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Tumore alla prostata, il primario: «Oggi controlli più frequenti, a 60 anni si può essere asintomatici»

di Lorenzo Carducci
Tumore alla prostata, il primario: «Oggi controlli più frequenti, a 60 anni si può essere asintomatici»

Giorgio Pomara (Cisanello): «Di solito tra la diagnosi e l’intervento chirurgico passano dai 60 ai 90 giorni»

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PISTOIA. «Oggi sempre meno spesso si muore di tumore prostatico e sempre più spesso la qualità della vita non ne risente negativamente, anche in stadi avanzati». A spiegarlo è il dottor Giorgio Pomara, direttore (o primario) della struttura complessa Urologia dell’ospedale Cisanello di Pisa. Quello alla prostata, in Italia, è il tumore più frequente negli uomini. Non può e non deve essere sottovalutato, anche se la medicina di oggi ha tutti gli strumenti per rilevarne la presenza e poi per neutralizzarlo, principalmente rimuovendo la prostata con interventi di chirurgia robotica.

Dottor Pomara, quali sono le tappe attraverso le quali si arriva alla diagnosi di tumore prostatico?

«Fortunatamente oggi gli uomini si fanno controllare più che in passato. La diagnosi avviene con uno screening, un esame del sangue che si chiama Psa (antigene prostatico specifico, nda). Quando questa proteina si trova in concentrazioni elevate può indicare la presenza di un tumore alla prostata. È il primo allarme. L’età media di incidenza del tumore prostatico è di 60-65 anni, ma a quest’età si può anche essere asintomatici e con l’esame del Psa si può anticipare la diagnosi. Poi ci vuole una visita specialistica che analizzi i valori del Psa nel tempo e un esame obiettivo in cui lo specialista senta la prostata. In base poi al sospetto diagnostico, potrà decidere se fare subito la biopsia prostatica oppure chiedere indagini di secondo livello, prima su tutti la risonanza magnetica».

C’è un valore soglia del Psa oltre il quale molto probabilmente ci si trova in presenza di un tumore?

«Un Psa nella norma è sotto i 4 nanogrammi per millilitro, se è al di sopra di 10 è sicuramente patologico e va a biopsia di ufficio. Ma è difficile parlare di valori assoluti, perché un Psa di 4 o poco sotto sembrerebbe apparentemente normale, però in un paziente di 50 anni con una prostata di dimensioni standard così normale non è. Per questo è fondamentale la visita specialistica successiva al primo screening. Quella tra 4 e 10 è la zona grigia e riguarda la maggior parte di pazienti. Lì entrano in gioco le diagnosi di secondo livello, quindi la risonanza magnetica fatta per evidenziare le varie aree della prostata e classificare le lesioni a rischio tumore. È importante capire che il tumore prostatico è multifocale, può interessare più distretti prostatici».

La cura passa sempre dalla sala operatoria?

«Le linee guida dicono che i trattamenti curativi sono la radioterapia e la chirurgia, quindi irradiare completamente la prostata o asportarla completamente. La chirurgia di oggi è robotica, meno invasiva e garantisce risultati ottimali. Quindi, a meno che non ci siano problemi di altro genere, di solito si va al trattamento chirurgico. La degenza è minima, in media 2-3 giorni, e rimosso il catetere dopo poche settimane il paziente recupera tutte le funzioni».

Quanto può passare al massimo, per evitare complicazioni, dalla diagnosi all’intervento di prostatectomia?

«Dipende. La biopsia prostatica indica l’aggressività biologica del tumore e porta alla classificazione del rischio per il paziente, in considerazione dei vari fattori. Il tumore prostatico, rispetto a quello ai reni e alla vescica è quello che ci dà più tempo. Studi internazionali si esprimono sull’efficacia dell’intervento fino a 3-6 mesi dopo la diagnosi. L’obiettivo resta sempre operare il prima possibile, noi in media facciamo 3-4 prostatectomie al giorno. Direi che in media dalla diagnosi passano 2-3 mesi».

Secondo lei il robot dovrebbe essere in tutti gli ospedali?

«Il centro che compra il robot deve avere i numeri per giustificarne l’uso, in certi casi può avere più senso centralizzare. Ma in aree dal grande bacino di utenza avere più macchinari a disposizione diventa importante».

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