Il Tirreno

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Il ricordo

L’addio al presidente Paganucci. Il ricordo: «Dore, ci hai insegnato la generosità»

di Renato Bef
L’addio al presidente Paganucci. Il ricordo: «Dore, ci hai insegnato la generosità»

Se ne va il mago delle moto e storico presidente del Club Subacqueo

08 giugno 2023
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Venerdì 2 giugno 2023, ore 12. Siamo in navigazione verso la Giraglia, un isolotto a nord del nord della Corsica, nella regata denominata “151 miglia”. La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno: Dore ci ha lasciato, ieri sera, nel sonno, serenamente. Mille tra immagini, ricordi, avventure, navigazioni, immersioni riaffiorano in un turbinio irrefrenabile nella mente che li insegue nel vano tentativo di metterli in ordine. Orazio e io abbiamo lo stesso sguardo attonito, sperduto, di chi si sente improvvisamente colto da una inaspettata sensazione di incolmabile solitudine.
È facile parlare di Silvano Paganucci, Dore per gli amici, delle sue competenze, delle sue passioni portate avanti nella vita con semplicità, onestà e trasparenza, modelli di comportamento per i fortunati che hanno avuto il dono di poter condividere con lui alcuni periodi di vita comune.
Il suo compleanno degli ottanta anni lo abbiamo festeggiato in officina. Nessun luogo più adatto per chi ha vissuto il lavoro amato, come motivo di soddisfazione, da portare a termine con la massima attenzione e precisione.

I Fratelli Paganucci, Piero e Silvano, i mitici rettificatori di motori, che parlavano di tolleranze di lavorazioni micrometriche, note agli ingegneri e ai soli addetti ai lavori, acquisite dopo decenni di impegno intelligente, privi della cultura scolastica che l’ultima guerra, durante la quale hanno vissuto la loro infanzia, ha impedito che potessero ricevere. Tutto fatto da sé, dunque, fatto di lavoro sul campo, guidati in officine di artigiani di un tempo, fatti da sé. Laboriosità, apprendimenti, denti stretti, poche parole, scarse remunerazioni, volontà di acciaio, come i metalli che trasformavano al tornio, portandoli dalla primitiva forma grezza a oggetti di pregevole fattura e funzionalità, talvolta sotto gli occhi affascinati di chi ha avuto occasione di vederli all’opera. Artigiani come sono rimasti in pochi, sempre meno, che hanno dato all’Italia, senza mai ricevere in cambio quanto avrebbero meritato. Si è dovuto allontanare dal suo luogo preferito non per raggiunti limiti di età, ma per obbligo di chiusura da disposizioni ministeriali legate alla pandemia, che ha modificato la vita di tantissimi in modo irreversibile. E qui è iniziata la sua discesa, senza ritorno. Nulla di più depressivo per una persona attiva che il sentirsi inutile agli altri. L’officina, non solo luogo di lavoro, ma punto di riferimento per noi amici, per ritrovarsi e scambiare idee, ricordi e progetti.

Decenni che per me partono dalla fine degli anni settanta, che hanno visto la rapida trasformazione del mondo sociale e dall’ambiente naturale, in particolare quello marino, che grande ruolo ha rivestito nelle vite di noi subacquei e marinai. Abbiamo condiviso le nascite dei parchi di Montecristo, di Giannutri in alcune zone, di Capraia, riconoscendone la funzione, ma contrastandole fermamente per la loro incompletezza e per la loro gestione. Il Dore era lì a diffondere la sua esperienza nata negli anni cinquanta, quando ogni attrezzatura era sconosciuta, se non difficilmente reperibile. L’unico tecnico fino alla fine degli anni ‘80 in grado di mettere mano su erogatori e fucili subacquei.

Poi diventa il presidente del Club. Non è un politico. Ma la nomina gli si deve, come riconoscimento da parte di tutti. Vede nascere e svilupparsi la didattica nel mondo subacqueo e partecipa personalmente alle attività pratiche che si svolgono in piscina. Dopo le ore trascorse in officina trova tempo e forza da dedicare a chi vuole avvicinarsi al mare con la dovuta sicurezza. Ha tanto da trasmettere e lo fa con la sua grande generosità, semplicità, disponibilità. La stessa generosità che mi ha insegnato a usare in mare, in navigazione, a chiedermi se quella barca in strana posizione o nel posto sbagliato ha bisogno di aiuto, e, nel dubbio, a chiederlo, a non tralasciare. Tutto questo rimane. Non abbiamo bisogno di parole, ma di esempi, di modelli di vita, vissuti e, in quanto tali, ripetibili. Lui lo ha fatto, posso farlo anche io. Ha sognato il luogo in cui la sua barca è affondata durante una burrasca, tanti anni fa, nel golfo di Talamone; è andato lì, maschera e pinne. Lei era lì che aspettava di essere aiutata. Amava quella barca. La Pandora. E si aprono altri capitoli. Il legno, il fasciame, la vela, il motore, il vento, le onde, il punto nave, le correnti, le isole, le immersioni, l’apnea, la conoscenza delle stelle, compagne di traversate notturne. Sempre con l’interesse di un ragazzo, di un giovane guidato dalla pura voglia di sapere. Sei sempre stato così. Ciao Dore, sempre in navigazione con me.

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