Il Tirreno

Grosseto

Il lieto fine

Grosseto, ha un infarto mentre fa il bagno: il soccorso del medico in vacanza, le cure al Misericordia e il suo "grazie" a chi l'ha salvato

di Elisabetta Giorgi

	La spiaggia in cui Paolo Palma (foto in alto) ha accusato il malore
La spiaggia in cui Paolo Palma (foto in alto) ha accusato il malore

Falegname 48enne di Carrara ringrazia due reparti dell'ospedale grossetano dov’è stato ricoverato dopo aver accusato un grave malore in mare a Riortorto

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GROSSETO. Mentre è in acqua sente qualcosa di strano. Accusa un dolore al petto e pensa a una medusa. In realtà – scoprirà poi – «ho avuto un infarto mentre facevo il bagno. I medici mi hanno salvato la vita, a loro devo tutto: il fatto che sono qui a casa, che parlo con voi e posso raccontare quello che mi è successo; che ora vedo tutta la mia esistenza con occhi diversi, che ringrazio il destino. Sono stato dimesso giorni fa dall’ospedale di Grosseto e sono letteralmente sconvolto – in senso positivo – per l’umanità e la professionalità di chi fa questo mestiere con tutta l’anima del mondo. Medici, infermieri, Oss: ringrazio tutti quanti tramite il vostro giornale. Sono commosso».

Per Paolo Palma, 48 anni, falegname di Carrara che si definisce un “sopravvissuto”, è stato come morire e rinascere. Ha avuto un malore il 16 agosto mentre era in vacanza al mare in località La Sterpaia, nel comune di Piombino, ed è stato salvato da un “mix” di buona sanità che ha combinato insieme due Asl (nord ovest e sud est) e medici in vacanza che si trovavano lì per caso. Oltre ai due bagnini Eva Berneschi e David Ferko.

Palma alloggiava al Camping Village Costa est in località Riotorto, non lontano dalla costa follonichese, e quel giorno era andato a fare il bagno con il suo migliore amico Raoul Spelta, anche lui di Carrara, di professione parrucchiere, quando ha avuto un attacco di cuore. «Il 14 agosto – dice – arrivo al campeggio dove i miei amici hanno preso in affitto una piazzola; sono ospite da loro, mi sistemo. Mi ricordo di aver lasciato i bagagli e aver preso con loro una bici per andare in spiaggia; rammento una passeggiata importante. Poi il 16 agosto vado a fare il bagno con Raoul. Intorno alle 15 entriamo in acqua e ci facciamo una nuotata fino alle boe mentre la sua compagna è leggermente staccata da noi. A un certo punto mi fermo. “Raoul – gli dico toccandomi il petto – Mi sa che mi ha pizzato una medusa”; questo perché sul bagnasciuga c’era qualche medusa spiaggiata e non mi veniva in mente altro. Premetto: tutto quello che vi racconto è una ricostruzione che ho fatto poi grazie alle testimonianze di chi c’era, perché la mia mente dopo il “black out” (il malore, ndr) ha cancellato tutto».

L’amico Raoul, con la maschera, mette la testa sott’acqua e la ritira su dicendo che non ci sono meduse, ma Paolo nel frattempo è crollato, bianco e collassato a testa in giù. «Raoul prova ad aprirmi la bocca – in seguito mi farà vedere la “stampa” dei denti che gli ho lasciato sulla mano – quindi mi carica in collo e mi porta a riva dove inizia a farmi un primo massaggio cardiaco».

Intanto sulla spiaggia c’è il dottor Guido Marconi, medico ortopedico di Prato, un passato al lavoro nelle ambulanze del 118. È in vacanza sotto l’ombrellone quando vede la scena e corre. Insieme a Raoul e ai bagnini si mette a fare il massaggio cardiaco e a defibrillare Palma con il Dae in dotazione alle torrette della spiaggia libera; manovra che si rivela fondamentale.

Arriva l’ambulanza del 118 dell’Asl nord ovest con dottoressa a bordo che carica a bordo il paziente. Il suo cuore intanto è ripartito. Palma viene portato fino a uno slargo dov’è atterrato l’elisoccorso Pegaso, viene caricato a bordo e stabilizzato dal medico soccorritore Jacopo Frizzi. Lavoro perfezionato poi all’ospedale Misericordia dove gli operatori sanitari completano il cerchio nella miglior maniera possibile. Paolo Palma è finalmente salvo.

«Sono stato ricoverato in Rianimazione a Grosseto 4 giorni – racconta il 48enne – e poi altri 3 giorni nella degenza della Cardiologia. Mentre ero intubato sono venute mia mamma e le mie sorelle. Dicono che le ho salutate e che a un certo punto ho aperto gli occhi e le ho abbracciate, ma on ricordo niente. Ho invece memoria di un’infermiera il cui volto ho bene impresso davanti e che mi dice: “Ti ricordi cosa è successo?”. E io: “Sì, mi ha pizzato una medusa!”. Lei con un sorriso mi fa: “No, non ti ha pizzato nessuna medusa, ti è venuto un attacco cardiaco”».

Oggi Palma vuole ringraziare tutti coloro che l’hanno aiutato. Tutto lo staff dei due reparti dell’ospedale Misericordia di Grosseto dov’è stato ricoverato - Rianimazione, Cardiologia - Il dottor Guido Marconi, i medici del Pegaso, l’amico Raoul, cioè «il mio migliore amico che ora è anche il mio salvatore. E così il dottor Marconi, di cui ho trovato il numero e che ho chiamato al telefono: gli ho detto che mi aveva salvato la vita, lui mi ha risposto che era contento ed era più emozionato di me. Un giorno gli voglio stringere la mano».

Un pensiero speciale Palma lo rivolge all’ospedale di Grosseto. «Ringrazio medici, infermieri, oss, quelli che mi hanno soccorso, salvato, curato, lavato, fatto la barba, lo shampoo. Non ho parole per descrivere il trattamento speciale che mi è stato riservato. Oggi sono quasi umanamente più sconvolto da quello che queste persone hanno fatto per me che dall’infarto che ho avuto. Fanno un lavoro che si sono scelti: quello di aiutare le persone, proprio com’è successo nella mia famiglia. Mia mamma ha fatto l’infermiera per 40 anni, mia zia (sorella di mia mamma) l’ha fatto anche lei per 40 anni, mia sorella Franca fa l’infermiera da 35 anni e sua figlia lo da 4 anni. Siamo una famiglia generosa, anche io vorrei fare qualcosa per aiutare gli altri. Nel mio piccolo un domani voglio tornare in ospedale a Grosseto a stringere la mano a tutti loro che aiutano gli sconosciuti come me in modo così dolce, premuroso e professionale». Per quanto riguarda l’attacco cardiaco. «Questa storia mi ha insegnato alcune cose: la prima è che la mia carriera da fumatore finisce qua. Il medico di base mi ha detto: ogni sigaretta che fumerai da ora in poi sarà un altro chiodo che metterai sulla bara. La seconda cosa è che voglio prendere la vita con più leggerezza, senza farmi più problemi dove non ci sono. E poi vorrei anche io avere la possibilità di aiutare qualcuno». 


 

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