Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Gli 80 anni Barbara Bouchet e il suo legame con la Toscana: «Vi racconto perché amo Firenze, Siena e Punta Ala»

di Luca Tronchetti

	Barbara Bouchet in occasione del suo compleanno e in uno dei suoi film
Barbara Bouchet in occasione del suo compleanno e in uno dei suoi film

Icona sexy e sogno erotico di milioni di italiani spiega alcuni passaggi “toscani” della sua carriera di successo

23 agosto 2024
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Ottant’anni portati con orgoglio, leggerezza, disinvoltura senza rimpianti e pentimenti e senza ricorrere alla chirurgia estetica. Con la consapevolezza di aver avuto una carriera ricca di soddisfazioni che l’ha vista per un decennio indiscussa icona sexy e sogno erotico di milioni di italiani. È Barbara Gutscher in arte Barbara Bouchet – nome, cognome e accento francese – nata a Reichenberg a Ferragosto del 1944 nell’allora Cecoslovacchia annessa al Terzo Reich durante la guerra. Ottanta anni e non 81 come scritto da altre testate. Tutto per «una balla riportata da Wikipedia, che troppe persone considerano la Bibbia, che sosteneva fossi nata il 15 agosto 1943».

L’attrice più apprezzata della prima generazione della commedia sexy all’italiana è follemente innamorata della Toscana. La sua città ideale è Firenze che reputa, assieme alla Capitale dove vive da quasi mezzo secolo, «il posto più romantico della terra». La regina dei B-movie è di casa nel capoluogo toscano: «Ci vado spesso con le mie amiche: Ponte Vecchio, palazzo Pitti, il Duomo, i giardini di Boboli, gli Uffizi, piazza della Signoria. Tutto è arte, magia e bellezza e le botteghe artigianali sono le mie preferite per arredare la casa».

Ma la Toscana per la signora Borghese (il cognome del marito, imprenditore napoletano scomparso nel 2006) ha il sapore dei cibi genuini, della campagna, degli agriturismi: «Li adoro. I vigneti del Chianti, gli olivi, i maestosi cipressi, i sentieri incantati con ruscelli e torrenti: la zona tra Siena e Firenze è ricca di rustici e case coloniche immerse nel verde e per me è quella la vera vacanza».

E un ricordo struggente la lega a una delle più esclusiva località balneari della Maremma: Punta Ala. «Nel 1975 ho girato con Ugo Tognazzi e Monica Vitti il film “L’anatra all’arancia”. Un successo strepitoso che mi fece conoscere un attore straordinario come Tognazzi che reputo, assieme a Mastroianni, uno dei più completi mai incontrato sul set. Il mare e i magnifici scorci mi sono rimasti nell’anima».

C’è un caratterista toscano – anche lui fiorentino – che ha un posto speciale nel cuore di Barbara Bouchet: «Tra i protagonisti delle pellicole osé degli anni ’70-’80, accanto a uno straordinario Lino Banfi, metto sicuramente Renzo Montagnani. Un amore di uomo e un grande professionista che non ha avuto il giusto riconoscimento in vita. Era un attore bravissimo, con un fondo di malinconia causato dall’unico figlio gravemente malato».

Prima di quattro figli, Barbara voleva fare la ballerina, ma l’amore per la danza nasce dal primo film sul grande schermo: «S’intitolava “L’Angelo silenzioso” e la protagonista era una strepitosa danzatrice muta. Ho frequentato una scuola per diventare ballerina, ma mi sono dovuta arrendere: troppo alta e magra per muovermi a ritmo. Quella passione però mi è servita. Quando a 39 anni ho deciso che non avevo più l’età per spogliarmi, ho iniziato a pubblicare una serie di libri e video di aerobica diventando negli anni Novanta il simbolo del fitness». Ha girato un’ottantina di film di vario genere ma i più importanti per lei sono “Milano calibro 9”, un noir tratto dall’antologia di Scerbanenco con la regia di Ferdinando Di Leo, “Per le antiche scale” del 1975 con Mastroianni diretto da Mauro Bolognini e “Gangs of New York”del 2002 di Martin Scorsese. Il prossimo inverno la vedremo al cinema in un film romantico girato a Torino: «Recito parti giuste per l’età che ho, non fingo di averne un’altra. Sono contenta della faccia che ho. Non riesco a capire chi ricorre alla chirurgia già a 18-20 anni. Mi domando come sarà a 80 anni».

Infine il figlio, Alessandro Borghese: «A 18 anni ero preoccupatissima perché non voleva frequentare l’università e non aveva idea di cosa fare nella vita. Oggi è un ottimo chef e un uomo di spettacolo. Di certo non mi somiglia per niente. Io detesto cucinare. Se viene a casa mia scopre che pentole, scodelle e padelle sono ancora avvolte nel cellophane». 

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