Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Mercato dell'auto, l’economista Andrea Roventini: «Solo la Cina ha visto giusto e vi spiego perché»

di Alessandro Formichella

	Andrea Roventini
Andrea Roventini

Il mercato dell’automotive secondo il professore della Scuola Sant’Anna Pisa, che indica una via d’uscita per uscire dalla crisi

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Il professor Andrea Roventini della Scuola Sant'Anna di Pisa, si occupa di temi macroeconomici e degli effetti dell'economia sui cambiamenti climatici. L'auto e tutto quello che circonda l'automotive rientra nel mondo delle sue ricerche. Ma anche studi, cause e effetti delle radicali mutazioni produttive dell'economia di oggi.

Professore, crollo verticale nelle vendita delle auto anche in Toscana. Cosa sta avvenendo ?

«C'è da distinguere cosa sta succedendo in Italia e in Europa da quello che sta avvenendo in Cina, dove le vendite di auto elettriche in modo particolare sono in crescita costante e a percentuali elevate. Secondo me, l'Italia sconta due cose. La prima è la totale assenza di politiche industriali da anni sull'automotive, a parte gli incentivi a pioggia di cui ha beneficiato principalmente Stellantis senza alcuna condizione e questo ha fatto sì che l'industria dell'auto italiana e europea non sia saltata velocemente sull'auto elettrica. Ricordo la famosa dichiarazione di Marchionne che non vedeva un futuro per l'auto elettrica. La Cina invece ha fatto queste politiche e oggi è diventata la produttrice leader delle batterie e dei software per gestire le auto elettriche che sono il motivo per cui le auto cinesi adesso funzionano bene e costano meno».

Nella vendita auto pesa anche la mancata progressione dei salari e degli stipendi italiani?

«Senza dubbio. La bassa crescita è determinante: salari e stipendi non crescono da 30 anni e i consumatori non hanno disponibilità economica per accollarsi investimenti del tipo di un'auto nuova. Mentre prima una famiglia di classe media riusciva ad avere anche due auto, oggi è difficile averne una».

L'auto oggi è un bene di lusso?

«Direi proprio di sì, visti i costi sempre più alti».

Europa e Italia stanno seguendo la stessa strada sull'automotive ?

«Vedo un comportamento schizofrenico. Mi spiego: la Ue vuole mettere dazi sulle auto cinesi, al bando il motore endotermico nel 2035, ma non c'è una politica industriale vera e propria per aiutare il settore automobilistico a produrre l'auto elettrica. Non bisogna dare sussidi a pioggia, ma sussidi specifici per arrivare all'auto elettrica. Il settore italiano della meccanica ha dei problemi e il primo arriva da Stellantis che ha deciso di abbandonare il nostro paese. Le altre imprese sono nella rete di subfornitura di altre case automobilistiche, e quindi dobbiamo capire nei prossimi mesi cosa farà la Germania e l'industria tedesca».

Quale può essere una via d'uscita dalla crisi dell'automobile?

«Secondo me l'unica via d'uscita è quella di avere una politica industriale dell'auto. L'Europa deve mettere mano al portafoglio, investire nell'auto. Ma questo implica che tutte le case automobilistiche europee devono accelerare sull'auto elettrica a costi competitivi e continuare a mantenere la produzione del motore endotermico nel 2035». 
 

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