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Teleconsulto pediatrico al via in Toscana: «Così si rafforza il sistema dell’assistenza» – Come funziona e i tempi

di Matteo Rossi

	Una visita fatta con il teleconsulto
Una visita fatta con il teleconsulto

L’assessora regionale Monia Monni: «Darà risposte tempestive e qualificate ai bisogni delle famiglie»

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FIRENZE. Ridurre gli accessi al Pronto soccorso, garantire risposte tempestive alle famiglie e rafforzare il sistema pubblico di assistenza pediatrica. Sono questi gli obiettivi alla base del nuovo progetto di continuità assistenziale pediatrica promosso dalla Regione Toscana, che dal 24 dicembre attiverà su tutto il territorio il teleconsulto pediatrico di secondo livello, affiancato da una sperimentazione di guardia medica pediatrica in presenza.

Il progetto

Il progetto nasce da un’esigenza ormai strutturale, come spiega l’assessora regionale alla Sanità Monia Monni: «Garantire continuità assistenziale pediatrica alle famiglie nei giorni in cui il pediatra di libera scelta non è disponibile, evitando che l’unica risposta possibile diventi il Pronto soccorso».

Una criticità che genera disagi per i genitori e, allo stesso tempo, contribuisce ad aumentare il numero di accessi impropri nei dipartimenti di emergenza-urgenza, con un impatto significativo sull’organizzazione del sistema sanitario. Proprio per rispondere a questa situazione, la Regione ha approvato la legge regionale dedicata alla continuità assistenziale pediatrica, frutto anche di una forte sollecitazione arrivata da famiglie riunite in associazioni. «La legge indica chiaramente l’obiettivo – sottolinea Monni – rafforzare il sistema pubblico dando risposte tempestive e qualificate ai bisogni delle famiglie».

Come funziona

Il primo strumento che entrerà in funzione è il teleconsulto pediatrico di secondo livello, attivo in tutta la Toscana a partire dal 24 dicembre. Si tratta di un servizio innovativo, ma con una precisa collocazione clinica: non è rivolto direttamente alle famiglie, bensì ai medici di continuità assistenziale, ovvero i medici di guardia. Quando il medico lo ritiene necessario, potrà avvalersi del supporto di pediatri specialisti coordinati dall’ospedale pediatrico Meyer, attraverso una valutazione a distanza.

«È uno strumento clinico a supporto dei medici – spiega l’assessora – che serve a migliorare l’appropriatezza delle decisioni, a dare maggiore sicurezza e a ridurre il ricorso improprio al Pronto soccorso». Il teleconsulto consente dunque di integrare competenze specialistiche pediatriche all’interno del servizio di continuità assistenziale, rafforzando la capacità di risposta nei momenti più critici: le ore notturne, i fine settimana e i giorni festivi, quando il pediatra di famiglia non è disponibile. Non è un caso che partirà proprio con l’inizio delle festività natalizie.

Lo strumento

Accanto al teleconsulto, il progetto regionale prevede un secondo strumento: la guardia medica pediatrica in presenza, che verrà avviata come sperimentazione. In questo caso si tratta di un servizio fisico, con la presenza di pediatri dedicati, pensato per offrire un’alternativa concreta al Pronto soccorso nei casi non urgenti ma che richiedono una valutazione specialistica. La sperimentazione interesserà quattro postazioni, una per ciascuna Azienda sanitaria, con due collocate nella Asl Toscana Sud Est. «Una scelta – precisa Monni – che tiene conto dell’estensione territoriale e delle maggiori difficoltà di accesso ai servizi in alcune aree».

I tempi

Sia il teleconsulto pediatrico di secondo livello sia la guardia medica pediatrica in presenza avranno una durata sperimentale di sei mesi. Al termine del periodo la Regione valuterà l’impatto reale dei servizi: numero di accessi evitati al Pronto soccorso, appropriatezza delle decisioni cliniche, soddisfazione delle famiglie e degli operatori sanitari. L’intenzione è quella di procedere con un approccio graduale, basato sui dati e sull’esperienza sul campo, che punta a costruire un modello di continuità assistenziale pediatrica più solido, vicino ai bisogni delle famiglie e capace di alleggerire la pressione sugli ospedali.

«In entrambi i casi si tratta di una sperimentazione di sei mesi, al termine della quale – conclude l’assessora regionale alla Sanità Monni – valuteremo l’impatto reale e decideremo come modificare, estendere o stabilizzare il servizio».

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