Il Tirreno

Livorno

Il racconto

Livorno, in 22 a cena nel ricordo dei nonni: «È la storia della nostra famiglia»

di Flavio Lombardi
Una bellissima foto ricordo dei cugini di primo grado tutti a cena al Maneo di via Settembrini, alla club house del Rugby Livorno
Una bellissima foto ricordo dei cugini di primo grado tutti a cena al Maneo di via Settembrini, alla club house del Rugby Livorno

Dall’Alsazia in città, passando dalle grandi guerre, la rinascita, i battellieri, il porto. «Noi cugini ci siamo ritrovati nel nome di Sirano e Anita dai quali tutto è partito»

10 giugno 2024
4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Sirano, Anita e i loro 22 nipoti. Una storia livornese che ad un primo apparire può essere come tante altre. Con i nonni ormai scomparsi ed i figli dei figli che decidono una sera di ritrovarsi tutti insieme. Per ricordarli. Si ritrovano al Maneo di via Settembrini, alla club house del Rugby Livorno.

Dando un calcio a quegli impegni che spesso ti fanno rimandare il piacere di stare insieme. Rammentare quei nonni è toccare con mano le origini di chi abita questa città ed è orgoglioso di essere livornese. Qui, c’è tutto. Un livornese all’estero che tornerà dopo anni, una moglie tedesca e una figlia nata in Belgio. Che s’innamorerà di un labronico verace dal cuore d’oro, lavoratore portuale che nel Dopoguerra sarà tra i fondatori dei battellieri.

Tempi duri, otto figli, tanto amore e tanta solidarietà. Sono Florestano Del Greco, classe 1900, e Anita Vitelli, figlia di Egisto che da quelle parti era emigrato e di Rosalie, originaria della regione dell’Alsazia. Definita il nodo centrale dei conflitti nell'Europa occidentale del Novecento e anche il punto di partenza della costruzione dell'Europa unita dopo il 1945. A Mulhouse, nell’agosto del ‘14, si registrò la prima offensiva francese della Prima guerra mondiale contro l'invasore tedesco.

Una terra che in 75 anni (1871-1945) ha cambiato nazione 4 volte, contesa appunto tra francesi e tedeschi. Egisto e Rosalie, allo scoppio della Prima guerra mondiale, scappano dall’inferno e dagli orrori del fronte occidentale e decidono che Livorno sarà la città dove ricominciare.

Egisto, va al lavoro sulle banchine del porto come scaricatore di carbone. Anita, una ragazzina minuta, riservata, educata e che non conosce molto l’italiano, si dà da fare. Ha già 17 anni, è abile ai fornelli. Trova sistemazione in cucina dell’Amico Fritz. Che è dove allora, anche se prima, quel punto di viale Carducci si chiamava viale degli Acquedotti. È qui che conosce Florestano, per tutti “Sirano”, barchettaiolo in porto e frequentatore di quel rinomato locale. Un bel ragazzo, alto, simpatico e intraprendente. Non gli sfuggono i modi gentili, la riservatezza e i lineamenti raffinati di questa ragazza, con la quale nasce subito un grande amore e nel 1921, già in attesa del primo figlio, che chiameranno Egisto, i due si sposano. Da quel matrimonio nasceranno 8 figli, in successione 4 maschi e 4 femmine tutti cresciuti all’interno di un secolo dominato dalle guerre e che porterà Sirano e Anita, con i figli più piccoli (i più grandi erano impegnati prima sul fronte di guerra poi nella lotta di liberazione) a sfollare nel ‘43 a Collodi. È il 1945 e i Del Greco rientrano a Livorno dove Sirano, poca cultura ma tanta intelligenza messa a frutto imparando uno slang americano perfetto, inizia a lavorare come interprete al comando delle Forze Alleate.

Il richiamo del mare si fa sentire. Il porto, dopo Anita ed i figlioli è la sua vita. Sfrutta l’occasione del passaggio delle imbarcazioni mosse prima a remo, trasformate a motore, fondando con i fratelli e ad altri soci il Gruppo Battellieri Portabagagli del porto. Un servizio che ancora c’è, confluito negli anni ’80 nella Compagnia lavoratori portuali. Momenti di sacrifici, ma tanta gioia nel vedere una famiglia unita. Un solo vizio per Sirano e Anita: la lirica, la passione per Mascagni. Per loro sempre un posto riservato al Goldoni. Forse l’essersi conosciuti all’Amico Fritz, nome di un’opera del compositore livornese, poteva intendersi un segno del destino. Come la romanza di Beppe nel terzo atto “O pallida, che un giorno mi guardasti”. Livornesi di un tempo, con valori lontani. Ma sempre vivi, fino a che ci saranno nipoti come questi. Sono Marco, Mirella, Sonia, Massimo, Mario, Marusca, Mauro, Mara, Maurizio, Riccardo, Letizia, Gianfranco, Giovanna, Giampaolo, Alessandro, Cristina, Marco, Vinicio, Massimiliano, Fabio, Laura e Marco. Tutti cugini di primo grado con 33 anni di differenza tra il più giovane ed il più anziano e la dominanza degli occhi azzurri, retaggio della discendenza alsaziana, dalla quale tutto è cominciato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Calcio e norme

Senza medico in campo ko a tavolino, Sandro Giani, il babbo di Mattia: «Una cosa positiva, ma il dolore non si placa»

di Francesca Bandinelli