Il Tirreno

Lucca

Verso il processo

Lucca, uccise la moglie a febbrario: Pescaglini va ai domiciliari

di Pietro Barghigiani
Lucca, uccise la moglie a febbrario: Pescaglini va ai domiciliari

Il femminicida esce dal carcere, a casa con il braccialetto elettronico. La Procura ha chiesto il processo: non contestata la premeditazione

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LUCCA. Vittorio Pescaglini uscirà a breve dal carcere per andare ai domiciliari con il braccialetto elettronico.

Si sono attenuate esigenze cautelari secondo il gip che firma l’atto di scarcerazione dell’operaio 55enne reo confesso dell’omicidio della moglie Maria Batista Ferreira, 51 anni, brasiliana, all’esterno dell’hotel Gorizia a Fornaci di Barga, uccisa con quattro pugnalate il pomeriggio del 26 febbraio scorso.

Il gip ha accolto la richiesta dell’avvocato Gianmarco Romanini (c’era il parere negativo del pm Paola Rizzo) nella quale era stata evidenziata non solo la piena collaborazione di Pescaglini subito dopo il delitto, ma anche la sua condotta durante il periodo di detenzione.

«Sono distrutto, sono pentito» furono le sue prime parole all’allora avvocato d’ufficio incontrato prima dell’interrogatorio con il magistrato nella caserma dei carabinieri. A distanza di quasi dieci mesi dall’omicidio, l’operaio di Fabbriche di Vergemoli lascia il carcere di San Giorgio. Resterà sempre in stato di detenzione, ma a casa. Il controllo sarà garantito dal braccialetto elettronico. Per il giudice la misura cautelare idonea è quella dei domiciliari e non più la custodia in cella.

Nel frattempo la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio del femminicida.

Il capo di imputazione non prevede più l’aggravante della premeditazione dell’omicidio, ma la preordinazione. Un distinguo sostanziale che significa poter accedere al rito abbreviato per Pescaglini evitando l’ergastolo previsto con l’aggravante della premeditazione. Pur nella volontarietà del gesto, l’operaio non ha pianificato l’omicidio con un ragionevole lasso di tempo. La scelta sarebbe stata maturata nel giro di poche ore dopo l’ennesimo litigio per telefono con la moglie da cui voleva separarsi.

Pescaglini deve difendersi anche dal reato di porto abusivo di arma da taglio. È il pugnale di 38 centimetri con lama a doppio taglio di 25, 5 centimetri usato per uccidere la donna con quattro colpi in una sequenza di sangue in successione tra braccio destro; coscia sinistra; mammella e torace destro. Un affondo fatale, l’ultimo, con la lama che aveva trapassato polmone destro, pericardio, cuore e polmone sinistro. Un decesso sopraggiunto in pochi istanti.

Esasperato dal rifiuto della donna di concedergli la separazione e, secondo l’accusa, anche dalla continua richiesta di soldi di Maria Batista Ferreira, Pescaglini, quel lunedì pomeriggio di fine febbraio andò a casa, prese il pugnale e poi attirò la moglie nel tranello mortale con un messaggio WhatsApp: «Ci vediamo fuori dall’albergo, ti ho portato i soldi». Un appuntamento concluso con quattro pugnalatel


 

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