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La tragedia

Villa esplosa, l’esperto: «La caldaia va revisionata, ecco i rischi spesso sottovalutati»

di Francesco Paletti

	La villetta esplosa in Garfagnana (foto Sernacchioli)
La villetta esplosa in Garfagnana (foto Sernacchioli)

La nostra intervista a Marco Ammannati dopo la tragedia in Garfagnana: «Ci sono accortezze e attenzioni manutentive fondamentali per la sicurezza». Il tema dei costi

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«Quando si parla di manutenzione di caldaie e impianti di riscaldamento c’è un po’ di sottovalutazione da parte dei clienti e il problema è che in alcuni casi può condurre all’irreparabile». Va dritto al punto Marco Ammannati, 60 anni, presidente della categoria Installazione Impianti di Cna Pisa. E non si riferisce solo alle ultime due tragedie che hanno interessato la Toscana. «Le indagini ci diranno che cosa è accaduto: ma ci sono accortezze e attenzioni manutentive fondamentali per la sicurezza che si dimenticano un po’ troppo spesso».

Quali ad esempio?

«In generale la manutenzione annuale della caldaia a cui va aggiunta quella dell’Agenzia regionale per gli impianti termici, che è quadriennale per quelli di nuova installazione e biennale per gli altri. È fondamentale anche per la sicurezza dato che durante la manutenzione ordinaria deve essere verificata, per legge, la presenza di prese d’aria nella stanza che ospita l’impianto e la pulizia della canna fumaria».

Come mai citare questi aspetti?

«Perché possono salvare la vita a chi abita in quella casa: se ci sono le prese d’aria un’eventuale fuga di monossido di carbonio o di gas ha una via di fuga e non ristagna con esiti che possono essere letali. Discorso simile per la pulizia della canna fumaria: se c’è un nido che la ostruisce, i fumi tornano indietro e invadono la casa. E quando questa è satura di gas, può bastare una scintilla o anche il calore di una lampadina a fare da innesco e provocare l’esplosione».

Perché dice che c’è un po’di sottovalutazione?

«La manutenzione ordinaria è obbligatoria ed è a carico di chi vive nella casa. Spetta a quest’ultimo chiamare il manutentore di fiducia per il controllo annuale».

Non accade?

«Non sempre. Anzi, quando siamo noi a chiamare, come promemoria, si tende a rinviare. E lo si fa ancora di più quando dai controlli emerge qualche malfunzionamento che rende necessario un intervento straordinario: magari perché c’è da sostituire un pezzo o, a volte, anche da cambiare l’impianto. Negli ultimi anni accade più spesso»

Perché?

«Non c’è una chiara percezione dei rischi: quando segnaliamo all’agenzia regionale un malfunzionamento e la necessità di intervenire, molti pensano che, in realtà, lo stiamo facendo per aumentare le entrate dell’azienda. Invece, si tratta di interventi che vanno esclusivamente a beneficio del cliente. Poi c’è anche un problema di costi».

Sono alti?

«Per la manutenzione ordinaria sono affrontabili dalla maggior parte delle famiglie: la spesa è intorno ai cento euro l’anno. Però se si riscontrano anomalie i prezzi lievitano».

Ad esempio?

«Se serve una caldaia nuova, in media si superano i duemila euro. Per una nuova scheda elettronica 300 a cui va aggiunta la manodopera».

Spese che non tutte le famiglie possono sostenere?

«C’è questo problema, accentuatosi negli ultimi anni. Anche se le aziende artigiane offrono la possibilità di finanziamenti e rateizzare».

Scusi, ma la manutenzione non è obbligatoria?

«Certo. E le sanzioni sono salate: da 500 ai 3mila euro».

È un problema di controlli?

«Ci sono. Ma vengono fatti a campione dall’Agenzia regionale».

Maglie un po’troppo larghe?

«Prima, quando ogni provincia aveva la sua agenzia, forse erano più numerosi». 
 

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