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Livorno, addio al ristoratore Stefano Bonistalli: portò ai mondiali in Spagna lo striscione del bar Civili che fece storia

di Claudia Guarino

	Stefano Bonistalli e lo striscione portato ai mondiali di Spagna da lui e Claudio Bartoli
Stefano Bonistalli e lo striscione portato ai mondiali di Spagna da lui e Claudio Bartoli

Titolare della Lucciola a Castiglioncello, si è sentito male mentre sistemava i danni provocati dalla mareggiata. Aveva 68 anni

06 dicembre 2023
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LIVORNO. «Bimbi, ma perché un ci si fruga, si butta un po’ per uno e si fa uno striscione da portare ai mondiali?». Fu Renzo Possenti, il “rosso” che lavorava dal Civili, a dare l’idea, insieme a Dante Osti. Ma di certo nessuno avrebbe mai pensato che lo striscione “Forza Azzurri, bar Civili Livorno”, immortalato dietro all’undici titolare al mundial spagnolo dell’82, sarebbe entrato nella storia. Neanche Claudio Bartoli e Stefano Bonistalli, che quello striscione lo portarono fisicamente negli stadi di Spagna. «Fu un’avventura fantastica – dice Bartoli –. E adesso non posso credere che Stefano non ci sia più». Bonistalli era alla Lucciola, il ristorante della sua famiglia a Castiglioncello, quando si è sentito male. Era andato lì martedì per sistemare i danni provocati dalla mareggiata e, a un certo punto, si è accasciato a terra. È morto qualche ora dopo, all’ospedale di Livorno, dov’era stato trasferito d’urgenza. Aveva 68 anni e lascia un grande vuoto nel cuore delle tante persone che gli volevano bene. Soprattutto in quelli degli amici di una vita, della moglie Sandra Ghignoli e dei due figli: Tommaso e Matteo.

«Stefano era una persona schietta – racconta la moglie – e conserveremo di lui un ricordo bellissimo». Così faranno anche i “suoi” in via del Vigna. I ragazzini delle Sorgenti che hanno portato il marchio Civili in giro per il mondo.

«Facemmo lo 0-0 al debutto con la Polonia – ha raccontato Bartoli al Tirreno qualche tempo fa – e due giorni dopo eravamo pronti alla partenza. Alle 14 ritrovo qui al Civili, un bel ponce e poi, in sella alle moto, la mia una Honda 900, una 750 quella di Stefano Bonistalli. Prima tappa, Nizza. Il giorno successivo, rotta verso la Spagna. Passaggio da Barcellona e, meta, Ibiza. Da lì, moto in garage e volo in aereo per Vigo. Giocavamo col Perù, era il 18 giugno e fu quella per il nostro striscione, la data del debutto». Poi, il ritorno a Ibiza e a Barcellona. E quei biglietti rimediati per due posti in curva. «Bonistalli mi disse: “de, ma in curva, se si vole attaccare lo striscione, un si vede mia. Cosa si fa, si trabarca?” In tre balletti eravamo oltre, posizione centrale e ideale, in mezzo a tanti spagnoli, ma anche argentini».

E quello striscione, immortalato in curva, fece la storia. Perché fu fotografato dietro l’undici azzurro titolare e fece il giro del mondo. «Non potevamo prevederlo – dice adesso Bartoli –, ma scelsero proprio quella foto, dove dietro c’era il nostro striscione». Lungo cinque metri e alto poco più di uno, è stato poi istallato nel suo luogo naturale: il bar Civili.

Stefano Bonistalli partecipò all’impresa spagnola insieme a Claudio Bartoli, in motocicletta. E fu anche per lui incredibile. L’aveva del resto raccontata più volte anche ai suoi familiari, con cui gestiva il ristorante di famiglia a Castiglioncello, dove era molto conosciuto. La salma di Stefano Bonistalli si trova alla camera mortuaria dell’ospedale di Livorno ed è qui che rimarrà fino a domani mattina alle 9,30.


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