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Neve in Toscana, il meteorologo: «Atteso mezzo metro in montagna, fiocchi anche sotto i mille metri»

di Tommaso Silvi

	Uno scorcio dell'Abetone (foto Amici dell'Abetone)
Uno scorcio dell'Abetone (foto Amici dell'Abetone)

La nostra intervista a Giulio Betti del Lamma, che ha appena scritto il libro “Ha sempre fatto caldo” contro le fake news

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Vietato definirla «ondata di gelo», perché si tratta «di un normale episodio invernale». Il peso delle parole è importante, soprattutto quando si parla di meteorologia. «Le temperature saranno sì invernali, ma non raggiungeranno valori estremi». La certezza è «che nevicherà parecchio in montagna, fino a mezzo metro nelle zone più esposte dell’appennino Tosco Emiliano». A parlare è Giulio Betti, meteorologo del Lamma.

Possiamo dire che le nostre montagne si vestiranno con il vero abito invernale?

«Assolutamente sì. La neve cadrà anche abbondante sull’appennino Tosco Emiliano, con accumuli che tra domani e lunedì potrebbero arrivare anche sui 40-50 centimetri. Nella zona dell’Abetone la neve nella giornata di domani arriverà fino a quota di 7-800 metri. Sarà un degno episodio invernale, ma lasciamo perdere “paroloni” come “gelo” e “ondata”, perché non è il caso».

E sulla Toscana in generale che tempo dobbiamo aspettarci?

«A partire dalla giornata di oggi avremo un calo delle temperature a causa di un impulso artico, che porterà venti di libeccio lungo la costa. In serata arriverà anche la pioggia su varie zone della regione, e la neve cadrà in montagna, inizialmente sui 1.500 metri e poi più in basso, fino a raggiungere i 7-800 metri nella giornata di domenica nelle aree a ridosso dell’Appennino. Altrove non credo che le nevicate riusciranno a scendere sotto i 900 metri di quota. Tempo perturbato e nevicate residue in montagna anche nella giornata di lunedì».

Gli impianti sciistici della Toscana potranno contare finalmente su un fondo nevoso capace di garantire la riapertura delle piste?

«Direi di sì. Nel corso del fine settimana sulle nostre montagne si creerà una discreta copertura nevosa, e poi da martedì le temperature dovrebbero mantenersi piuttosto basse almeno fino alla giornata di venerdì, quindi la neve resterà al suolo e, insieme a quella artificiale sparata dai cannoni, permetterà di avere un buon “tappeto” bianco per gli sciatori».

Dalle sue parole si intuisce che il prossimo fine settimana le temperature potrebbero salire di nuovo.

«È una ipotesi plausibile, al momento. Vedremo nei prossimi giorni l’evoluzione dettagliata, ma in generale crediamo che l’inverno che sta per aprirsi avrà caratteristiche differenti rispetto allo scorso».

Può spiegarsi meglio?

«L’inverno passato, di fatto, ha rappresentato la coda dell’autunno. Non ci sono stati episodi invernali degni di nota. In montagna la situazione è stata tragica, zero neve. Ed è stato così anche sulle Alpi meridionali. Per questo inverno invece si profila una situazione più dinamica. Attenzione, non sto dicendo che torneremo al regime climatico di trent’anni fa, ma con ogni probabilità avremo diverse occasioni di nevicate in montagna».

Lei ha recentemente pubblicato un libro – “Ha sempre fatto caldo”, edito da Avoca Edizioni – in cui analizza anche l’aspetto delle cosiddette fake news meteorologiche. Esiste una “mala informazione” quando si parla di meteo?

«Purtroppo sì. C’è la tendenza a presentare gli eventi in arrivo esagerandoli rispetto a quello che sono realmente. Questo accade da tempo e rappresenta un fenomeno ormai diffuso. Ma la meteorologia è una scienza precisa e non si può inventare. Va raccontata per quello che è, senza esagerazioni».

E perché secondo lei, invece, c’è la tendenza a “ingigantire” gli eventi meteo?

«Non tutti gli eventi, attenzione. Ci sono argomenti specifici che “toccano” la sensibilità dei lettori».

In che senso?

«Il vero protagonista è il freddo. Si tende a enfatizzarne l’entità perché è latitante. Ormai il vero freddo si vede raramente in Italia, e quindi annunciarlo è un modo per stuzzicare la curiosità della gente. Così anche una semplice parentesi d’inverno diventa una... “sciabolata artica”».

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