Lucca, revocato il Daspo per tre tifosi dopo una rissa fuori dallo stadio
La questura: «Ostacolato un arresto». Il Tar accoglie le tesi della difesa
LUCCA. Il Tar della Toscana ha accolto il ricorso di tre tifosi della Lucchese colpiti da Daspo nell’ottobre dello scorso anno a seguito di un episodio accaduto a margine della gara Lucchese-Pescara che si disputava al Porta Elisa.
Una sentenza, quella del Tar, che dispone la revoca del provvedimento e per i tre tifosi si traduce nella possibilità di tornare allo stadio. Il tribunale ha accolto la tesi degli avvocati difensori dei tre tifosi, Simone Bonaldi e Jonathan Pezzini, in base alla quale, nella ricostruzione dell’accaduto, non sarebbero state imputabili con assoluta certezza le responsabilità dei fatti – aver ostacolato l’arresto di un uomo protagonista dell’aggressione ai danni di un poliziotto – all’origine del Daspo.
Cosa era successo
La vicenda nasce tutta da una rissa avvenuta nei pressi del Porta Elisa tra un gruppo di ultras lucchesi e un gruppo di giovani stranieri che non avevano nulla a che fare con le tifoserie. Per sedare la rissa interviene la Digos, gli ultras si danno alla fuga e uno di loro, nel corso dell’inseguimento, colpisce al volto un poliziotto. L’agente, nonostante le ferite, prosegue l’inseguimento ma – qui il motivo del contendere – a un certo punto sarebbe stato ostacolato dai tre tifosi poi colpiti da Daspo.
Il Tar
Per il Tar «i Daspo impugnati sono basati sull’assunto per cui i ricorrenti avrebbero volontariamente impedito l’arresto del presunto responsabile di una precedente aggressione, e in particolare ne avrebbero favorito la fuga frapponendosi fra questi e l’operatore di polizia che lo stava inseguendo». Tuttavia, sempre per il tribunale amministrativo «nell’ordinanza cautelare, dagli atti versati in giudizio, non risulta chiaro con quali gesti tale azione di disturbo e di favoreggiamento si sia in concreto realizzata».
E il giudice cita in proposito la relazione di polizia. «Dunque, il quadro degli accadimenti rimane tuttora particolarmente sfocato – si legge nella sentenza – in particolare non si comprende se l’operatore di polizia sia stato accerchiato o si sia dovuto divincolare da un contatto fisico o non sia stato piuttosto egli stesso a fermarsi, rinunciando per un momento alla rincorsa, per chiedere ai tre tifosi della lucchese se conoscevano il nome del suo aggressore; e sembrerebbe più verosimile tale seconda ipotesi, in mancanza di una immediata identificazione e di un deferimento dei tre per violenza o resistenza a pubblico ufficiale».
Il Tar ritiene probabile che «i tre ricorrenti nulla sapessero dell’aggressione che si era verificata poco prima in altra parte della città» e che «potessero essere incorsi in un fraintendimento sulla reale identità dell’inseguitore e sull’effettivo svolgersi di un’operazione di polizia». Insomma i tre tifosi non avevano chiaro l’accaduto e per questo motivo «i provvedimenti impugnati devono essere annullati» conclude il Tar che, a fronte delle incertezze nella ricostruzione della vicenda, ha comunque disposto la compensazione delle spese di giudizio tra le parti.
