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Tribunale

Per l’ecografista è perfetta: bimba nasce senza braccio. Asl condannata a risarcire i genitori

di Pietro Barghigiani

	Una donna in gravidanza durante un’ecografia di controllo
Una donna in gravidanza durante un’ecografia di controllo

Borgo San Lorenzo, la decisione del Tribunale: «Ma non c’è errore nella diagnosi». I medici hanno sbagliato solo a non suggerire approfondimenti

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BORGO SAN LORENZO. Nessuno si accorse durante gli screening in gravidanza di una malformazione che, come un pugno nello stomaco, fu chiara a tutti e stordì i genitori solo al momento del parto: alla neonata mancava un avambraccio. Era la primavera del 2014 quando la bimba venne alla luce all’ospedale del Mugello a Borgo San Lorenzo. Uno choc che cambiò non poco la vita alla coppia che decise di chiedere i danni all’Asl per la mancata diagnosi.

Il Tribunale, accogliendo le tesi dei consulenti, non ha accertato negligenze nell’attività degli ecografisti. L’unico rilievo è stato quello che nel dubbio di aver visto l’arto non sviluppatissimo avrebbero potuto suggerire esami mirati al punto da cogliere in tempo la malformazione e dare modo ai genitori di prepararsi. E per questo l’Asl è stata condannata a risarcire la coppia con 20mila euro per danni non patrimoniali.

«La malformazione da cui è risultata affetta la bimba non è impossibile da diagnosticare, ma alquanto complessa – spiegano i consulenti – Questo perché le due ossa dell’avambraccio, nel caso specifico, risultavano rappresentate, seppur di dimensioni ridotte». E ancora «tale anomalia fa – dunque – parte di quei casi che all’ecografia possono non essere sospettati, inducendo l’ecografista a ritenere di aver visualizzato correttamente le stesse ossa lunghe. Infatti, la ginecologa ecografista, durante l’esecuzione dell’ecografia morfologica, visualizzava realmente sia l’avambraccio che la mano destra».

Un caso difficile da catturare nella sua potenzialità dannosa. E per questo la Ctu disposta dal Tribunale «ritiene che nessuno sanitario che ha seguito il corso della gravidanza della signora, abbia commesso un errore diagnostico; in particolare, è da ritenersi che tutti gli specialisti abbiamo seguito la migliore scienza medica del settore, nota all’epoca dei fatti». I medici avevano spiegato alla coppia che non tutte le anomalie strutturali fetali si possono riconoscere ecograficamente, anche in relazione alla crescita del feto e ai cambiamenti morfo-strutturali che avvengono durante la vita intra-uterina.

La possibilità di rilevare un’anomalia maggiore dipende, infatti, dalla sua entità, dalla posizione del feto in utero, dalla quantità di liquido amniotico e dalla presenza di eventuali fattori limitanti quali cicatrici addominali, gemellarità, nodi di mioma e aumentata impedenza acustica della parete addominale materna (frequente nell’obesità).

«In particolare – fu la spiegazione – tutte queste condizioni, determinando una “non ottimale visualizzazione del feto”, possono causare una riduzione della possibilità di individuazione delle anomalie fetali; questi fattori, nonché i limiti propri dell’accertamento, rendono possibile che talune anomalie fetali possono non essere rilevate all’esame ecografico». Un esame ecografico routinario, non mirato, consente di identificare dal 30% al 70% delle malformazioni maggiori. «Non è compito, invece, dell’ecografia la rilevazione delle cosiddette anomalie minori (quale quella del caso di specie)», ancora la Ctu. Nessuna negligenza, quindi, ma un mancato invito ad approfondire la situazione viene evidenziata dal giudice.

«Si deve concludere non con la declaratoria di un comportamento negligente o imperito dei sanitari, nell’omessa diagnosi della malformazione della piccola ma, anche alla luce delle incertezze diagnostiche di cui si è detto, per un difetto informativo in relazione all’approfondimento di aspetti che l’esame ecografico poteva non essere in grado di evidenziare, ma invece di suggerire, come suggerivano le “dimensioni ridotte” delle ossa dell’arto superiore destro».

Il Tribunale non ignora «l’innegabile trauma subito dai genitori, i quali, privi di adeguata preparazione psicologica, si sono trovati di fronte ad una realtà obiettivamente difficile, quale è quella di in grado di condizionare fortemente la vita familiare» e tenuto conto dei dati esposti dalla coppia sull’incremento, improvviso e non pianificato, dei costi familiari al momento della nascita della bimba «si ritiene equo liquidare a favore dei genitori la somma di 20mila euro».
 

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