La mamma di Kata: «Mia figlia presa e poi venduta, chi abitava all’ex hotel Astor parli e dica la verità»
Firenze, la piccola è scomparsa nel giugno del 2023 e di lei si è persa ogni traccia. La madre Katherine Alvarez: «Credo che sia ancora viva ma bisogna tenere alta l'attenzione. Questa storia, come tutte le altre di bambini scomparsi, non deve essere dimenticata»
FIRENZE. «Io credo che mia figlia sia stata prima presa e poi venduta». Sono queste le parole che ha pronunciato la madre della piccola Kata, Katherine Alvarez, che abbiamo incontrato ieri a Firenze, alla vigilia della Giornata mondiale dei diritti dei bambini che si celebra appunto ogni 20 novembre.
La scomparsa della bambina peruviana avvenne all'ex hotel Astor di Firenze il 10 giugno di due anni fa. Kataleya, detta Kata, aveva cinque anni. Secondo tutti gli accertamenti fatti finora, la piccola fu portata fuori dalla struttura alberghiera. Mentre rimane ancora un'incognita su chi abbia potuto commettere un atto così ignobile come strappare una figlia alla sua famiglia. La piccola uscì dall'hotel ma non dall'ingresso principale della struttura. Dinamica, questa, emersa dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza nei pressi degli accessi di via Boccherini e via Maragliano che non hanno mai ripreso la piccola uscire. All'epoca l'ex hotel Astor di Firenze era occupato abusivamente da molte persone: tra queste c'erano anche Kataleya (Kata) e la sua famiglia. La scomparsa della piccola è un giallo irrisolto ed è diventato un caso nazionale. Il volto della bambina ha fatto il giro d’Italia attraverso i media e la speranza di tutti è che, nonostante il passare del tempo, la vicenda possa avere un lieto fine con il ritrovamento della piccola.
Una vicenda iniziata all’ex hotel Astor nei cui pressi ieri la madre di Kata ha voluto lanciare un appello attraverso “Il Tirreno”: «Approfitto di questa vostra intervista per fare un appello. Voglio parlare a tutte le persone che abitavano all'ex Hotel Astor invitandole a mettersi la mano sul cuore e a dire la verità anche in forma anonima. Voglio sapere la verità. Se ho fatto qualcosa di sbagliato, chiedo perdono. Io voglio solo riabbracciare mia figlia. Credo che sia ancora viva e mi auguro che stia bene. Voglio fare un appello anche alle istituzioni affinché parlino di questa situazione e mantengano l’attenzione su Kataleya. Questa storia, come tutte le altre di bambini scomparsi, non deve essere dimenticata. Si deve tenere accesa la speranza. Credo fortemente che, in qualsiasi momento, possa venire fuori la verità e voglio che anche le istituzioni abbraccino questo mio pensiero. Fino a quando non ci sarà prova contraria continuerò a lottareQuesta storia, come tutte le altre di bambini scomparsi, non deve essere dimenticata
Parole che sanno di disperazione ma anche di speranza. Uno stato d'animo al quale abbiamo cercato di dare voce.
Signora, come ha vissuto questi ultimi due anni?
«Non è stato facile andare avanti, ho dovuto affrontare diverse difficoltà, anche con l’altro figlio. La scomparsa di Kataleya ci ha stravolto».
Quali sono stati i momenti più duri?
«Dal giorno della scomparsa di Kataleya per me tutti i giorni sono duri. Sicuramente è stato particolarmente doloroso il settimo compleanno di mia figlia, essendo il secondo senza di lei. In quei momenti mi sono sentita sconfitta, senza speranza».
Come li ha superati?
«Grazie alla fede. Infatti, in quel periodo ho conosciuto la Comunità Evangelica Latina, dove parlano la mia stessa lingua. Loro mi sono sempre stati accanto. È questa la fede che mi ha portato a riaccendere la speranza, a continuare a lottare per i miei figli».
La Procura ha diffuso un'immagine di come potrebbe essere oggi sua figlia, dopo due anni dalla scomparsa, rispetto alle vecchie foto. Il nuovo ritratto della piccola è stato ottenuto con l'elaborazione digitale "affinché chiunque sia oggi in possesso di utili informazioni per consentire l'eventuale rintraccio della bambina, possa segnalarle al Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Firenze, rivolgendosi al numero telefonico 0552061", hanno dichiarato dalla Procura. Che effetto le ha fatto vedere quell'immagine?
«Non mi sembrava lei, però è un buon segno, ossia quello di mantenere sempre accesa l’attenzione sul caso».
Quali sono i momenti più belli che ricorda con sua figlia?
«Ricordo quel giorno, era il giugno. Mentre mi stavo cambiando, lei dormiva. Prima che uscissi si era svegliata dandomi un abbraccio dicendomi: “Mamma non andare, vieni con me, rimani con me”. In quel momento mi ha dato l’ultimo abbraccio. L’ultima frase che mi ha detto è stata: “Ti voglio bene”».
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