Livorno, anziano pestato dal vicino. Il figlio: «Solo un pazzo fa così. Ho provato a parlarci, si è barricato in casa»
Il racconto del familiare della vittima presa a calci nella sua casa di via dei Funaioli dal dirimpettaio perché, a suo dire, di notte faceva troppo rumore: «Mio padre ha una gamba dolorante»
LIVORNO. «Quel che è successo non ha alcuna spiegazione, almeno io non la trovo. Sono senza parole: voglio sperare che questa persona abbia dei problemi personali, mentali direi, altrimenti l’aggressione non è concepibile. Una qualsiasi persona dotata di un minimo senso civico, un cittadino civile insomma, mai si permetterebbe di picchiare in questo modo un uomo, figurarsi se anziano. Dopo il fatto gli ho citofonato, chiedendogli di scendere per capire come mai avesse fatto questa cosa. Per tutta risposta ha deciso di rimanere chiuso in casa, non si è degnato nemmeno di parlare».
È sotto choc il figlio del settantasettenne picchiato nella mattinata di giovedì 29 maggio in via dei Funaioli, non lontano dalla Terrazza Mascagni, dove abita. Ad aggredirlo a calci un vicino di casa, fra i 30 e i 40 anni, in escandescenze perché, a suo dire, l’anziano di notte farebbe troppo rumore.
Alessandro – è un nome di fantasia perché al Tirreno chiede l’anonimato – lei è arrivato in soccorso di suo padre subito dopo l’aggressione. Come sta?
«Non bene. Ha dolore a una gamba, perché il vicino lo ha colpito con dei calci. Poi escoriazioni in varie parti del corpo. Sul momento ha preferito di non andare in ambulanza all’ospedale. Mio babbo ha già qualche problema di salute, questa non ci voleva. Poteva comunque andare peggio, perché se fosse caduto male avrebbe potuto fratturarsi delle ossa e quell’età, si sa, poi è la fine».
Ha capito cosa sia successo?
«Francamente no, non me lo spiego».
Perché il vicino lo ha picchiato all’improvviso?
«Già in passato c’erano stato dei problemi con lui, ma mai aveva fatto una cosa del genere. Si lamentava dei rumori notturni, penso che mio padre ogni tanto urli nel sonno o tenga il televisore col volume alto, anche se io e mia sorella gli abbiamo regalato delle cuffie wireless. Ma sono cose che non hanno senso di fronte a un’aggressione. Questa persona ha agito in un modo criminale».
Ha provato a parlarci?
«No, non mi ha aperto la porta. Quindi ho chiamato la polizia». I rapporti erano quindi tesi già in passato. «Una volta ci parlai e iniziò anche a salutare mia sorella. Diversi vicini hanno problemi con questo individuo».
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