Dati personali rubati e utilizzati per aprire una società farlocca: così l’impiegato era diventato amministratore (senza saperlo). Il caso in Toscana
Un lavoratore dipendente era diventato amministratore a sua insaputa: «Questo episodio dà l’idea della complessità di questo mondo, ecco com’è finita la vicenda»
GROSSETO. Dai furti di dati agli attacchi di hacker. A Grosseto cresce il senso di vulnerabilità digitale. Ben 9 grossetani su 10 manifestano la loro preoccupazione per l’esposizione ai rischi online e la paura di non sentirsi sufficientemente informati sulle contromisure da adottare per proteggersi.
L’esperto risponde
«Nella nostra città – commenta l’avvocato Giuseppe Nicosia, specializzato in cyber sicurezza – sono sempre più numerose le truffe e gli hacking. È un problema generalizzato. Personalmente ho ricevuto una trentina di persone, di tutte le età, vittime di tentativi di truffa o di hacking; pratiche che nella maggior parte dei casi si sono concluse positivamente per i clienti. In Maremma negli ultimi tre anni c’è stato un incremento di eventi di questo tipo. Grosseto è una zona in cui c’è una bassa informatizzazione – spiega Nicosia – la gente se ne rende conto più difficilmente, c’è meno attenzione a certi fenomeni».
«Varie tipologie...»
«Ci sono truffe di vario tipo, di furti d’identità ce ne sono tanti – aggiunge l’avvocato Giuseppe Nicosia – e la gente meno attenta rimane vittima dei malviventi, ma piano piano i grossetani se ne stanno rendendo conto. Se arriva una email nella quale si annuncia “hai vinto 100 milioni”, non bisogna cadere nel tranello, dobbiamo creare una cultura informatica. Ci sono furti d’identità più raffinati con soggetti che operano dall’estero, Russia, Estonia, Polonia, Romania. Il problema è che ci sono tanti che lamentano di aver subito una truffa o solo un tentativo, ma otto volte su dieci non fanno denuncia alla polizia postale».
L’episodio
L’avvocato Nicosia nella sua professione ha ascoltato i casi più disparati, ma ce n’è uno che gli è rimasto particolarmente impresso: «Ne è rimasto vittima un normalissimo lavoratore dipendente. È un caso geniale e dà l’idea della complessità di questo mondo – racconta – Un tizio ha scoperto di essere socio di una società, della quale non sospettava nemmeno l’esistenza; gli hanno rubato le identità e credenziali e le hanno vendute sul web. Con la carta d’identità e il codice fiscale, hanno creato una società, mandato i dati alla Camera di commercio, aperto un conto corrente on line, approfittando anche del fatto che fino a poco tempo c’erano meno controlli, e hanno iniziato a proporsi per il 110 per cento, come società edilizia. “Fateci lavorare, questo è il nostro amministratore”, hanno chiesto e si sono fatti rilasciare una smart card, il nome digitale. La vittima è comunque uscito da questa situazione – prosegue Nicosia – è stata ricostruita la questione ed è ovviamente emerso che lui era estraneo ai fatti».
«Fare attenzione»
L’avvocato Giuseppe Nicosia, che collabora con la polizia postale, tiene a precisare che «non sempre questi tentativi di truffa purtroppo finiscono bene e ci sono persone che ci rimettono anche diversi soldi. Capita soprattutto nei casi in cui le somme spariscono, accreditate su conti esteri e diventano irrintracciabili».
Succede anche che, dopo aver avuto le credenziali, i malviventi entrano nell’home banking, fanno dei bonifici, dei prelievi e poi scappano; vengono anche create delle società che durano il tempo di mettere in atto una truffa e poi vengono chiuse. L’avvocato Nicosia, che invita a rivolgersi a esperti del settore e alla polizia postale, chiude con un consiglio: «Non fidarsi, non dare mai i dati personali, non cliccare sui link che si trovano in email e garantiscono premi o denari facili».
