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Basket/Lo spareggio

Herons Montecatini, il sogno poi il black-out. È il giorno del grande rimpianto

di Lorenzo Carducci

	La disperazione a fine partita (foto Nucci)
La disperazione a fine partita (foto Nucci)

Così è sfumato il salto in A2: troppi errori ai liberi ed è mancato il miglior Chiera

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Montecatini Per convenzione il giorno più triste dell’anno “si celebra” a gennaio: si chiama Blue Monday, che è anche il titolo di una canzone dei New Order. Nella vita vera però ognuno ha i propri lunedì blu. Il 23 giugno è stato quello degli Herons Montecatini, alle prese col risveglio forse più difficile della loro storia, l’indomani del sogno A2 sfuggito di mano sul più bello, domenica alla Baltur Arena di Cento.

Un lunedì di silenzi e delusione, di dolore e inevitabilmente anche di rimorsi, fino al 37’ dello spareggio con Mestre la parola più lontana dalla stagione di una Fabo andata abbondantemente oltre i propri limiti, fino a trovarsi sul +9 (66-57) a tre minuti e mezzo dal trionfo. Il momento in cui il rimpianto è entrato nel vocabolario rossoblù, spezzando il cuore di tutti, dai giocatori ai quasi mille tifosi che hanno sudato (anche loro) e sofferto sugli spalti, quelli che lo hanno fatto nel prato della pineta davanti al maxischermo e addirittura quelli di Pistoia, che speravano di rivivere il derby dopo 17 anni.

La palla persa di Dell’Uomo che scivola, i 7 punti di fila di Giordano, il quinto fallo di Arrigoni – per l’ennesima volta il faro dei termali – il pareggio di Mazzucchelli, insieme a Contento l’uomo del destino in un supplementare a senso unico per la Gemini, volata via con un parziale di 22-1. Sarà materiale per diversi incubi, come lo erano stati i canestri di Burini e Nikolic un anno fa al Palaterme. Ma a differenza di quella gara 5 con Avellino, questo spareggio si era messo davvero bene. Hanno funzionato tante cose: per larghi tratti Mestre non è riuscita a fare la propria pallacanestro, mentre gli aiorni hanno tirato molto meglio da fuori anche grazie alla circolazione trovata in alcuni frangenti. Poi il parziale che serviva quando serviva, a rompere il punto a punto, prima del calo vertiginoso (difficile dire quanto fisico e quanto mentale) costato tutto. Fatto sta che il merito di esserci andati così vicini rincara la frustrazione, contrappasso crudele per una squadra capace di un’impresa più grande di quella dell’anno scorso, trasformare una stagione travagliata in un’altra grande occasione alla partita numero 53 in nove mesi. Al di là degli ultimi 8 minuti tra tempi regolamentari e supplementare, sono pesati come macigni gli errori ai liberi, tirati col 56% (14/25) contro il 75% tenuto tra stagione regolare e playoff e contro quasi l’80% dei grifoni (27/34). Col rientro eroico di Benites (8 punti, 9 rimbalzi e 7 assist) e qualche tripla di Kupstas e Dell’Uomo, tra gli esterni è mancato il miglior Chiera, quello visto nei playoff. Il “cigno” si è sbattuto come sempre in difesa, ma inseguito dalle maglie rosse ha chiuso a 5 punti con 2/11 dal campo.

Ora però il basket giocato si ferma e per gli Herons si aprirà la fase delle valutazioni. C’è da capire con quale progetto tecnico ripartire per la prossima stagione di B Nazionale, col ritorno al Palaterme, il solito dualismo con La T Gema e l’arrivo della neopromossa Quarrata. Coach Federico Barsotti ha un altro anno di contratto, Natali prima di sedersi dietro la scrivania di direttore sportivo avrebbe un ultimo anno da giocatore, negli ultimi mesi è stato preziosissimo ma se volesse smettere di giocare e cominciare come dirigente potrebbe farlo. Tutto parte da una domanda: è finito un ciclo?

Prima di arrivare a una conclusione ci vuole qualche altro giorno. Per sbollire, rifiatare e poi riconciliarsi con quel dna che non conosce il verbo mollare. l

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