Vincita milionaria in Toscana, la neurologa Giovanna Bellini: «Crea forte eccitazione: vi dico i rischi e come non perdere tutto» – Video
Che cosa può provocare nella mente di una persona? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa e criminologa
PISA. Cosa mette in moto nella mente di un giocatore d’azzardo patologico una grossa vincita? E quali sono le differenze con quel che passa per la testa ad un giocatore saltuario, una persona normale che tenta la sorte e vince? Lo Abbiamo chiesto alla dottoressa Giovanna Bellini, neurologa e criminologa, prendendo a pretesto la vincita di 5 milioni di euro di un anonimo giocatore di Santa Maria a Monte che ha tentato la sorte con un gratta & vinci.
Dottoressa Bellini, cosa succede sul piano chimico nel nostro cervello nel caso di una grossa vincita al gioco d’azzardo?
«Il centro della “ricompensa”, che ha sede nel nucleo frontale del nostro cervello, viene sollecitato da una stimolazione dopaminergica che si traduce in una scarica di euforia, caratterizzata da eccitazione o sovraeccitazione, che ha una durata temporale circoscritta. Naturalmente la sovrastimolazione della dopamina, che è un neurotrasmettitore, ha effetti diversi in base alla personalità e a seconda che agisca su una persona normale, con una vita equilibrata, oppure su un giocatore d’azzardo patologico. Così definito dal Dsm, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali».
Cominciamo da una persona normale, che magari tenta la sorte con piccole scommesse saltuarie.
«In questo caso, sempre tenendo conto del tipo di personalità, lo stato di euforia si esaurisce abbastanza velocemente e subentrano ansia e preoccupazione su come gestire il denaro vinto. In questo caso, per non farsi sopraffare, è particolarmente rilevante il livello culturale e le conoscenze di natura finanziaria ed economica, condizioni che aiutano a gestire al meglio una vincita inattesa. Non sono rari i casi, nella letteratura scientifica, di persone normali che hanno perso tutto in un arco di tempo abbastanza limitato proprio per l’incapacità di gestire un benessere economico improvviso».
Cosa succede ad un giocatore d’azzardo patologico, invece?
«La scarica di euforia ha anche in questo caso una durata limitata nel tempo, ma per motivi diversi. Il giocatore patologico non gioca per vincere, ma cerca di vincere per giustificare la propria ossessione per il gioco. Motivo per cui, la vincita è una ricompensa temporanea e relativa, e diventa un pretesto per giocare di nuovo, esattamente come lo è il fallimento del raggiungimento della vincita. L’obiettivo del ludopatico patologico è incrementare progressivamente i livelli di eccitazione, per reiterare il meccanismo della scommessa e dare sfogo alla propria ciclica impulsività».
Sembra una condizione simile a quella dei tossicodipendenti.
«In effetti lo è. L’aspetto patologico è costituito dalla continua stimolazione del centro della ricompensa, in una spirale che alza sempre il livello dell’eccitazione. La sintomatologia è generalmente costituita da uno stato di sovraeccitazione, iperattività, ma anche dall’isolamento sociale, dal ricorso sistematico alle bugie o da manifestazioni di “pensiero magico”: per cui aver giocato numeri vicini a quelli estratti vincenti, diventa il pretesto per continuare a giocare nella convinzione di essere sulla strada giusta».
A questa condizione sono associati anche disturbi psichiatrici?
«Sì, si tratta di disturbi della personalità: atteggiamenti ossessivo-compulsivi, narcisistici, fasi maniacali legati a stati di depressione. Ad essere vittime del gioco d’azzardo patologico sono spesso le persone borderline, per le quali il ricorso al gioco è il sintomo di un problema sottostante più grave».
Cosa bisogna fare di fronte alle manifestazioni di questo tipo?
«Trattandosi di una dipendenza, bisogna rivolgersi al Serd. In questo caso è opportuno ricorrere a terapie cognitivo comportamentali, associato anche a terapie farmacologiche».