«Se piamo l’autista è ‘na strage», così gli ultras raccontano il lancio di sassi contro il bus di Pistoia. E in questura mimano il gesto
Dalle intercettazioni emergono le intenzioni dei tre indagati, accusati dell’omicidio volontario dell’autista del Pistoia Basket. Il gip parla di un’azione premeditata e violenta, con aggravanti per futili motivi e contesto sportivo
''Gli indagati risultano attinti da gravi indizi di colpevolezza relativamente al reato contestato, a titolo di concorso tra loro, dovendosi precisare che benché solo uno di essi abbia sferrato il lancio risultato di fatto fatale per la vittima (presumibilmente proprio Kevin Pellecchia), gli altri due hanno sicuramente fornito un contributo morale alla condotta omicidiaria, avendone condiviso sin dal principio l'ideazione, l'organizzazione nonché infine la fase esecutiva''. E' quanto riportato nell'ordinanza del gip di Rieti con cui ha convalidato il fermo e applicato la misura della custodia cautelare in carcere per i tre ultras Alessandro Barberini, Kevin Pellecchia e Manuel Fortuna, accusati di omicidio volontario per la morte del secondo autista del pullman dei tifosi del Pistoia Basket Raffaele Marianella.
«Se piamo l'autista è na strage»
I tre nelle intercettazioni ammettono che «un pullman che cammina così veloce, pure se glie tiri un sassu piccolo l'impatto... stava a viaggià è finitu davanti alla faccia dell'autista, se piamo l'autista è na strage».
"'Ce danno omicidio a tutti'". Avrebbero detto così i tre intercettati nella sala di attesa della questura una volta appresa la notizia della morte dell'autista del bus del Pistoia Basket. I tre, scrive la gip Giorgia Bova, avrebbero ammesso parzialmente le loro responsabilità nel corso di una "intercettazione ambientale disposta d'urgenza proprio presso la sala di attesa della Questura" nella quale "ignari di essere ascoltati e ripresi, si sono lasciati andare a commenti e a dichiarazioni dal contenuto palesemente confessorio, e ciò ad ulteriore e definitivo riscontro del ruolo di protagonisti dai medesimi assunto nella vicenda riferito anche dai testimoni oculari"."Gli indagati, preoccupatissimi delle conseguenze penali delle loro azioni, si sono infatti assunti la responsabilità del lancio dei massi" che hanno colpito il pullman provocando la morte di Marinella. "Nell'interrogarsi infatti su chi di loro avesse effettivamente scagliato il colpo risultato letale, gli stessi hanno ammesso di aver lanciato ognuno un sasso in direzione del mezzo, mimando anche il rispettivo movimento. Dopo un lungo ripercorrere la dinamica della loro azione, i tre giungevano alla conclusione che probabilmente l'esecutore materiale del lancio mortale era stato il Pellecchia , in quanto egli aveva il sasso 'quello a punta' (masso che in effetti sembra corrispondere per forma a quello rinvenuto e repertato all'interno del pullman)", scrive ancora la gip.
Il provvedimento del gip
''L'intenzionalità della condotta e la sua adeguatezza causale sono rese palesi dalle modalità dell'azione, che ha visto gli indagati scagliare 'enormi' sassi da una distanza ravvicinata al bersaglio in movimento e da una posizione frontale, cosi da assicurarsi di colpire proprio il cristallo anteriore, là dove sapevano perfettamente che fossero seduti in primis gli autisti e a seguire i passeggeri. Da qui la prova indiziaria della sussistenza di un dolo diretto quantomeno alternativo, avendo gli indagati agito con coscienza e volontà di, indifferentemente, ledere gravemente ovvero uccidere qualcuno dei passeggeri'', si legge nel provvedimento del gip. ''Nessuna ipotesi alternativa può alla stato essere vagliata, posto anche che gli indagati all'udienza di convalida del fermo hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere sui fatti. Pacifico - sottolinea - è infine il sussistere delle contestati aggravanti essendo il delitto stato compiuto in occasione di una manifestazione sportiva e per motivi palesemente futili, legati all'appartenenza a tifoserie avversarie e all'esito della partita''.