Lucca, bocca rovinata da dentista abusivo: sì al risarcimento di 40mila euro
L'uomo esercitava senza laurea, la perizia: «Trattamenti dentali inaccettabili»
LUCCA. Una sfilza di errori ai danni di un paziente nello studio dentistico intestato a un parente, ma in cui lavorava anche lui, sedicente odontoiatra privo di laurea finito più volte davanti al giudice -con relativi patteggiamenti – per esercizio abusivo della professione di dentista. Dopo il primo no del Tribunale di Lucca alla richiesta di risarcimento, l’ex paziente dell’odontoiatra abusivo in appello ha ottenuto ragione: i giudici gli hanno riconosciuto – comprese le spese legali – oltre 40mila euro di risarcimento danni.
Il “dentista” ha sempre sostenuto di non essere stato lui a mettergli le mani in bocca, ma atti e testimonianze lo hanno smentito.
La storia risale in là nel tempo, tra il 2008 e il 2009, in uno studio dentistico di Ercolano (Napoli) dove all’epoca il paziente abitava. Poi il trasferimento a Lucca e la causa avviata davanti al Tribunale lucchese. La moglie del risarcito ai giudici ha riferito «di aver assistito alle operazioni chirurgiche effettuate personalmente (dal dentista abusivo, ndr) e di essersi sottoposta anche lei a qualche operazione chirurgica effettuata dallo stesso: «Aggiungo che anch’io mi sono sottoposta a qualche operazione chirurgico – dentistica. Ho subito una devitalizzazione e mi aveva dato del cortisone; quando mi sono trasferita ho dovuto rifare la devitalizzazione ed incapsulato il dente perché non vi era stata una corretta devitalizzazione». Un amico ha ricordato di aver accompagnato «due o tre volte» il paziente in causa ad effettuare cure odontoiatriche. Ha precisato di aver avuto modo di assistere agli interventi dentistici sull’amico perché «c’era una porta a vetri nello studio che separava la sala interventi ed io potevo vedere chi c’era a procedere».
Dirimente per l’accertamento della responsabilità è stata la consulenza tecnico d’ufficio sul lavoro svolto dal presunto dentista. Si legge: «Emerge la responsabilità professionale in relazione alla realizzazione dell’opera riabilitativa ed endodontica dell’arcata inferiore nel cavo orale. La responsabilità professionale deriva sostanzialmente da trattamenti endodontici inaccettabili, circostanza che evidenzia la mancanza di professionalità (del “dentista”, ndr) nell’effettuare la cura canalare e l’incapsulamento dell’arcata inferiore. Lo stato attuale dell’arcata inferiore del paziente e cioè compromissione di tutti gli elementi residui è da ricondursi ad una inadeguata ed inaccettabile terapia endocanalare degli elementi dentari». Un danno da risarcire con oltre 40mila eurol
Pietro Barghigiani
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