Daniela Mori, chi è la signora Coop: «Così stiamo conquistando la costa» – E dal 27 novembre una super promozione per i soci
La presidente del Consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, sta seguendo personalmente l’acquisizione di 16 supermercati in 3 province
Sta assumendo concretezza anche per la base, per le decine di migliaia di soci residenti sul territorio, la maxi operazione confezionata lo scorso primo luglio, che ha portato alla nascita di Unicoop Etruria (dalla fusione di Unicoop Tirreno e Coop Centro Italia) e all’accordo tra Unicoop Tirreno e Unicoop Firenze, sulla base del quale è previsto il passaggio sotto l’egida di Unicoop Firenze di 16 supermercati di Unicoop Tirreno ubicati nelle province di Lucca, Massa-Carrara e Livorno. Alla novità, che si sta materializzando proprio in questi giorni, guardano con favore soprattutto i soci e i clienti, in primo luogo perché da gennaio anche ai negozi delle province costiere saranno allargate le scontistiche sui prezzi e le campagne promozionali di Unicoop Firenze. A cominciare da quella (dal 27 novembre) sull’olio “Fior Fiore Coop”, che si annuncia particolarmente vantaggiosa e su cui la stessa Unicoop Firenze investirà sei milioni di euro. Sulle operazioni che decretano il passaggio dei sedici supermercati veglia in prima persona Daniela Mori, presidente del Consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze.
Come vi state approcciando rispetto ai nuovi territori?
«Con la consapevolezza, acquisita in 52 anni di attività, che ogni territorio ha una sua storia e le sue caratteristiche: ha una sua identità fatta da aspetti geografici, culturali, dalle abitudini delle persone e dal tessuto sociale che è alla base della comunità. Il primo obiettivo, quindi, è mettersi in osservazione e in ascolto, per conoscere più da vicino le peculiarità dei nuovi punti vendita, riferimento fondamentale per le persone che vivono in quei territori; inoltre siamo già al lavoro e, nei prossimi mesi, ci impegneremo al massimo per costruire una nuova base sociale e aprirci al dialogo con i soci, i clienti, le imprese e le istituzioni del territorio».
In quale modo cercherete di ottenere il risultato di stare in equilibrio tra continuità e rinnovamento?
«Entriamo in questi territori nel solco della continuità cooperativa, con l’obiettivo di essere vicini al territorio in molti modi: con la qualità dei prodotti al miglior prezzo, con la nostra politica commerciale improntata alla tutela della spesa e del risparmio dei soci, alla garanzia di sicurezza alimentare e trasparenza, con la socialità, la cultura, la tutela dell’ambiente, l’attenzione al benessere delle persone. In un momento di difficoltà economiche per le famiglie e di disgregazione sociale, la cooperazione deve più che mai svolgere la funzione per cui è nata: rispondere ai bisogni primari, garantire cibo buono a prezzi sostenibili ma non solo. La cooperazione ha la responsabilità di promuovere il benessere sociale e la ricerca della migliore convivenza possibile: deve dare risposte ai bisogni economici, sociali e culturali delle persone. Le cooperative aiutano a costruire un mondo migliore: con questa motivazione, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha proclamato il 2025 Anno internazionale delle cooperative. Una scelta che rappresenta un orgoglio e, oggi più che mai, anche una responsabilità che sentiamo nostra in tutte le sfaccettature della nostra attività».
Quale sarà l’impronta dei punti vendita che state acquisendo?
«Quello che caratterizza tutti i nostri negozi: i nostri punti vendita sono piazze vive, ben caratterizzate, ognuno con le sue tipicità: raccontano il valore universale del cibo, ma anche le piccole e preziose tradizioni alimentari di cui è ricchissima la nostra Toscana. Nell’ambito di una riflessione più ampia, i nostri supermercati sono luoghi delle persone, di chi ci lavora e di chi li frequenta. Sono uno spazio dove si incontrano consumo, comunità e cooperazione. La nostra rete vendita è un insieme di punti che non sono solo supermercati anonimi, “non luoghi” come venivano definiti un tempo: sono luoghi fisici dove si acquista un bene fondamentale, il cibo; ma sono anche dei punti di aggregazione, vivi e animati, dove si costruisce il benessere delle persone, si realizza partecipazione, socialità, solidarietà, cultura, relazioni sul territorio. Questa è l’enorme ricchezza del nostro mondo, che ci auguriamo di portare anche in questi nuovi territori».
Colosso della grande distribuzione in Toscana. Cosa resta dei piccoli spacci di un tempo e dello spirito cooperativo?
«Ci chiamano grande distribuzione ma, come è sempre stato nella nostra storia, a noi piace ancora dare spazio al piccolo: ai piccoli produttori, alle aziende agricole locali, alle storie d'impresa familiare. Farlo con la nostra dimensione d'impresa non è semplice né scontato, ma necessario per mantenere vivi l'economia del territorio e il legame delle persone con ciò che consumano. Per noi resta molto di quelle origini che manteniamo nei nostri reparti freschi, il nostro fiore all’occhiello perché uniscono qualità e freschezza: dall’ortofrutta con i prodotti locali, alle fornerie con produzione interna, ai banchi di carne e pesce, le nostre piazze del fresco vogliono raccontare il cibo con i suoi colori e odori, con le lavorazioni dal vivo e i banchi assistiti dove vive ancora la relazione fra le persone. Lo spirito cooperativo e i valori si mantengono in vita con le azioni di oggi e ascoltando la voce dei soci, i veri proprietari di Unicoop Firenze, che sono coinvolti in modo fattivo nelle scelte della cooperativa anche grazie al modello di governance duale».
Nasceranno nuove sezioni soci?
«La cooperativa è fatta prima di tutto dei suoi soci, oltre che di negozi e merci: ridisegneremo i confini delle attuali sezioni soci e ci impegneremo per ampliare la base sociale. Già dallo scorso settembre abbiamo avviato un importante lavoro sul territorio, per spiegare alle persone che frequentano i punti vendita i vantaggi e le novità dell'essere soci di Unicoop Firenze e far conoscere le tante attività che la cooperativa mette in campo proprio grazie alla presenza delle sezioni soci. I cambiamenti portano attesa e preoccupazione ma il passaggio è facilitato dal fatto che finora questi punti vendita sono stati gestiti da una cooperativa con cui condividiamo valori e obiettivi».
Perché questa acquisizione e quali gli obiettivi delle ultime trasformazioni della cooperazione in Toscana?
«Il passaggio a Unicoop Firenze dei 16 punti di vendita si inserisce in un percorso che vede le cooperative del distretto tirrenico impegnate a sviluppare nuove forme di collaborazione che consentano di ottimizzare i risultati operativi e le future strategie di crescita. Per Unicoop Firenze si tratta di un’operazione tesa a consolidare la presenza della cooperativa sul territorio toscano. La cooperazione di consumo guarda al futuro: per rinnovarsi e riorganizzarsi deve sviluppare nuove sinergie fra cooperative per semplificare il sistema e renderlo più adeguato e più vicino alle esigenze dei territori. Affrontiamo questo nuovo impegno con l’auspicio che i cambiamenti in corso possano rafforzare la cooperazione di consumo in Toscana».
Qual è oggi il vostro impatto sul territorio in termini di filiere, indotto, economia toscana?
«Oggi contiamo oltre 700 fornitori toscani, di prodotti alimentari e non, per un giro d’affari superiore al 25% del fatturato annuo all’acquisto e un indotto di oltre 14mila lavoratori, fra diretti e indiretti: complessivamente l'azione economica della cooperativa corrisponde all'1% del Pil regionale. Dietro i numeri, c’è la storia della nostra cooperativa che, in questi cinquantadue anni di attività, è cresciuta in stretta connessione con l'economia locale, portando sui nostri banchi e sulle tavole dei consumatori le produzioni toscane: le tipicità, i prodotti dimenticati dalla grande industria alimentare, le eccellenze, ma anche tante piccole storie d'impresa che raccontano la ricchezza della nostra regione».
Da qui a dieci anni, come immagina la cooperativa?
«Radicata in Toscana, solida e forte della fiducia dei suoi soci e clienti».
Se dovesse scegliere le parole chiave per la cooperazione del futuro, quali le prime tre?
«Soci, risposte ai bisogni, innovazione. Ma vorrei continuare con senso di comunità, vicinanza ai territori, cooperazione tra cooperative, intergenerazionalità. In una dimensione che guarda al mondo, voglio aggiungerne due, imprescindibili per immaginare il domani con fiducia: pace e giovani. Senza pace, non c'è futuro. Non c'è futuro, senza giovani».
Quali altri impegni nel prossimo orizzonte della cooperativa?
«Ci prepariamo ad affrontare il rinnovo dei consigli delle sezioni con le elezioni, aperte a tutti i soci, nei primi mesi del 2026, conclusi i tre anni di mandato come da statuto. Nel triennio che sta per chiudersi negli organismi di cooperativa si è sviluppato un profondo dibattito sui nuovi bisogni e sulle risposte da dare per adempiere al meglio allo scambio mutualistico. Nel prossimo triennio sarà necessario uno sforzo straordinario per dare gambe alle novità in cantiere».
