Il vescovo di Prato cita Malaparte: «Il Natale non sia una commedia ipocrita»
Nel tradizionale messaggio di auguri monsignor Nerbini esorta: «Lasciamo i costosi regali per altre circostanze»
PRATO. «Tra pochi giorni è Natale, e già gli uomini si preparano alla suprema ipocrisia. Perché nessuno di noi ha il coraggio di dirsi che il secolo non è mai stato così poco cristiano come in questi anni? … che gli uomini non sono più cristiani. In tutto il mondo, e anche in Italia, uomini malvagi preparano nuove violenze, nuovi massacri e tutti noi, come se nulla fosse ci prepariamo alla commedia (che una volta era la festa dell’innocenza) del Santo Natale! ».
Il vescovo Giovanni Nerbini cita Curzio Malaparte nel suo messaggio di auguri per Natale e invita a riscoprire l’essenza della festività.
«A distanza di tanti anni queste graffianti parole appaiono attualissime come la cronaca ci mostra ogni giorno – scrive monsignor Nerbini – Abbiamo sostituito l’immagine del Dio fatto bambino che viene per incontrare l’uomo nella sua povertà e fragilità e silenziato il suo accorato invito: “Io sono il Signore tuo Dio, che ti insegno per il tuo bene, che ti guido sulla strada su cui devi andare” (cfr Isaia 48,17) con tanti idoli (soldi, regali, divertimenti) che occupano le nostre case è ingolfano la nostra vita ricevendo da essi non serenità e pace, ma disillusioni, amarezza, vuoto che ancora Isaia descrive perfettamente».
Ancora Isaia. «Traggono l’oro dal sacchetto e pesano l’argento sulla bilancia; pregano un orefice perché faccia un dio, che poi venerano e adorano. Lo sollevano sulle spalle e lo portano, poi lo ripongono sulla sua base e sta fermo: non si muove più dal suo posto. Ognuno lo invoca, ma non risponde; non libera nessuno dalla sua angoscia».
«La commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza ha pubblicato pochi giorni fa un corposo rapporto sulla condizione dei nostri ragazzi dagli 11 ai 17 anni che appare drammatico nella descrizione delle criticità neuro psichiche della popolazione infantile: ansia, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare e del sonno, della condotta, abuso di alcol o sostanze e ritiro sociale. Si legge tra l’altro che “le fragilità emotive e psicologiche sono cresciute in maniera esponenziale nell’ultimo decennio. Si è passati infatti da 155 accessi l’anno al pronto soccorso per richiesta di supporto neuropsichiatrico del 2011 ai 1.824 del 2021” e ancora: “la percentuale dei ragazzi e delle ragazze che si definiscono in buona salute è sensibilmente in calo rispetto alla precedente valutazione. Soprattutto le ragazze (fino al 74% del campione) accusano la presenza di sintomi di irritabilità, ansia, difficoltà nell’addormentamento”. L’età della spensieratezza sembra trasformata nel tempo delle grandi fatiche»..
«Roger Schutz fondatore della comunità ecumenica di Taizé commentava: “Viaggiando nei paesi poveri del terzo mondo si incontrano tante persone denutrite nel corpo ma belle nell’anima. Viaggiando nei paesi del benessere si incontrano persone belle nel corpo ma denutrite e brutte nell’anima”. È proprio vero che nei paesi dell’opulenza e del benessere si incontra tanto malessere e sofferenza. Eppure sembra che pochi avvertano la contraddizione tra ciò che si celebra in questi giorni e la verità di ciò che stiamo vivendo a tutti i livelli nell’attuale momento storico. Ma, se lo vogliamo veramente possiamo aprirci alla riscoperta di questa festa con pochi essenziali gesti. In chi ha fede ed è aperto all’agire di Dio la buona notizia della nascita di Gesù può sconfiggere tutta le ambiguità e contraddizioni e offrire uno sguardo limpido e puro per leggere in profondità il senso del mistero. Dio viene dentro le vicende umane, dentro la mia storia, anche drammatica, la condivide, la fa sua, ne porta con me il peso. A me è chiesto di aprirmi nell’ascolto non superficiale del suo messaggio».
Mario Pomilio diceva: “L’incredibile del Vangelo è che mentre tutto invecchia esso diventa sempre più giovane”; e noi che lo leggiamo con lui! E poi fermarsi ad adorare come fecero i poveri pastori. Non sapevano altro, non potevano oltre e di più, ma seppero sostare in silenzio e con amore di fronte a quella povera famiglia. L’Amore chiede solo amore e il regalo più bello che si può fare agli altri anche nel giorno di Natale non sono i costosi doni ma la nostra sincera amicizia, la vicinanza, l’affetto».
«Lasciamo i costosi regali per altre circostanze – esorta il vescovo – Avviciniamoci dunque alle persone che ci sono care con tutta la disponibilità e la gioia di cui siamo capaci e che possono nascere solo dall’affetto e facciamo spazio dentro di noi all’originale bellezza della loro presenza e della loro vita. Questo Gesù volle fare portando consolazione e gioia a tutti quelli che lo incontrarono. Buon Natale».
