La nuova giunta toscana bloccata dal braccio di ferro Giani-Nardini
Le deleghe erano attese per ieri ma saranno probabilmente annunciate in queste ore: l’assessora schleiniana potrebbe perdere, in parte o del tutto, le vecchie materie
FIRENZE. Dal Giani miniaturista dell’impeccabile decorazione del nuovo governo della Toscana, al Giani sarto, incerto se tagliare, accorciare o lasciare tutto com’è. Il vestito è quello delle deleghe all’assessora Alessandra Nardini, che non se lo sente affatto cucito su misura. Le misure al presidente continuano a suggerirle dalla maison del Nazareno a Roma, con gli emissari di Schlein che continuano a spingere per un taglio sartoriale che mantenga il vestito fin qui ben indossato dall’assessora e il presidente che vorrebbe sforbiciare e puntare più sulla moda prêt-à-porter.
Scuola, lavoro e rapporti con le università. Eccolo il vestito che Nardini ha indossato in questi anni. Deleghe importanti, cinque anni fa affidate a un’assessora giovane e al primo incarico, in partite importanti – nidi gratis e riforma dei tirocini, per citarne due – con un buon governo riconosciuto dalle parti sociali. Cos’è cambiato da allora?
I rapporti tra il presidente e l’assessora schleiniana si sono raffreddati nel tempo per alcune differenze di vedute politiche, su tutte la vicenda della base militare a San Rossore e la partita sull’acqua pubblica. E così il pacchetto nardiniano, nell’idea che il presidente ha del Giani-bis, va ridistribuito.
Le deleghe
Scuola e lavoro – “deleghe di sinistra”, se ci si passa l’azzardo – andrebbero a un assessore che staziona in quella parte del campo largo. Il lavoro, in particolare, pare destinato al neo assessore di Alleanza Verdi Sinistra Alberto Lenzi. Una promessa che Giani avrebbe già fatto nei giorni scorsi. L’università invece dovrebbe andare alla nuova “super-assessora” Cristina Manetti che andrebbe a gestire anche turismo, cultura e pari opportunità.
La giunta
L’assessora corrucciata e il presidente sarto si sono incontrati un paio di volte nei giorni scorsi ma alla fine la quadra non è stata raggiunta. E così le deleghe annunciate per ieri sono slittate di ventiquattr’ore. Oggi giunta alle 10.30 (20 novembre), nella speranza che si sblocchi un’impasse ardua da far comprendere ai cittadini. Difficile che però possa chiudersi con il solo passaggio delle deleghe che furono di Stefano Ciuoffo – rapporti con gli enti locali, semplificazione e informatica – come ventilato in questi giorni.
Le novità
Con eloquio di consumata tradizione politica, Giani si è affrettato a negare l’esistenza di «nodi». Piuttosto c’è da «definire in modo armonico i vari argomenti nella nuova giunta». Negando l’esistenza «di un caso Nardini». Sarà, ma se un consigliere navigato come il forzista Marco Stella nel consiglio di martedì 18 novembre si è spinto ad alludere sardonico a «un’assessora, non si sa se assessora o consigliera, speriamo con le stesse deleghe», qualche spiffero c’è. Tra le questioni c’è anche la sostituzione del dg della Sanità Federico Gelli, dato in uscita a favore di Antonio Barretta. Gelli ieri, 19 novembre, si aggirava tra le stanze del consiglio parlando fitto con molti rappresentanti del nuovo e vecchio corso. Non è una bocciatura la sua, ma dovuta al subentro di Monia Monni a Simone Bezzini come assessora alla sanità.
Tra stoffe che non bastano e spilli che pungono, l’assessora Nardini rischia di ritrovarsi con un guardaroba politico più leggero, mentre il nuovo arrivato Lenzi aspetta che qualche capo gli venga passato. Oggi si saprà se è stata solo una prova costume o un vero restyling di giunta.
