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Chirurgia oncologica al pancreas: l’ospedale di Pisa sul podio in Italia

di Francesco Paletti
Chirurgia oncologica al pancreas: l’ospedale di Pisa sul podio in Italia

Presentati i dati e le “pagelle” dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari

30 ottobre 2024
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PISA. Il “Borgo Roma” di Verona, l’azienda ospedaliera universitaria integrata della città scaligera, e il “San Raffaele” di Milano. E poi l’Azienda ospedaliera universitaria pisana che, con 167 operazioni, nel 2023 è stato il terzo ospedale d’Italia per interventi di chirurgia oncologica al pancreas.

Sì, 24 in meno rispetto all’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico milanese e più di duecento al di sotto del nosocomio veronese. Ma, anche e soprattutto, davanti all’Humanitas di Rozzano (Milano) , il terzo miglior ospedale d’Italia secondo Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. E poi, fra gli altri, il “Gemelli” di Roma, il “Sant’Orsola” di Bologna e il “Niguarda”, sempre nel capoluogo lombardo. In tutto lo Stivale, infatti, ci sono appena cinque nosocomi in cui, nel 2023, sono stati effettuati più cento interventi di chirurgia oncologica al pancreas e dieci in cui se n’è fatti più di cinquanta. E Pisa, non solo è fra questi, ma occupa il terzo nella graduatoria nazionale, mantenendo per di più, sostanzialmente, gli stessi standard del 2022 (176 interventi) e del 2021 (168).

È emerso anche questo dall’indagine di Agenas che ogni anno valuta i nosocomi d’Italia con 1363 strutture prese in considerazione, vere e proprie “pagelle” elaborate, dati alla mano, dagli analisti dell’Agenzia e diffuse ieri mattina a Roma, nella sede del Cnel, in occasione della presentazione dell’Edizione 2024 del Programma nazionale esiti (Pne).

In generale il lavoro svolto da Agenas ha fatto emergere la ripresa delle attività degli ospedali italiani, dopo la battuta d’arresto dovuta al Covid-19, frutto di lavoro compiuto ai diversi livelli istituzionali e in particolare dagli operatori. In particolare, per quanto riguarda l’ospedale pisano rispetto ai risultati del 2022, la performance dell’Aoup è migliorata nelle aree cardiocircolatoria, gravidanza e parto, mentre resta stabile nelle altre aree. In particolare sono cresciuti i volumi di intervento per bypass aortocoronarico rispetto al biennio precedente: 148 nel 2023, contro i 138 dell’anno precedente e 105 del 2020, numeri e tendenze che hanno permesso questo permette all’Aoup di superare il valore soglia previsto per la valutazione.

La mortalità a trenta giorni da ricovero per ictus ischemico, invece, si trovava già nella fascia più alta nel 2022, e Aoup ha conferma questo risultato, con un ulteriore miglioramento: il tasso dell’ospedale pisano, infatti, è del 4,5%, la metà della media nazionale (9,4%) . Migliora anche la percentuale di colecistectomie laparoscopiche con degenza postoperatoria inferiore a tre giorni (90,3%) , che si accompagna a un notevole aumento dei volumi (in regime ordinario776 contro i 686 dell’anno precedente e i 605 del 2021) . Netto miglioramento nella percentuale di nuovi interventi di resezione entro centoventi giorni da chirurgia conservativa per tumore maligno della mammella, pari ad appena lo 0,83% (contro il 3,38% del 2022) e ben al di sotto della media nazionale (5,64%).

Infine nell’area osteomuscolare, a fronte di una certa stabilità nei tempi di intervento per frattura del femore, è netto il miglioramento delle riammissioni a trenta giorni dopo intervento di protesi d’anca e di protesi di ginocchio.

La “pagella” soddisfa la direttrice generale Silvia Briani, alla guida dell’Aoup dal gennaio 2019: «Sono contenta per gli ottimi risultati raggiunti e per i miglioramenti realizzati in molti degli ambiti presi in considerazione nel rapporto Agenas – ha detto-, ma stiamo già lavorando per potenziare i settori in cui sappiamo di avere spazi di crescita».

Fra questi sicuramente anche i tassi di mortalità da infarto al miocardio. Nel marzo scorso i numeri di Agenas avevano evidenziato alcune criticità sulle reti tempo-dipendenti: secondo l’Agenzia per i servizi sanitari, infatti, in Toscana nell’ultimo anno, su 5.247 casi di infarto del miocardio, erano morte 330 persone a 30 giorni dal ricovero, il 6,29%, il tasso migliore d’Italia. Per gli standard peggiori, su cui l’azienda sta lavorando, erano stati registrati a proprio Pisa: qui, infatti, sono stati 810 i casi di infarto del miocardio acuto registrati nell’ultimo anno e 70 i pazienti deceduti a 30 giorni dal ricovero. Tradotto: l’8,64%, percentuale vicina a quelle di regioni che compaiono in fondo alla classifica.

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