Valencia, come è nata l’alluvione? Giuliacci e l’esempio dell’olio nella bacinella: «Il pericolo arriva dal mare»
Il meteorologo analizza l’episodio che ha causato oltre 70 morti tra il sud e l’est della Spagna. «Il clima è cambiato, lo dice la scienza»
«Una bacinella d’acqua e una bolla d’olio». Bastano questi due elementi per spiegare cosa è accaduto in Spagna, secondo il meteorologo Andrea Giuliacci, noto volto televisivo delle previsioni meteo. Ma prima di analizzare le cause del disastro di Valencia – per capire se può accadere anche in Italia – è utile fare un raffronto con alcuni numeri toscani per comprendere quanto è stato anomalo il fenomeno che ha causato la morte di oltre 70 persone tra il sud e l’est della penisola iberica. Partiamo dalla notte del 2 novembre 2023, quando in Toscana si verifico un’alluvione capace di seminare danni e distruzione. In 3 ore caddero sulla provincia di Prato – una delle più colpite in assoluto, ma purtroppo non l’unica – circa 180 millimetri di pioggia, con conseguenti pesanti disagi in diversi comuni: Carmignano, dove esondò il torrente Furba, Prato, dove esondò il fiume Bisenzio, e Montemurlo, dove straripò il torrente Bagnolo. In Spagna, a Chiva, una delle zone più colpite dal disastro, in una sola ora sono caduti 160 millimetri di pioggia. A Tavernes de la Val, invece, sono caduti 445,4 millimetri in 24 ore. Di cui 343 millimetri concentrati in sole 4 ore.
Cos’è successo esattamente in Spagna? Si parla di Dana, un fenomeno meteorologico tipico della Spagna e del Mediterraneo occidentale che si verifica quando una massa d’aria fredda in quota si isola dal flusso principale, dando vita a una "goccia fredda" che si isola e staziona per diverso tempo sulla stessa zona.
«Una goccia di aria fredda si è trovata a scorrere sulla superficie del mare, che in questo periodo è particolarmente calda a causa delle temperature anomale dell’estate e di questo inizio di autunno. E questo fenomeno ha portato alla formazione di nubi e temporali straordinariamente violenti e carichi di pioggia».
Può farci un esempio che spiega facilmente come si sono formati i violenti temporali in Spagna?
«Dobbiamo immaginarci una bacinella piena d’acqua e una bolla di olio sul fondo del recipiente. La bolla d’olio è l’aria calda, che essendo più leggera dell’aria fredda sale velocemente verso l’alto. Nel momento in cui l’aria calda sale verso l’alto, da terra verso il cielo, trascina con sé umidità e quindi forma nubi caricandole di pioggia. Più caldo si trova in superficie, più pesante sarà il carico di umidità trascinato verso l’alto. Quello che è accaduto in Spagna non è un fenomeno particolarmente strano, perché anche i temporali che hanno causato danni in Toscana negli ultimi tempi si sono verificati con questa dinamica. Quello che ha fatto la differenza, in Spagna, è la violenza delle precipitazioni e dei venti, causata proprio dal caldo della superfice marina».
Quello che è accaduto in Spagna può succedere anche in Italia?
«In realtà è già successo. I disastri dell’autunno 2024 in Emilia Romagna e in Toscana sono figli della stessa situazione di Valencia. Mari particolarmente caldi e perturbazioni che scorrono sulla superficie caricandosi di energia. Anche se Valencia ha una particolare morfologia che, in questo caso specifico, ha giocato un ruolo determinante».
Può spiegarsi meglio?
«La città di Valencia è circondata da montagne. Quando arrivano venti umidi, come nei giorni dell’alluvione, questi sono costretti a “salire” lungo le pendici delle montagne, si condensano a contatto con l’aria fredda e aggiungono ulteriore umidità, andando a gonfiare ulteriormente le nubi. La zona della Spagna in cui è avvenuto il disastro non è un’area particolarmente piovosa. Quel territorio non è strutturato per quel tipo di fenomeni».
Quindi possiamo dire che il clima è cambiato?
«Assolutamente si. Non è cambiata la quantità di pioggia sul lungo termine, nel senso che nell’arco degli ultimi dieci anni, parlando dell’Italia, è caduta più o meno la solita pioggia dei dieci anni precedenti. Quello che è cambiato è il comportamento della pioggia, che si concentra in grandi quantità in brevissimi spazi di tempo, lasciando poi spazio a mesi asciutti, che spesso portano a periodi di siccità. Dobbiamo ripensare alle nostre abitudini in modo tale da resistere al cambiamento climatico, e in particolare all’estremizzazione dei fenomeni. Che il clima è cambiato lo dice la scienza, i numeri, i dati. Quello su cui possiamo discutere è la causa del cambiamento climatico, anche se appare sempre più evidente come i comportamenti dell’uomo abbiano avuto un peso assolutamente non trascurabile».