L’incidente
Montecatini, dalla bottega al mito: El Vaquero celebra 50 anni. La storia dello stivale indianino che va sempre di moda
L’epopea di Valerio Giuntoli (e ora del figlio Nicholas): grande festa a Buggiano per celebrare l’importante traguardo
BUGGIANO. Da un laboratorio e bottega in fondo a via Marruota, profondo Sottoverga a Montecatini (poi il negozio in corso Matteotti, il primo di una serie), a una festa in grande stile all’agriturismo Amici del Colle a Buggiano, per celebrare i cinquant’anni dalla fondazione del marchio di calzature El Vaquero, avvenuta nel 1975 grazie al genio creativo di Valerio Giuntoli e Marco Cardelli.
Il boom negli anni Ottanta con il riconoscibile stivale indianino e l’apertura di una trentina di negozi monomarca nel mondo (Saint Tropez, New York, Osaka, Beverly Hills, Milano, Parigi). Nel 1982 Paolo Rossi, il Pablito nazionale che ha trascinato l’Italia alla vittoria dei Mondiali di quell’anno, apre il suo a Vicenza. Il fatturato passa da 1,2 miliardi di vecchie lire nel 1981 a 16,2 miliardi cinque anni più tardi. Harrison Ford lo indossa nel film “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”, uscito nel 2008. Altre star lo pubblicizzano, Madonna, Cindy Lauper, Christina Aguilera, Cher, Laura Pausini.
Ecco dunque El Vaquero, oggi guidato da Nicholas Giuntoli, figlio del fondatore e attuale direttore creativo, che «ha saputo evolversi nel tempo restando fedele al proprio spirito artigianale e alla visione originale». Il periodo buio negli anni Novanta, la cessazione nel 1991 e poi il riscatto nel 1997, quando il fondatore riacquista il marchio e torna a commercializzarlo “prestandolo” sotto licenza ai calzaturifici toscani e marchigiani. Nel 2013 il nuovo corso con l’avvento di Nicholas Giuntoli e la costituzione della Valerio Giuntoli Corporation, che torna a produrre e commercializzare in proprio le calzature.
«Non sto solo celebrando 50 anni di attività – dice Valerio Giuntoli – sto brindando ai sogni realizzati, alla strada percorsa insieme alla mia famiglia, al viaggio che ho condotto fino a qui e a tutto ciò che ci aspetta. Ma soprattutto alzo il bicchiere a voi, a tutte le persone che hanno reso possibile El Vaquero. Senza di voi, nulla di tutto questo esisterebbe».
Oggi il marchio di calzature e accessori in pelle è distribuito in oltre cinquanta punti vendita nel mondo e attraverso il proprio sito di e-commerce. Il marchio ha ottenuto una riconoscibilità mediatica anche grazie a collaborazioni esclusive e citazioni nel mondo del cinema e dell’arte. Alcuni suoi modelli storici sono tra l’altro esposti in musei di rilievo come il Metropolitan Museum di New York e il Museo della Calzatura di Vigevano.
Alla festa dei 50 anni di attività - “Our story is your story” il claim - l’azienda ha celebrato «non solo la longevità del brand, ma soprattutto la community che in questi decenni ha contribuito a renderlo ciò che è: un marchio iconico, radicato nell’artigianalità italiana ma capace di parlare un linguaggio internazionale e contemporaneo». Con la torta firmata da Damiano Carrara. El Vaquero insomma si conferma «un brand solido, riconoscibile e amato, in grado di attraversare epoche e generazioni senza perdere autenticità».
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