Contratto metalmeccanici, ecco il rinnovo: aumento in busta paga di 205 euro
Previsto anche un rafforzamento dei “capitoli” sicurezza e formazione: la trattativa era iniziata oltre un anno fa
È stato firmato il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici: Fiom, Fim e Uilm e Fedemerccanica-Assistal hanno trovato un’intesa dopo il rush finale iniziato il 19 novembre. Tra i punti principali, un aumento salariale medio complessivo di 205,32 euro, una somma che va oltre l’inflazione prevista per gli anni di vigenza.
La trattativa
Nel corso dell’affondo di quattro giorni si sarebbe quindi concretizzata quell’apertura sui salari da parte delle associazioni datoriali ventilata giorni fa. La richiesta di un aumento, aggiuntivo rispetto all’adeguamento all’Ipca già previsto dal contratto, avanzata dai sindacati, era stata inizialmente respinta dai rappresentanti delle imprese.
La trattativa – iniziata a maggio del 2024 – si era spaccata, il tavolo si era rotto, portando le tute blu a una serie di scioperi per un totale di 40 ore. Dopo l’intervento del ministero del Lavoro, il dialogo era ripreso, fino ad arrivare all’attuale punto di incontro con un aumento diviso in quattro tranche annuali (27,70 euro a giugno 2025, già erogati, poi 53,17 euro a giugno 2026, poi 59,58 euro nel 2027 e 64,87 euro a giugno 2028).
I dettagli
Si prevede anche un aumento dei flexible benefit, da 200 a 250 euro annui, un rafforzamento dei “capitoli” sicurezza e formazione insieme a maggiori tutele per i lavoratori in appalto e a una forma di tutela aggiuntiva per le donne vittime di violenza.
Viene poi confermata clausola di salvaguardia, che si attiva in caso di inflazione superiore a quella preventivata. Presenti anche maggiori garanzie per la parità di genere, oltre all’aumento della quota di contribuzione aziendale per la previdenza complementare per le donne (0,2% in più, arrivando al 2,2%). Il ccnl dei metalmeccanici riguarda 1,5 milioni di lavoratori in Italia, occupati in oltre 30 mila aziende, per un settore che in Italia interessa circa l’8% del Pil nazionale e il 6,2% dell’occupazione totale (il 44% di quella industriale), coprendo peraltro il 45% delle esportazioni italiane.
