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«Vogliamo giustizia per Maati»: Campi Bisenzio ricorda il giovane ucciso a coltellate un anno fa

di Giacomo Bertelli

	Il corteo per Maati a Campi Bisenzio
Il corteo per Maati a Campi Bisenzio

Centinaia di cittadini hanno percorso le vie in cui, nella notte tra il 29 e il 30 dicembre, il giovane, di Certaldo, cercò di mettersi inutilmente in salvo. Morì dopo un pestaggio e una coltellata al cuore

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CAMPI BISENZIO. Questo pomeriggio Campi Bisenzio è tornata ad accendersi di luci e silenzio per ricordare Maati Moubakir, il diciassettenne certaldese ucciso un anno fa in seguito a un feroce pestaggio e a una coltellata al cuore, al termine di una caccia all’uomo scatenata da un tragico scambio di persona.

Il primo dei due eventi promossi per l’anniversario, organizzato dall’associazione A-Maati insieme ai familiari e agli amici del ragazzo, ha visto centinaia di cittadini e giovani scendere in strada per chiedere ancora una volta verità e giustizia, trasformando il dolore in una presenza collettiva, composta e determinata.

La fiaccolata è partita nel tardo pomeriggio dal centro di Campi Bisenzio e ha attraversato le vie in cui, nella notte tra il 29 e il 30 dicembre 2024, Maati tentò inutilmente di mettersi in salvo. In testa al corteo camminavano i genitori, Silvia Baragatti e Faryd Moubakir, accompagnati dalla vicesindaca, Federica Petti, e il parroco, don Massimo Marretti, circondati dagli amici del figlio e da tanti giovani, con in mano fiaccole, fiori e cartelli con una scritta semplice e netta: “Giustizia per Maati”.

La stessa richiesta che la famiglia, da Silvia a Faryd, hanno invocato in questo primo momento di ricordo e raccoglimento. «Le indagini hanno fatto il loro corso, adesso ci aspettiamo una sentenza commisurata alla morte di un 17enne. Chiedo a tutti, cosa fareste se vostro figlio non tornasse a casa per una simile vicenda», ha detto Silvia. Lungo il percorso, le luci delle candele hanno scandito un cammino di memoria e di denuncia. Sono arrivate parole di sostegno e riflessione dalla vicesindaca, il parroco, la famiglia di Maati e dal presidente della fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri.

La storia di Maati, nato a Poggibonsi e cresciuto a Certaldo, è ormai il simbolo di una ferita che attraversa più comunità: un ragazzo che quella notte era uscito per una serata in discoteca e che non ha più fatto ritorno a casa, colpito e lasciato a terra mentre chiedeva di essere lasciato stare perché «forse non era nemmeno lui quello che cercavano», come ha ricordato più volte la madre.

Per la sua morte sono oggi sotto processo cinque giovani, indagati per omicidio volontario aggravato da crudeltà e futili motivi, mentre un fascicolo parallelo ipotizza l’omissione di soccorso da parte dell’autista dell’autobus su cui Maati aveva tentato di trovare riparo. Il percorso “Ad un anno da te” non si esaurisce però nella serata di Campi Bisenzio: oggi il ricordo si sposterà a Certaldo, il paese dove Maati viveva con la famiglia e dove, già nei mesi scorsi, piazza Boccaccio si era riempita di persone per una grande manifestazione in suo nome. Nel tardo pomeriggio è previsto un momento pubblico in piazza, con la comunità nuovamente raccolta attorno ai genitori del ragazzo.
 

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