Dalla tragedia al figlio fino alla rinascita: «Sogno di fare la sarta itinerante»
Lunigiana, mamma artigiana lancia una raccolta fondi per acquistare un furgoncino
PODENZANA. Si chiama “Un furgoncino per il mio sogno artigianale” ed è la raccolta fondi lanciata su GoFundMe da Giorgia Piemonti, (s)artigiana – sarta – creativa, mamma. La sua è un’idea innovativa.
I primi passi lunigianesi
Originaria di Brescia, è arrivata nel 2016 in Lunigiana, come tanti per il desiderio di una vita diversa, semplice, nella natura. Il primo passo è stato: l’ingresso in un’associazione che si proponeva di creare un eco-villaggio da Ripola di Licciana Nardi. Alla base c’erano dei valori in cui Giorgia crede come mutuo aiuto, economia del dono, ecologia sistemica.
Tutto all’aria
Nel 2019 c’è l’incidente che le ha cambiato la vita. Un pentolino sul fuoco, la fiammata per una perdita di gas, il suo bambino di quattro anni ustionato a mani e viso, il ricovero all’ospedale Meyer, l’inizio della cura. «Le ustioni erano gravi – racconta – perciò è stato portato al Meyer dov’è stato ricoverato e operato, dove ha iniziato la cura. Per molto tempo ha dovuto portare maschera e guanti, di notte era frequente andasse in apnea». Nello stesso periodo: è sola, ci sono le indagini, la casa sotto-sequestro, nessun aiuto da servizi o enti non avendo ancora la residenza. «Sono stati anni pesanti, le cose vanno meglio ora».
Tiro il fiato
Arrivato il tempo delle elementari, Giorgia ha cercato per il figlio una scuola piccola. Si è trasferita in una casa riscaldata a legna a Montedivalli: «Avevamo bisogno di un posto sicuro in cui ricostruire la nostra serenità». Dieci giorni dopo il lockdown. Da allora Giorgia si è curata del suo piccolo in tutto e per tutto: «Ho dovuto mettere da parte me stessa e trovare strategie per garantirci una “normalità”. La cosa mi ha logorato, ma ora sono pronta a ripartire, a dimostrare a mio figlio che qualsiasi cosa accada possiamo farcela. Lui è fantastico, siamo stati l’uno la forza dell’altro, solo io e lui, con amici e parenti a farci da spalla».
Il progetto
L’idea della raccolta fondi è arrivata quest’anno, alla vigilia della sentenza di primo grado che, a sei anni dall’incidente, potrebbe render loro giustizia: «Sono arrivata a 2000 euro. Raggiungere l’obiettivo e avere un furgoncino tutto mio significherebbe ricominciare, fare qualcosa che parli di me e del mio lavoro, auto-determinarmi». Il cucito è terapia. «Quando arrivavano le maschere per lui io ero solita sistemarle perché potessero stargli meglio. Saperlo fare è stata una fortuna. Ora vorrei condividere ciò che faccio con quante più persone possibili lavorando in economia, raggiungendo loro col mio furgoncino, anche a casa».
Giorgia non è una sarta tradizionale, ma un’artigiana, ecologica. Realizza pezzi “sulla persona e per la persona”, mettendoci dentro i suoi valori e la sua creatività. Abbigliamento, accessori anche speciali e lavabili come sacchetti porta-pranzo, assorbenti, scottex. I materiali sono naturali o di recupero, la dimensione quella del “cucito artigianale consapevole”, come dice lei. Con queste doti e un mare più calmo, vuole fare del suo creare un lavoro stabile, della sua “mezcla” una base sicura. «Diventare sarta itinerante, muovermi con macchine, tessuti, un po’ di corrente elettrica, è il sogno di una vita. In tanti mi hanno già aiutato».
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