Il Tirreno

Affari mondiali

Trump ristruttura il bagno e sceglie il marmo di Carrara: la commessa con destinazione Casa Bianca

di Giovanna Mezzana
Il post di Trump e una veduta delle cave
Il post di Trump e una veduta delle cave

Il Tycoon parla di «Statuary marble». Un accordo blindato per la riservatezza mette top secret il fornitore

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CARRARA. Nella Notte dei Tempi ci furono gli imperatori della Roma augustea. I papi. Michelangelo. Poi, in epoca più recente, le famiglie reali: dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, del Qatar e del Kuwait. Tutti acquirenti o plasmatori (l’artista) , in una parola, “consumatori” del marmo di Carrara che, essendo per consuetudine sinonimo di grandiosità e di sfarzo, impreziosisce palazzi e residenze come pochi materiali al mondo e – per una sorta di proprietà transitiva – dà lustro a chi vi dimora.

È tutto déjà-vu: non solo per chi cava pietra dal monte e la rivende sul mercato mondiale ma anche per i carraresi in genere. C’è un però. Nel portafoglio-clienti delle aziende apuane del lapideo ancora mancava l’uomo che – stando alla prassi geopolitica globale – è considerato il leader più influente del pianeta: ovvero, il presidente degli Stati Uniti d’America. Adesso c’è.

Da dove si parte

Tutto inizia da un post che lo stesso Trump pubblica su Truth Social, il social network fondato proprio da lui: «Ho rifatto il bagno con marmo Statuario», tradotto, annuncia. Statuario, è un Trump-buongustaio. La domanda sorge spontanea: ma non sarà che quella pietra arriva dal ventre delle Apuane? Il Tirreno fa qualche verifica e – con un pizzico di stupore ma non troppo – non si può far altro che dire: è from Carrara. Da un piazzale di una delle imprese nostrane del marmo è davvero partita una commessa che ha fatto rotta sulla Casa Bianca.

L’annuncio social

Ripartiamo dal post nel quale il tycoon newyorkese pubblica due foto, un bagno prima e dopo la ristrutturazione a cui è stato sottoposto. È il bagno della Casa Bianca: o meglio, sarà una delle toilette del Palazzo del presidente, viene da pensare. È lui a documentate che quello è il Lincoln Bathroom, che è stato sottoposto a un restyling, dopo per altro – si viene a sapere – lavori eseguiti all’ala est della residenza presidenziale. Trump spiega a chi lo segue, ai follower, che se prima quel bagno era «in stile art dèco con piastrelle verdi», «il che era – puntualizza – del tutto inappropriato con l’Era Lincoln», adesso «L’ho rifatto – dice – in marmo Statuario lucidato, nero e bianco».

Aguzza la vista

È soddisfatto del lavoro Donald Trump. E sia perché quel marmo è talmente bello, sia perché stiamo parlando del bagno di Trump, che verrebbe da pensare che è Made in Carrara. Così Il Tirreno tasta il polso agli imprenditori. C’è chi dice – addetti ai lavori – che un marmo simile può arrivare da due luoghi nel mondo: o le cave di Carrara o le cave del Vermont.

Le fonti

Vale la pena cercare ancora. E arriva la conferma: «Sì, da Carrara sono partiti marmi destinati alla Casa Bianca», emerge dagli ambienti del lapideo. C’è di più: le stesse fonti – che vogliono, comprensibilmente, rimanere riservate – indicano che sarebbero stati curati in città non solo la fornitura del materiale ma anche progetti, dime e tagli dei pezzi speciali, con mock-up e fasi di posa ad alta specializzazione.

Chi ha venduto?

E allora non resta che sapere chi è il fortunato imprenditore o i fortunati imprenditori che possono mettere nell’Albo d’Oro della loro azienda un cliente di tale portata. E qui ci si deve fermare. Almeno per ora. Accordi di riservatezza – da manuale d’intelligence – impedirebbero al fornitore di alzare la mano per dire “Sono stato io a vendere il marmo a Trump”, anche se volesse farlo. È probabile che il “dossier” in futuro venga declassificato con un nulla osta alla divulgazione. Per ora bisogna farsi una ragione dello status quo: e “morire” di curiosità.

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