intorno a lei, guardarla era proprio come un bambino che guardava il suo zucchero filato, con quegli occhi pieni di vita. Un’ingiustizia divina quello che è successo, lei era come il sole: illuminava chi le stava accanto, erano tantissime le persone che le volevano bene. Lei aveva amiche sia russe, che ucraine, era più forte della guerra e riusciva a metterle tutte insieme». 

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