Il Tirreno

Livorno

Le intercettazioni

Inchiesta permessi facili, le “mazzette” ricevute al comando: «Contanti nascosti dentro un libro»

di Claudia Guarino

	Il comando dei pompieri in via Campania (Foto d’archivio
Il comando dei pompieri in via Campania (Foto d’archivio

Livorno, la Squadra mobile ha iniziato a lavorare dopo la segnalazione di un’imprenditrice cinese stanca di pagare. Cosa emerge dalle intercettazioni

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LIVORNOUn’attività multata per anomalie al sistema antincendio e la necessità di rimettersi in regola. Poi, l’entrata in gioco del dirigente dei vigili del fuoco che avrebbe iniziato a parlare di “regali” in grado di indirizzare la situazione a favore dei titolari per evitare la chiusura. Ecco, quindi, gli incontri tra il dirigente dei vigili del fuoco Giuseppe Mazzotta e gli imprenditori, le telefonate, i messaggi Whatsapp e la consegna delle “mazzette”, talvolta tramite intermediari direttamente coinvolti nell’inchiesta.

E un’intercettazione in cui Cristina Solari, parlando con l’imprenditrice legata all’attività in questione, racconta che avrebbe portato i soldi della donna a Mazzotta raggiungendolo direttamente al comando dei vigili del fuoco. Il pompiere li avrebbe presi e riposti dentro un libro, che avrebbe poi chiuso. Poi, ecco il rilascio del certificato. Ma solo dopo aver ricevuto circa cinquemila euro in diverse consegne. Dopo l’attività in questione si sposta altrove, ma il capannone precedente resta alla stessa famiglia, che vuole aprire un’altra attività, e si ricomincia. Però questa volta gli interessati prendono tempo, non cedono alla richiesta di ulteriore denaro e denunciano Mazzotta, l’ingegner Alessandro Scheveger e Cristina Solari. Questa, quanto meno, è la ricostruzione fatta dagli investigatori che emerge dall’ordinanza di applicazione della misura cautelare nei confronti di Mazzotta.

L’attività cinese

Tutto (o quanto meno la vicenda che porta allo scoperto il sistema dei permessi facili) inizia nel novembre del 2021 quando un controllo dei vigili del fuoco mostra anomalie nel sistema antincendio di un’attività gestita da cinesi con emissione di contestuale sanzione. Successivamente Mazzotta sarebbe tornato in negozio suggerendo di affidare la direzione dei lavori di messa a norma all’ingegner Scheveger e chiedendo un corrispettivo per non chiudere l’attività. A quel punto i titolari – secondo quanto ricostruito dalla Procura – avrebbero pagato i primi mille euro. Poi succede che nel gennaio del 2022 i vigili del fuoco esprimono parere favorevole al progetto per sistemare l’impianto presentato da Scheverger. E una ditta invia agli imprenditori cinesi un preventivo per effettuare i lavori. Loro ne parlano con Scheveger il quale, a quanto risulta dalle carte, avrebbe telefonato a Solari che avrebbe poi presentato un preventivo più vantaggioso. L’avrebbe, in sostanza, adattato a quello della concorrenza.

I pagamenti

A lavori avviati, Mazzotta avrebbe proposto che, a fronte del pagamento di 3 o 4mila euro, si sarebbe potuta chiudere la pratica senza ulteriori controlli e a quel punto, impauriti dalla situazione che si era creata, gli imprenditori avrebbero deciso di pagare consegnando circa duemila euro a Solari che in seguito avrebbe dichiarato di averli portati a Mazzotta nel suo ufficio al comando dei vigili del fuoco. Passa il tempo e Mazzotta – sempre secondo la ricostruzione basata sulle indagini portate coordinate dalla Procura – avrebbe continuato a chiedere regali paventando ulteriori irregolarità nel capannone dove doveva essere avviata l’attività. Gli imprenditori cinesi avrebbero quindi pagato altri mille euro e a quel punto Scheveger avrebbe chiuso i lavori e il successivo controllo dei vigili del fuoco non avrebbe rilevato anomalie.

La denuncia

Passa il tempo e, a fronte di ulteriori richieste di “regalini” per il certificato di prevenzione incendi della nuova attività e per la voltura di una pratica, gli imprenditori, stanchi della situazione, decidono di denunciare e, contestualmente, cominciano registrare gli incontri con il funzionario dei vigili del fuoco. La polizia, da parte sua, comincia a registrare le telefonate e gli scambi di messaggi tra gli indagati da cui, tra le altre cose, sarebbe emerso il ruolo di Solari come di colei che, almeno in alcune occasioni, avrebbe preso i soldi dagli imprenditori per poi portarli a Giuseppe Mazzotta. 

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