Turismo in Toscana, sempre meno italiani scelgono la costa: perché spendono meno e gli effetti sul resto del territorio
Le località balneari soffrono la flessione della domanda italiana, mentre turisti stranieri sostengono il settore. Attese di recupero per settembre con le partenze last minute
Rallenta la crescita del turismo in Toscana. Secondo i dati elaborati dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Toscana Promozione Turistica, dopo gli ottimi risultati di inizio stagione, c’è stato un graduale rallentamento, a luglio e nei primi giorni di agosto. La flessione (-0,4%) è stata però contenuta grazie al consolidamento della domanda straniera e alla ripresa post-ferragostana. Ancora in calo la domanda italiana, dato che ha accomunato stabilimenti balneari e ristorazione, ma anche le strutture ricettive hanno registrato una riduzione ulteriore della durata dei soggiorni e delle richieste di servizi aggiuntivi. Si attendono adesso le prenotazioni di settembre, in leggero ritardo rispetto ai valori dello scorso anno. Molto dipenderà dall’andamento del meteo.
Il calo degli italiani sulla costa: vacanze più brevi e consumi ridotti
Il presidente della Regione e l'assessore a turismo ed economia hanno sottolineato la conferma delle aspettative: il turismo toscano ha retto nonostante un rallentamento dei flussi, in particolare sul fronte della domanda italiana che ha ridotto la spesa e la durata dei soggiorni, a fronte di una crescita del turismo straniero che rimane un motore fondamentale per il settore. Il cambiamento delle abitudini, con le vacanze lunghe ad agosto che non rappresentano più la normalità, rende necessario continuare a lavorare sulla diversificazione e sulla destagionalizzazione dell’offerta. Infine, guardando alle previsioni per il mese di settembre e per l’autunno, entrambi hanno evidenziato che la sfida per i prossimi mesi sarà sostenere le imprese della filiera in un contesto di consumi più prudenti, continuando a lavorare su qualità, sostenibilità e innovazione come leve strategiche per il futuro.
La ricerca è stata condotta su un campione di 692 imprenditori del settore. Le presenze complessive dovrebbero superare i 21,9 milioni, gli arrivi i 5,7 milioni. Non si è tenuto conto del movimento degli ospiti nelle locazioni turistiche, dato che per molte non è possibile accertarne l’operatività anche nel 2024. Se dovessero essere incluse nel conteggio le presenze complessive risulterebbero in crescita.
I dati: aumentano gli stranieri e le località alternative al mare
Il 38% del campione ha segnalato un calo della domanda italiana, con una stima della diminuzione del -1,8%. Il 34,6% ha registrato un aumento della domanda straniera, con una crescita stimata del +0,9%. Differente anche l’andamento tra strutture alberghiere ed extralberghiere: le prime stimate al +0,4%, le seconde in flessione del -0,8%. Cala il movimento turistico delle località costiere (-1,2%), imputabile soltanto al calo della domanda italiana (-2,9%). In leggero calo anche le presenze in città e centri d’arte (-0,5%). Crescita invece per tutte le altre tipologie: +1,8% campagna/collina, +1,5% aree di montagna, +1,4% termale e +1,5% per le località ad “altro interesse”.
Da dove arrivano i turisti
Rispetto ai mercati, trainano quelli europei con una crescita significativa di francesi, polacchi, cechi, scandinavi, ungheresi, spagnoli, svizzeri, belgi e britannici. In leggero aumento anche le provenienze da Brasile, Cina, Paesi Bassi e Corea del Sud. Flessione invece per austriaci, tedeschi, statunitensi, giapponesi, indiani, canadesi e australiani.
Per settembre si evidenza un leggero ritardo nelle prenotazioni già acquisite, che potrebbe essere colmato grazie alle scelte di partenza last minute. Dalle risposte ricevute dalle imprese si segnala un -1,4% di prenotazioni, con un andamento leggermente migliore per città e centri d’arte. Per tutte le altre tipologie di offerta al momento siamo al -1% circa.
C’è incertezza per l’ultimo trimestre 2025: solo il 5,9% del campione ha segnalato un trend di crescita della domanda, contro il 32,5% di imprenditori che ha espresso preoccupazioni per una probabile ulteriore flessione della domanda. Le indicazioni di stabilità dei mercati sono state rilevate nel 29,8% delle risposte, mentre il 32% circa non ha saputo/voluto fornire un’indicazione o ha dichiarato la chiusura stagionale dell’attività.