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Il delitto

Omicidio di Viareggio, la vittima non si chiama Said: scoperta la sua vera identità

di Matteo Tuccini

	Nourdine Naziki e Cinzia Dal Pino
Nourdine Naziki e Cinzia Dal Pino

Nourdine Naziki, morto dopo essere stato investito dalla donna a cui aveva rubato la borsa, era originario di Casablanca e viveva in città con un falso nome. Il racconto degli amici e l’appello delle sorelle che dal Marocco chiedono giustizia

12 settembre 2024
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VIAREGGIO. Si faceva chiamare Said l’algerino, ma non era né l’uno né l’altro. Il suo vero nome, stando a quanto raccontato dagli amici, era Nourdine Naziki, marocchino di Casablanca. Cinquantadue anni, da 24 in Italia, il soprannome l’Algerino e l’uso del nome Said – comunissimo nel mondo arabo – erano il suo modo di mimetizzarsi. Di rendersi invisibile. Agli occhi delle autorità, certo, ma anche del mondo.

Nourdine è morto nella notte tra domenica e lunedì, nel quartiere Darsena a Viareggio. L’auto guidata da Cinzia Dal Pino, 65enne imprenditrice balneare viareggina – ora agli arresti domiciliari – lo ha schiacciato contro una vetrina, investendolo quattro volte. Non potevano essere più distanti, i mondi di Cinzia e Nourdine: lei bella ed elegante, donna di successo; lui ai margini della società, “irregolare”, senza una casa e sempre a un passo dall’espulsione per l’abitudine a vivere di espedienti, tra cui qualche furto. Il destino ha voluto che si incontrassero, che lui le rubasse la borsa dopo la cena al ristorante, e che lei reagisse in questo modo, sotto la pioggia battente. Ora i familiari di Nourdine, che hanno visto la notizia sui telegiornali italiani e su Internet, ma soprattutto il video ormai noto, chiedono giustizia. «È stato ammazzato come un animale – dicono le tre sorelle alle telecamere di Chouf tv, canale marocchino – a sangue freddo, da una donna che lo ha investito volontariamente quattro volte. Chiediamo aiuto a tutti i marocchini, anche quelli che vivono in Italia, e alle nostre autorità, perché ci stiano vicino».

(Le sorelle di Naziki intervistate sul canale marocchino Chouf tv)
L’intervista è stata diffusa su Facebook mercoledì pomeriggio, e l’eco è arrivata rapidamente anche in Italia. Dove da giorni ci si domandava su chi fosse realmente la vittima dell’omicidio di Viareggio, il fatto di cronaca che ha sconvolto – e diviso – un po’ tutti. Nourdine, ormai ex Said, non era certo una persona nota alla comunità viareggina, per l’abitudine a stare ai bordi di una città dove i nordafricani, i magrebini, sono visti in malo modo. Furti, rapine, liti a colpi di coltello, spaccio di droga: qualsiasi cosa accada, a finire sotto accusa, agli occhi della cittadinanza, sono sempre loro. Ed è innegabile che la convivenza sia difficile, per chi arriva da lontano in cerca di una vita migliore. Ma c’è un limite che è stato attraversato, nella notte di via Coppino: il limite “sacro” della vita umana.

Nourdine Naziki, da quando si trovava a Viareggio, era monitorato dalle forze dell’ordine, che ne avevano chiesto il rimpatrio. Le autorità, dicono dalla questura di Lucca, non avevano dato grandi riscontri a queste richieste, e perciò l’uomo era rimasto in circolazione in città. Anche dopo morto, sembrava che di Nourdine non volesse occuparsi nessuno. In un primo momento era stato identificato come Said Malkoun, sia in ospedale – dove è deceduto in seguito alle ferite riportate nell’investimento in via Coppino – ma anche dalle forze dell’ordine. Poi il passaparola tra gli amici, i contatti all’interno della comunità musulmana, e i familiari che hanno cominciato a prendere contatto con gli avvocati, hanno smosso la situazione. L’ambasciata algerina ha negato che fosse un loro cittadino. Poi si è capito che non era algerino, ma originario del Marocco: di Casablanca, per la precisione. Proprio in questa città vivono le tre sorelle di Nourdine, che sono state intervistate e hanno espresso il loro appello per avere giustizia. Nel frattempo la Procura di Lucca ha dato mandato al medico legale Stefano Pierotti di eseguire l’autopsia sul corpo di Nourdine, che è stata svolta ieri: il medico ha riscontrato lesioni e traumi sul corpo, che adesso verrà liberato per il rito funebre musulmano e la riconsegna ai familiari in Marocco.

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