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Parla l'infermiere livornese picchiato in ospedale: «Non ho paura di tornare al lavoro»

Stefano Taglione
L'infermiere aggredito
L'infermiere aggredito

Il racconto del sanitario picchiato dal padre di due bambine: «Aggressione folle, sono stato educato e gentile. Ho la coscienza a posto»

29 gennaio 2023
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LIVORNO. «Ormai lavoro all’ospedale da 40 anni e se avessi paura avrei già cambiato impiego. Purtroppo certi episodi possono capitare, ma la cosa importante è che sto bene e ho la coscienza a posto: ho subìto un’aggressione arrogante e immotivata, con questa persona ero stato più che educato, dando tutte le informazioni possibili. Evidentemente, però, certi utenti dell’ospedale sono abituati a fare ciò che vogliono, incuranti delle regole».

A parlare è Andrea Badalassi, 60 anni, l’infermiere livornese (con un passato da giocatore di basket) che sabato 27 gennaio è stato aggredito dal padre di due bambine – un cittadino marocchino di 47 anni residente a Lucca – fuori dall’ambulatorio di odontostomatologia, al pian terreno del quinto padiglione, dove le figlie erano appena state visitate. Il dipendente dell’Asl avrebbe risposto al genitore di aspettare un attimo prima di poter parlare nuovamente con il medico, ma poi in reparto si è scatenato il finimondo, con l’accettazione trasformata in un ring e Badalassi scaraventato sulla scrivania, con danni anche alla struttura sanitaria: una porta e il monitor di un computer rotti. Il sanitario, che ha finito il suo turno di lavoro come paziente al pronto soccorso, è stato poi dimesso con tre giorni di prognosi.

Badalassi, come sta innanzitutto dopo l’ennesima aggressione avvenuta fra le mura ospedaliere livornesi?

«Le lesioni per fortuna non sono gravi. Qualche conseguenza c’è, ma è abbastanza contenuta».

Il padre delle bambine, l’uomo che l’ha aggredita, è stato subito denunciato dai carabinieri per lesioni e violenza a pubblico ufficiale. Lui sostiene di essere stato aggredito. Che cos’è successo esattamente?

«Questa persona voleva parlare con il medico che aveva visitato le figlie, che però in quel momento era impegnato. Io gliel’ho spiegato, per altro molto gentilmente, ma lui non contento voleva fare come gli pareva. Per altro, anche se io non ho partecipato alla visita, aveva avuto comunque tutto il tempo di chiedere le informazioni».

Poi l’ha aggredita.

«Non contento se l’è rifatta con me. La cosa più importante, in ogni caso, è che io stia bene e abbia la coscienza a posto. Penso di aver agito in maniera corretta ed educata, forse però non sono piaciuto e sono stato ritenuto inadatto dalla persona che avevo di fronte. Pazienza».

Ha paura di tornare a lavorare?

«No, lo ripeto: sono 40 anni che faccio questo mestiere e se avessi paura avrei già smesso. Non è la prima volta che mi capita una cosa del genere, certo era meglio se non fosse mai accaduto, ma sono scenari che dobbiamo mettere in conto».

Nelle ultime settimane, in ospedale, ci sono state anche altre aggressioni.

«Esatto, è successo ben di peggio. Come al primario del pronto soccorso Luca Dallatomasina, che è stato preso a pugni. La persona che lo ha colpito penso che lo abbia preso alla sprovvista ed è successo così anche a me. È stato un fatto totalmente inaspettato».

Lavorare in ospedale è pericoloso?

«Credo che alcuni utenti che si recano in ospedale non siano educati, ma arroganti e diano tutto quanto per scontato».

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