Lucca, coltello alla gola della moglie: "Sei già morta"
Condannato a 4 anni e 2 mesi per ripetuti episodi di maltrattamenti e lesioni personali. Le botte alla donna anche davanti al figlio piccolo
LUCCA. La prevaricazione come regola della quotidianità di una coppia in cui lui un giorno arrivò a puntare un coltello alla gola della moglie.
Gesto sintomatico di una condizione di sudditanza alla quale l’uomo voleva sottoporre la madre di suo figlio. Un’imposizione esplicita e fisica in un rapporto in cui il dialogo e il rispetto erano il grande assente, almeno dalla parte del marito. E in un contesto di naufragata serenità familiare anche un bimbo, vittima collaterale di una vicenda approdata in Tribunale, che nel tempo è stato costretto ad assistere alle violenze del papà sulla mamma.
Una violenza assistita che nel processo è diventata un’aggravante a carico del 57enne (omettiamo le generalità per tutelare la parte offesa, ndr) condannato dal primo collegio del Tribunale a 4 anni e 2 mesi per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate.
Gli episodi risalgono al 2020 e si svolgono tra la Piana lucchese e la Valdinievole dove nel frattempo la donna si era trasferita dopo essersi allontanata da un marito che non le dava tregua. Nel passato dell’uomo ci son o altre situazioni da codice penale che lo hanno portato più volte davanti a un giudice e rimediare condanne.
Una sopportazione esaurita che neanche il distacco aveva risanato.
Di solito i frequenti litigi erano il preludio di epiloghi ben peggiori. Dalle offese alle aggressioni fisiche, gli assalti dell’uomo spesso finivano in botte.
A soccombere sempre lei, la moglie, umiliata anche davanti al figlio di 5 anni.
Il campionario delle sopraffazioni messe in atto dal marito andava dai calci agli schiaffi, dai pugni in ogni parte del corpo agli epiteti più brutti che si possono dire a una donna per mortificarla. Il tutto accompagnato da minacce di morte e offese con parolacce. Una volta, ennesimo picco di un delirio ricorrente, l’imputato le mise un coltello sotto la gola gridando che l’avrebbe ammazzato. Era il novembre 2020. In un’altra occasione l’aveva presa a schiaffi con una tale forza da farle sbattere la testa contro lo sportello dell’auto urlandole sei una “p..a, t..a. pezzente". Per poi dirle «sei già morta» saltando sul cofano della vettura della donna provocando alcuni danni alla carrozzeria.l