Lunigiana, bruciano una trappola anti peste suina africana. L’Asl: «Possibili gravissime conseguenze»
Si tratta di un sistema che permette la cattura di grandi numeri di cinghiali e l’Asl stigmatizza il gesto accaduto a Mulazzo
MULAZZO. Forte preoccupazione e condanna di un atto di vandalismo anche pericoloso per la comunità. E' la posizione dell'Azienda USL Toscana nord ovest dopo che giovedì la Polizia Provinciale ha segnalato all'Azienda sanitaria che nel comune di Milazzo, in Lunigiana, è stata bruciata da ignoti una Pig Brig, trappola che permette la cattura di grandi numeri di cinghiali grazie a un sistema di reti atraumatico per gli animali, prevedendo il loro successivo abbattimento nel rispetto del benessere animale.
La condanna di Asl
Questo nell'ambito delle misure finalizzate al contenimento della Peste Suina Africana. L'Asl sottolinea quindi "la gravità dell'atto, sia per la pericolosità di un incendio appiccato in maniera illegale e in ambiente rurale, con potenziali gravissime conseguenze sul territorio circostante, in una stagione particolarmente a rischio per la diffusione della linea di fuoco, sia in quanto costituisce un danno al patrimonio dello Stato".
Il rischio di rallentamento delle attività per fermare la Peste Suina Africana
L'azione dolosa, che l'Azienda sanitaria condanna dunque fermamente, potrebbe anche rappresentare motivo di rallentamento delle attività finalizzate a contenere la Peste Suina Africana.
Cos’è la Peste Suina Africana e perché minaccia parte del territorio toscano
La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia su base virale, altamente contagiosa e letale, che colpisce esclusivamente i suidi (quindi, in Italia, maiale e cinghiale). Essa rappresenta una grave minaccia per l’allevamento suinicolo mondiale, in quanto causa gravissime perdite economiche; per questo motivo, la normativa comunitaria la classifica come malattia che necessita di eradicazione immediata dall’Unione Europea. Da gennaio 2022 la malattia è presente in Italia, e a luglio 2024 è stato confermato il primo focolaio in un cinghiale selvatico in regione Toscana, nel comune di Zeri. Nel corso di un anno, nonostante gli sforzi messi in atto per contenere la malattia, il suo areale si è diffuso e le zone di restrizione imposte dall’Unione Europea (che impongono, appunto, restrizioni di varia natura per limitare il più possibile la sua ulteriore diffusione) attualmente coinvolgono la totalità del territorio della Lunigiana, oltre a Carrara e a Minucciano in Garfagnana.