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Montecatini, basket in libertà per tutti con l’apertura allungata: in arrivo anche un impianto di sorveglianza

di Lorenzo Carducci
Il murales con i volti che hanno fatto la storia del basket termale e che caratterizzano il playground del PalaVinci (foto Nucci)
Il murales con i volti che hanno fatto la storia del basket termale e che caratterizzano il playground del PalaVinci (foto Nucci)

Aumentata l’accessibilità al playground del PalaVinci per permettere agli appassionati di giocare a ogni ora

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MONTECATINI. «In una città di basket come Montecatini, è fondamentale che d’estate ci sia un campetto aperto e accessibile per tutto il giorno». Il consigliere di maggioranza Alberto Mei ne fa una questione quasi simbolica. Perché il playground del Palavinci è un gioiellino che ragazzi e appassionati della città e della Valdinievole devono potersi godere. Magari per imitare le gesta dei giocatori degli Herons e de La T Gema, che quest’anno giocheranno entrambe fuori città per i lavori in corso al Palaterme.

Tornando al campetto, l’attuale amministrazione ne ha già esteso gli orari di apertura: da agosto è aperto 24 ore su 24, ma per scongiurare bivacchi notturni e degrado e quindi anche per venire incontro alle richieste di sicurezza dei residenti di via Castellacci e dintorni, l’idea è quella di garantire, da maggio a ottobre compresi, un orario di apertura tra le 8,30 del mattino alle 22,30. Il Comune è alla ricerca di un’associazione del territorio che possa garantire un presidio svolgendo il servizio di apertura e chiusura del cancello. Fino ad allora resterà sempre aperto. Intanto a breve saranno installate almeno un paio di telecamere di videosorveglianza.

In quell’arena di cemento che costeggia la ferrovia si respira la storia rossoblù, non a caso i colori delle verniciature. Sul muro i volti di 8 leggende del basket termale, dipinti dall’artista David Vecchiato nel 2019 per i 70 anni del glorioso Sporting Club, iniziativa dell’ultima amministrazione Bellandi: due presidenti, Raoul Bellandi (a cui è intitolato l’impianto di via Leonardo da Vinci) e Vito Panati, due allenatori, Gianfranco “Cacco” Benvenuti e Massimo Masini, due dirigenti Ezio Tonfoni e Gino Natali, i gemelli del canestro Andrea Niccolai e Mario Boni. E volendo, di personaggi da omaggiare ce ne sarebbero anche altri, a partire dall’indimenticato allenatore delle giovanili Raffaele Romano e dallo storico segretario Aldo Olivieri. Il playground è dedicato a Roberto Fera, scomparso a 30 anni il 5 agosto del 2017. Ogni anno i suoi amici lo ricordano con il torneo 3 contro 3 “Ridi Robbe”.

Con la giunta Baroncini e l’ex vicesindaco Sartoni il campetto ha iniziato ad essere aperto e fruibile, ma con orari un po’ imitati (chiusura fissa alle 19) proprio per evitare frequentazioni poco raccomandabili ed eventuali danneggiamenti. Un rischio che, per chi ha vinto le ultime elezioni, vale la pena correre con i dovuti accorgimenti, per far vivere il più possibile lo spazio agli sportivi come succede in quasi tutti i campetti. Da che mondo e mondo, del resto, il basket di strada è nato (negli Usa) e sempre stato libero da lucchetti, anche in zone ben più pericolose di Montecatini.

«Il playground del Palavinci dev’essere accessibile con meno vincoli possibile a tutti i ragazzi che vogliano giocare – conferma l’assessore allo sport Marco Silvestri – specialmente d’estate. Mentre da novembre ad aprile l’orario sarà 10-19, da maggio a ottobre lo vogliamo estendere dalle 8, 30 alle 22,30 e per questo invitiamo associazioni o chiunque si voglia rendere utile a farsi avanti per la gestione del campetto, che è patrimonio della città. Se nessuno lo farà noi comunque lo terremo aperto. Metteremo le telecamere e se poi ci saranno situazioni critiche vedremo come affrontarle, ma credo che l’utenza possa già essere un deterrente importante».

«D’estate chiudere il campetto alle 19 è molto limitante – spiega Alberto Mei, che segue da vicino la questione da prima di diventare consigliere – quando abbiamo vinto le elezioni ci dicemmo che ampliare gli orari e renderlo più fruibile sarebbe state una delle nostre prime mosse. Infatti così stiamo facendo. Ci rendiamo conto che quello spazio può rischiare di diventare un angolo nascosto della città e un ritrovo per qualche balordo, ma la paura non dev’essere un motivo per tenerlo chiuso, anche perché è un bellissimo campetto e dev’essere vissuto e frequentato».

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