Grosseto, vende una penna online ma gli rubano 3mila euro: è la truffa “del Pdf” – Cascarci è facilissimo: come funziona
Una donna interessata all’acquisto, qualche messaggio e poi l’attimo fatale: partono i bonifici e la banca non restituisce i soldi
GROSSETO. Anche stavolta gli sono bastati qualche click e forse un paio di minuti per mettere in vendita, su una nota piattaforma online, una penna da collezione, edizione 2011/2012. La foto del prodotto, il prezzo – sotto i 20 euro –, la marca. Lui – un cinquantenne di Orbetello, in provincia di Grosseto, – spesso sfrutta il mondo di internet per “liberarsi” di oggetti che non sono da buttare, anzi, ma che non gli servono più e che altrimenti starebbero chiusi dentro un cassetto.
Il messaggio sospetto
Siamo a marzo scorso e non passa nemmeno un giorno dalla pubblicazione dell’annuncio di vendita che, la sera stessa, all’uomo arriva un messaggio. È di una donna talmente tanto interessata alla penna che l’ha già acquistata. Almeno, lei sostiene di averlo fatto. E, a conferma dell’avvenuta transazione, invia – sempre tramite messaggio – un allegato a riprova dell’avvenuto pagamento, chiedendo di cliccare su quello che sembra a tutti gli effetti un pdf per aprirlo e in questo modo controllare. Il messaggio, in effetti, sembra un po’ strano ma l’ora è tarda e lui è incuriosito, vuole sincerarsi di aver venduto il prodotto. Così clicca sul file una prima volta ma, non riuscendo a visualizzare la conferma del pagamento, ripete l’operazione più volte. Quattro, in totale. Eppure della testimonianza dell’operazione nemmeno l’ombra.
La scoperta dei pagamenti
Da qui nasce il sospetto. E infatti poco più tardi, controllando il proprio conto corrente, l’amara scoperta: l’uomo si accorge che l’importo della penna non gli è mai stato accreditato. In compenso, dal suo conto sono invece partiti ben 4 pagamenti a favore di un soggetto estero, tutti di pari importo, per un totale di quasi 3mila euro. Soldi persi, spariti dal suo conto; il tutto nell’arco di venti minuti.
La spiegazione dell’avvocata
Quando l’uomo ha cliccato sull’allegato, «questo l’ha rimandato con ogni probabilità a un link malevolo che, in maniera illegittima e truffaldina, aveva autorizzato i pagamenti», spiega l’avvocata Francesca Frosini, legale di Federconsumatori Grosseto, ai cui sportelli arrivano in media due, tre casi simili al mese.
La denuncia e la risposta della banca
«Dal suo home banking – aggiunge –, il consumatore ha visto che i pagamenti si trovavano ancora in fase di preautorizzazione, come peraltro confermato dal call center della banca e l’indomani, dopo una nottata insonne, di ansia e angoscia, si è recato subito alla sua filiale di fiducia per disconoscere quanto effettuato con in mano la denuncia effettuata dai carabinieri. La banca, la filiale a cui sempre si rivolge e della quale si fida, gli fa compilare un modulo per il disconoscimento da indirizzare alla società che gestisce la carta di credito la quale, nel giro di pochi giorni, fornisce una risposta negativa alla richiesta di disconoscimento».
Il rimpallo di responsabilità
Una risposta secca «con la quale – spiega Frosini – si dichiara che le operazioni risultano correttamente contabilizzate e che sono state correttamente autorizzate dall’utente, non tenendo assolutamente conto del messaggio truffaldino (smishing) e ritenendo la condotta del cliente gravemente colposa». L’associazione ha tentato così di inviare un nuovo reclamo, anche alla società collocatrice della carta di credito, «ma, ad oggi, a distanza di quasi un anno – fa sapere Frosini – non abbiamo ottenuto alcuna risposta se non un vero e proprio rimpallo di responsabilità tra istituto di credito e società che ha emesso e gestisce la carta di credito e che di fatto non fornisce alcuna risposta adeguata. Il cittadino si è, quindi, trovato costretto ad azionare una tutela legale per vedere riconosciuto il suo diritto al rimborso delle somme estorte con l’inganno».
Una situazione comune
Questa situazione, sottolinea Frosini, «è purtroppo comune a molti utenti che rimangono senza risposte e delusi dalla condotta degli istituti di credito che negano il diritto al disconoscimento delle operazioni e, conseguentemente, ai rimborsi, fornendo come assurda giustificazione la condotta dolosa dell’utente incappato nella truffa».
Il diritto al rimborso
Come legali di Federconsumatori, «teniamo a precisare come, anche nel caso in esame, l’utente non abbia tenuto un comportamento caratterizzato da colpa grave e/o dolo e che conseguentemente, sulla base della disciplina relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno europeo, lo stesso ha diritto ad ottenere il rimborso delle operazioni truffaldine, così come recentemente stabilito dalla Cassazione con ordinanza del 4 settembre 2024, oltre che dalla Banca di Italia con nota esplicativa del 30 ottobre 2023. Non solo, la particolare serrata frequenza con cui frequentemente vengono eseguite le operazioni avrebbe dovuto determinare il blocco della carta di credito, configurandosi un evidente ipotesi di rischio di frode».
Le nuove regole europee
Tanto più che «lo scorso 27 e 28 novembre – prosegue l’avvocata – il parlamento europeo e il consiglio hanno raggiunto un accordo politico per riscrivere e aggiornare il sistema dei pagamenti imponendo un sistema anti frode avanzato e prospettando il necessario disconoscimento delle operazioni bancarie e il conseguente rimborso anche quando è presente una “autorizzazione formale” alle stesse operazioni, estorta al consumatore con la truffa e l’inganno anche tramite gli strumenti di “social engineering” (ad esempio la classica telefonata/sms che sembra provenire dalla banca). Queste tutele dovrebbero rafforzarsi estendendosi anche nei confronti delle piattaforme di vendita per offrire maggiori tutele».
L’appello di Federconsumatori
Federconsumatori «si augura che tali indicazioni vengano concretamente recepite anche in Italia e imposte alle banche, rafforzando il sistema di tutela per i cittadini che sempre più frequentemente incappano in questa tipologia di truffe». L’invito è anche quello «a non aprire mai link o allegati inviati tramite messaggi». Chi si è trovato in situazioni simili, «può contattarci – conclude Frosini – anche solo per offrire la sua esperienza e permettere una maggiore informazione e tutela. Ci si può rivolgere allo sportello Federconsumatori Grosseto contattando il 389 0905246».
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