Livorno, il dollaro di Spinelli e della Coppa Uefa finisce all’asta: richiesta 94mila euro
In tribunale un pacchetto che riguarda anche i diritti televisivi del Livorno anni ’50. Il marchio inaugurato da Achilli identificò gli amaranto in serie A, ma anche il declino
LIVORNO. Il marchio “As Livorno Calcio 1915”, quello col quale abbiamo rivisto la serie A dopo 55 anni e giocato in Europa League, viene messo alla vendita senza incanto asincrona telematica. La data è fissata per martedì 7 ottobre prossimo alle ore 10. In caso di più offerte valide, si procederà a gara il cui termine è fissato per mezzogiorno del 14 ottobre. Prezzo base, 94 mila euro e, in caso di gara, aumento minimo di 5 mila euro.
È tutto contenuto nell’avviso del Tribunale di Livorno che propone in unico lotto il ramo d’azienda della società fallita, comprendendo il marchio che comparve per la prima volta nella storia amaranto con la presidenza Achilli, proseguito con Spinelli, e che ha suonato l’ultima campana con le note vicende che condussero in rapida sequenza prima a una agonia agonistica in serie C, la conseguente retrocessione in quarta serie e la ripartenza dal campionato di Eccellenza.
La storia del dollaro
Un dollaro se vogliamo “rebrendizzato” rispetto a quello originale, che adotta invece le lettere USL sovrapposte, abbracciate da due cerchi concentrici. Un’opera in stile liberty, che la storia ci dice essere ispirata agli stemmi dei club inglesi, che fu ripresa da molte società italiane, come l’Inter quando nacque nel 1908, stesso anno in cui, in Spagna per esempio, anche il Real Madrid si adeguò alla moda, cambiando il suo primo logo della fondazione avvenuta sei anni prima.
Il dollaro che va all’asta insomma, presenta la lettera A (di associazione), invece della lettera U (unione) testimoniando la variazione della denominazione societaria che fu adottata con l’arrivo dell’imprenditore che vendeva auto di lusso. Uno stemma registrato la prima volta nel 1997 e valido fino al 14 giugno 2027 (i marchi si rinnovano ogni 10 anni, ndc), arrivato su maglie, carta intestata e gagliardetti (successivamente anche sugli articoli di merchandising), a partire dalla stagione 92/93, dopo la parentesi con denominazione e diverso logo che si ebbe con la Pro Livorno nel’88/89, e quella di Unione Calcio Livorno dall’89/90 al 91/92 (il ritorno al dollaro, ma con le iniziali cambiate).
Il pacchetto all’asta
Chi si proporrà per comprare il pacchetto, nell’avviso del Tribunale, si specifica che diventerà titolare del marchio, dei diritti di autore sul materiale audiovisivo presso gli archivi Rai, relativo alle partite e alla storia del club dalla stagione 54/55, i diritti di sfruttamento di immagine del club, comprendenti immagine collettive di squadra e dei simboli atleti in contesto ufficiale, oltre ai segni distintivi.
Ma all’asta nel pacchetto c’è anche l’avviamento commerciale e reputazione sportiva, ossia il valore legato al legittimo sfruttamento del nome, della storia, dei risultati sportivi conseguiti e della notorietà acquisita a livello nazionale e internazionale. E tutto questo, serve per meglio comprendere le vicende ultime, quelle che hanno portato il Livorno (che aveva per tempo percepito le avvisaglie) ad adottare prima un logo nuovo che fosse di rottura col passato recente e remoto che tuttavia non è piaciuto ai tifosi e poi, la decisione del sindaco e della giunta che temporaneamente accontenta tutti, di prestare per un anno il simbolo del Fides (che del resto comparve sulle maglie amaranto sin dal 1915) ed in attesa di ulteriori sviluppi. Cioè, la possibilità di tornare eventualmente in un futuro, chissà, magari con un forte restyling, ad usare il marchio Unione Sportiva che secondo quanto teorizzato “copierebbe” quello di Associazione Calcio, oppure individuarne uno diverso ma nel quale gli sportivi si identifichino.
Il dollaro di Fernandez
Al momento, il dollaro originale, è di proprietà di Enrico Fernandez Affricano che l’ha dato già a partire da quattro campionati fa in uso al sodalizio amaranto, mentre la denominazione Us Livorno 1915 appartiene al Club Mario Magnozzi, ed è concessa alla società sin dall’Eccellenza in base ad un contratto stabile che mette in sicurezza Joel Esciua.
Con il fallimento, il curatore acquisì i beni della società: dai pullmini, ai completi da gioco ancora in magazzino, il centro di Fauglia, le teche Rai, cioè i diritti di immagine che la televisione di Stato e la Figc vendettero a ciascuna società e messi anch’essi a bilancio. Con anche i mobili storici e le coppe che Fernandez, con ennesimo atto d’amore, compro’rimettendo tutto in sede allo stadio.
In un primo momento, del marchio As Livorno Calcio, nessun riferimento.
L’idea Livorno Popolare
Ma qualcosa cominciò a muoversi, probabilmente, con la nascita di Livorno Popolare, movimento spontaneo di gente con l’amaranto nel sangue, mosso dalla nobile intenzione di ripartire con una nuova società, chiamandola appunto Us Livorno. Una richiesta partita perché forti di un marchio messo al sicuro dalI’attuale presidente onorario e di una denominazione di proprietà del Magnozzi. Il tentativo andò però fallito e con lui, anche il disegno che avrebbe potuto coinvolgere la Pro Livorno per non cominciare dalla terza categoria. Arrivò dunque il piano B, ovvero la richiesta al curatore di acquistare il marchio ASL che aveva esordito con Achilli e rimasto attivo sino all’arrivo dei sigilli. Ma Livorno Popolare dopo l’entusiasmo iniziale, non ha proseguito la sua missione e non se ne fece più di nulla. E forse proprio da quella richiesta, ha preso spunto la convinzione che il marchio avesse un effettivo peso economico, deducendo che addirittura il dollaro USL producesse interferenza, risultando riconducibile al dollaro ASL, creandogli un danno di valore con il rischio per la società attuale di trovarsi invischiata in una causa. Il Livorno, giustamente, si è tirato fuori dalla bega che poteva sfociare in tribunale, scegliendo una strada diversa; Fernandez invece si occuperà semmai (non appare interessato a partecipare all’asta di ottobre) di dimostrare nelle sedi opportune che il dollaro è uno solo, nato e conosciuto nel globo sin quando i palloni erano marroni, ed è quello suo.
Il Fides di Salvetti
Una faccenda che sembrerebbe in prima battuta trovare facile e scontata risposta per chi conosce la storia del calcio, ma che invece non promette di mettere un punto definitivo in tempi brevi. Quello che è sicuro è che molto presto si penserà un nuovo marchio da registrare anche perché il Fides è un simbolo del comune ed è da considerarsi come soluzione transitoria, buona solo per una stagione.
Lo si capisce anche dalle parole di Salvetti. «Abbiamo dato il Fides da mettere sulle maglie del Livorno, perché il logo nuovo presentato non era piaciuto e perché nel frattempo mi auguro si possa chiarire la faccenda del dollaro, quello vero, non quello ASL che, con tutto quello che è accaduto, doveva essere, come atto dovuto, regalato alla città. Un marchio che spudoratamente copia l’originale, diventato ora terreno per avvocati. Se entro un anno, non si sarà venuti a capo della faccenda, per tempo la società si sarà già comunque cautelata attraverso un percorso che coinvolga i tifosi per un marchio di appartenenza collettiva».
Non resta che attendere quindi la prossima puntata della storia, che vivremo fra meno di tre mesi registrando l’esito di questa vendita all’incanto. E anche di come andrà a finire, e soprattutto quando, la spiacevole “guerra” del dollaro.