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Pistoia, l’addio al 118 del dottor Paolini: «Siamo un punto di riferimento». Chi è il suo successore
Andrea Nicolini nuovo direttore dell’emergenza-urgenza e della Cross
PISTOIA. Se il sistema dell’emergenza - urgenza pistoiese è diventato un punto di riferimento a livello nazionale il merito va al lavoro di squadra che i professionisti e i volontari che lo hanno portato avanti negli ultimi 30 anni hanno saputo garantire.
«I buoni risultati sono figli della collaborazione tra persone», dice Piero Paolini. È un medico, lavora per aiutare gli altri a stare meglio, non cerca di mettersi al centro delle attenzioni. Ma i risultati degli ultimi 30 anni, il modello Pistoia riferimento per il sistema sanitario nazionale in fatto di emergenza, è frutto del lavoro di dirigenti come lui. Che, “costretto” dal limite di età alla pensione, riceve nel giorno dell’addio alla direzione del 118 e della Cross, gli attestati di stima di colleghi e cittadini. Indistintamente.
Il suo successore, il dottor Andrea Nicolini, si è insediato ieri: «Sono stato io ad accoglierlo, gli ho lasciato un po’ di consegne. Lo rivedrò anche domani (oggi, ndr). Il dottor Nicolini – afferma – è una persona molto capace, un po’ visionario. Ma d’altra parte, se non lo sei questo lavoro non puoi fare». Da ieri Nicolini, ex direttore del 118 Alta Toscana, è il nuovo coordinatore della Centrale operativa Firenze - Pistoia e della Rete territoriale fiorentina dell’Asl Centro, nonché responsabile della Cross (la Centrale remota operazioni di soccorso sanitario) di Pistoia, l’unica esistente in Italia insieme a quella di Torino.
Il dottor Paolini lascia il 118 nelle mani di Nicolini, e resta in attesa della conferma, da parte del presidente della Regione Giani, del suo ruolo di referente sanitario regionale per le grandi emergenze.
Dottor Paolini, ci ricordi com’è nato il sistema dell’emergenza - urgenza a Pistoia.
«Il Decreto del 27 marzo 1992 fu all’epoca una specie di rivoluzione copernicana. Fino ad allora per gli interventi sanitari si chiamava il 112, il 113, o le singole associazioni. Da quel momento il Sistema sanitario nazionale divenne referente dei primi soccorsi. Una presa in carico che cambiò il sistema. Un numero unico, il 118, a cui rivolgersi per i soccorsi in caso di emergenza».
E cosa successe?
«Nel 1994 Giorgio Patrizio Nannini - uno dei primi padri fondatori del 118 in città - e Giancarlo Bartolini, primario di Medicina II, nonché direttore del dipartimento di emergenza - urgenza, mi individuarono come referente per il 118, con l’incarico di istituire la Centrale operativa. Incarico conferitomi dall’allora direttore generale Gerardi».
Perchè lei?
«Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia, e specializzato in Anestesia - rianimazione.Dal 1987 fino al 2004 ho lavorato al Ceppo, ma sin da giovane ho prestato servizio anche nel volontariato. Nella specializzazione post laurea mi sono focalizzato sul mondo delle emergenze. Sapevano della specializzazione e della mia presenza attiva anche nel volontariato, nello specifico per la Croce verde».
Il resto sono anni difficili ma costruttivi, in cui il 118 pistoiese è diventato un modello da imitare...
«I computer li puoi esportare, il tipo di cultura che si è formato a Pistoia in fatto di assistenza, no. Il livello qualitativo che ha raggiunto di conseguenza la Toscana a livello nazionale è molto elevato. Sulle patologie tempo - dipendenti sono stati attivati percorsi decisamente virtuosi. Quello che ha rappresentato la nostra regione dal Covid in poi - pandemia, guerre, terremoti, accoglienza sanitaria - rappresenta un fiore all’occhiello».
Cosa si può migliorare ancora?
«Si può migliorare, certo. Sempre. Dobbiamo investire di più nella formazione del personale e non avere paura di investire in tecnologie nuove».
E la Cross?
«La Cross è una struttura necessaria, oserei dire imprescindibile. Ce lo dice questo mondo che sta cambiando intorno a noi, e in cui sono tanti sia i mutamenti geopolitici che le conseguenze da affrontare a causa del cambiamento climatico. Ci sarà sempre più bisogno, temo, di prestare soccorso alle popolazioni, effettuare trasporti sanitari, fare evacuazioni...»
La politica, in tutto questo, che ruolo si ritaglia?
«Le visite recenti (l’ultima, il capo della protezione civile Ciciliano a Pistoia, ndr) dimostrano che le istituzioni sono vicine e capiscono l’importanza di un sistema sanitario in grado di fronteggiare le emergenze. L’importante è non indietreggiare di fronte alla sfide da affrontare».
Un evento in particolare che ha lasciato un segno in lei in questi anni?
«Più che un evento, un periodo, quello del Covid. Momenti che ricordo ce ne sono tantissimi, ma la pandemia ha messo la sanità di fronte a una prova durissima. Di fronte a un nemico terribile, il sistema ha tenuto».
Vuole ringraziare qualcuno?
«Si rischia sempre di dimenticare qualcuno e non è giusto. Ringrazio tutti, perché i buoni risultati avvengono se i giocatori hanno giocato tutti nella stessa direzione. Ricordo con affetto colleghi mancati, anche in giovane età, in questi anni terribili.
Un grazie speciale? Sì, a mia moglie Carla, che mi ha capito e supportato, e senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile. Questo momento per me non è facile, è la fase del distacco da un lavoro che mi ha preso tutto. Devo ringraziare tutti, ma in particolare la mia famiglia, la vera artefice di tutto questo». l
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