Il Tirreno

Il caso

«No, non lo faccio»: rifiuta l’esame orale alla maturità e viene promossa, secondo caso in Italia


	Maddalena Bianchi
Maddalena Bianchi

La storia di Maddalena: «Ai professori ho detto che il nostro sistema scolastico mette solo pressione, serve un cambiamento»

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Il giorno dell’orale di maturità, invece di iniziare il colloquio come tutti gli altri, Maddalena Bianchi, studentessa del liceo scientifico “Galilei” di Belluno, ha fatto una scelta inaspettata: ha rinunciato all’esame per portare un messaggio. “No” a un sistema scolastico che, secondo lei, mette il rendimento prima delle persone. Un gesto forte, meditato, con cui la diciannovenne ha voluto attirare l’attenzione su un modello educativo che sente distante. «Non ho sostenuto l’orale per denunciare un problema che riguarda molti di noi», ha raccontato Maddalena al Corriere, che aveva preparato un discorso al posto della tradizionale esposizione prevista dall’esame. Si tratta del secondo caso in Italia nelle ultime settimane di studenti che si rifiutano di sostenere la prova orale alla maturità e vengono promossi.

Una critica al sistema, non alla conoscenza

Nessuna bocciatura dell’istruzione in sé, anzi. Maddalena ha riconosciuto il valore della preparazione ricevuta, ma ha criticato apertamente ciò che, secondo lei, manca: ascolto, attenzione all’individuo, empatia. «La scuola si concentra troppo sui numeri, sui voti, sulla competizione – ha detto – mentre gli studenti vengono spesso lasciati soli nei momenti difficili». Il suo racconto ha toccato anche esperienze personali: dall’inizio del percorso scolastico, quando si è trovata in una classe nuova senza alcun supporto emotivo, fino alle frustrazioni con alcune materie, come il latino, dove nonostante l’impegno costante, non riusciva a ottenere risultati apprezzati.

Un ambiente che alimenta la pressione

Secondo Maddalena, il disagio non nasce solo da carichi di studio o interrogazioni, ma da un clima generale in cui si viene spinti a «essere i migliori», anche a scapito del benessere psicologico. Il voto negativo, ha sottolineato, viene spesso vissuto come una condanna personale, non come una semplice indicazione da cui migliorare. Eppure, il sostegno non è mancato del tutto: la sua famiglia, ha raccontato, l’ha sempre incoraggiata, anche nei momenti di difficoltà. Il problema, secondo lei, è radicato nella struttura stessa della scuola, che lascia poco spazio alla crescita personale.

Una scelta consapevole

Maddalena ha deciso di agire da sola. Nessuno era al corrente della sua intenzione, nemmeno la madre, che ha chiamato solo dopo l’uscita dall’aula. La sua protesta è stata ascoltata con attenzione dalla commissione. Alcuni professori, ha detto, hanno riconosciuto la validità delle sue parole, pur ammettendo quanto sia complicato cambiare le cose «da dentro». Per la prima volta, ha aggiunto, «ho percepito l’umanità nascosta dietro le cattedre».

Il futuro dopo la protesta

Nonostante il rifiuto dell’esame, Maddalena non ha rinunciato al proprio percorso. Ha già sostenuto i test d’ammissione a Astronomia presso le università di Padova e Bologna e attende con serenità l’esito delle graduatorie. Si è preparata in autonomia, nei pomeriggi, trovando un equilibrio dopo mesi di stress. «So che anche nel lavoro non sarà tutto semplice, ma iniziare a 14 anni a vivere sotto pressione non è la strada giusta», ha osservato, con uno sguardo rivolto a modelli scolastici alternativi, come quelli del Nord Europa, che prediligono la cooperazione alla competizione.

Una voce tra molte?

Maddalena non crede di essere sola. Nella sua generazione, dice, si sta facendo strada un desiderio diffuso di cambiamento. Un’esigenza che potrebbe tradursi in una «piccola rivoluzione», basata su un’idea diversa di scuola: più umana, più attenta, meno ansiogena.

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