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Premio Fair Play Menarini, storie di lealtà e riscatto per raccontare il meglio dello sport


	Federico Buffa con Javier Zanetti al Premio Fair Play Menarini
Federico Buffa con Javier Zanetti al Premio Fair Play Menarini

Firenze, a Palazzo Vecchio la cerimonia con i racconti dei campioni. Zanetti: «L’Inter è la mia famiglia». Diaz e la “fuga” da Cuba: tutti i protagonisti

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FIRENZE. Nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, per il 28° Premio internazionale Fair Play Menarini, sono risuonate riflessioni, aneddoti e retroscena inediti per raccontare il meglio dello sport. Una serata in cui i campioni si sono svelati: correttezza, spirito olimpico e rispetto hanno fatto da trait d’union dell’evento, durante il quale grandi sportivi hanno captato l’attenzione del pubblico con le sfide e i successi del loro percorso. E il talk show diventa sostanza per mettere in risalto il significato e l’importanza del fair play. Un valore sottolineato anche dalla sindaca Sara Funaro.

Tanti gli ospiti che si sono alternati sul palco, a partire da un nome storico come Javier Zanetti, leggendario capitano dell’Inter e della Nazionale argentina, vincitore del Premio internazionale Fair Play Menarini nel 2023. «Mi sono innamorato dell’Inter dal primo giorno ad Appiano Gentile. Ero molto giovane, la prima cosa che cercavo, essendo straniero e non conoscendo la lingua e l’ambiente, era l’accoglienza e l’Inter mi ha accolto subito e mi ha aperto le porte – ha detto l’ex campione – Ho avuto l’opportunità di andare in grandi squadre all’estero, come ad esempio il Real Madrid, però io volevo lasciare il segno all’Inter perché per me l’Inter è famiglia». Cosa ha apprezzato di più a fine carriera? «Il rispetto da parte di tutti».

Per il mondo della pallavolo c’era un altro campione indimenticabile: Andrea Zorzi, ambasciatore del Fair Play Menarini dal 2010 ed esponente di quella “generazione di fenomeni” che negli anni’90 ha conquistato per due volte il titolo mondiale. Sul palco ha detto: «Mi fa piacere parlare con i giovani, anche perché penso che sia fondamentale per noi sportivi provare a rinnovare un po’ l’idea di quali siano i valori che lo sport riesce a implementare. C’è una retorica un po’ banale, a volte, nell’idea che lo sport sia a prescindere un modello di vita, cosa che io non penso sia vera. Lo sport è sicuramente utile per certi aspetti, ma in questo mondo così polarizzato può diventare anche un problema. Quindi ripensare per bene a quali siano i valori che cui siamo portatori è il nostro obbligo». A rappresentare il nuovo volto del volley italiano, Ekaterina Antropova, oro a Parigi 2024 con la nazionale allenata da Julio Velasco. «La vittoria all’Olimpiade di Parigi insegna – ha spiegato – che l’unione, il gruppo ha fatto la differenza. Ho ricevuto tantissimi commenti dalle persone che non seguivano la pallavolo e che hanno detto che si vedeva veramente che avevamo un gruppo molto coeso, ed è secondo me uno dei complimenti migliori».

Le ultime Olimpiadi hanno visto pure l’ascesa di Andy Diaz, campione di salto triplo che in Francia ha centrato la sua prima medaglia in azzurro, dopo aver lasciato Cuba ed essere adottato dall’Italia e da Livorno. Tra i fuoriclasse presenti anche Fabrizio Donato, bronzo nel salto triplo a Londra 2012, che tre anni fa non ha esitato ad accogliere Diaz in casa propria, diventando il suo allenatore. Proprio lui stesso ha raccontato: «Mi trovo più a mio agio in una pedana del salto triplo piuttosto che stare in queste situazioni, non ve lo nascondo, perché sono un uomo di campo. Però è ovvio che abbiamo fatto con Andy Diaz un qualcosa di straordinario e la cosa va raccontata anche perché la sua storia al di là della medaglia olimpica è unica, irripetibile aggiungerei, con dei valori molto importanti. E mai come in questa occasione è giusto far passare il giusto messaggio, che si faccia capire che l’Italia ha permesso ad Andy di vincere una medaglia olimpica, non Fabrizio».

Idolo dell’atletica, Rigivan Ganeshamoorthy è entrato nel cuore degli italiani condividendo le sensazioni vissute alle Paralimpiadi di Parigi 2024, dove si è aggiudicato l’oro nel lancio del disco, migliorando per tre volte consecutive il primato mondiale. «La mia storia la conoscono tutti, non ho niente da aggiornare, tutto è rimasto come a Parigi – ha detto – La mia fortuna è stata aver avuto le persone giuste vicino che mi hanno aperto la testa per pensare allo sport, sennò sarei rimasto sulla sedia a riflettere solo sul male e il brutto della vita. Sono stato molto fortunato perché ho visto un’altra vita che si è aperta davanti a me».

Protagonista per lo sci Giuliano Razzoli, medaglia d’oro nello slalom speciale ai Giochi invernali di Vancouver 2010 e ambasciatore del Fair Play Menarini, che lo scorso maggio ha concluso la sua carriera ventennale. «Credo che il senso della giornata sia quello di trasmettere i valori che abbiamo imparato in una vita di sport – ha sottolineato – Una responsabilità che abbiamo noi sportivi è fare questo per lasciare un’eredità, per trasmettere ai giovani quello che lo sport può regalare. Penso che non ci sia niente di più bello per un giovane di praticare sport: sono sempre stato convinto che crescere con lo sport ti dà tantissimo, ti fa vivere e condividere emozioni, crescere nei momenti buoni e nei momenti più difficili, e sono proprio quei momenti, che servono a crescere». 
 

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