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Come va il commercio a Cecina? Meno aperture, fa da traino il settore estetico – L’analisi e i numeri


	Il centro di Cecina
Il centro di Cecina

Le associazioni di categoria: «Il mondo sta cambiando precipitosamente e settori importanti che rappresentavano un presidio di sicurezza e socialità iniziano a dare segni di forte crisi»

13 febbraio 2024
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CECINA. Il commercio al dettaglio è quello che fa più fatica. Tra i dati sul commercio cecinese che mettono a confronto aperture e cessazioni divisi per categoria c’è un dato che spicca sugli altri. Negli ultimi tre anni, dal 2021 al 2023, le attività di commercio al dettaglio che hanno abbassato la saracinesca sono aumentate: da 32 del 2021 a 42 del 2023. A fronte di un calo delle nuove aperture: se nel 2021, post Covid, erano state ben 46, nel 2023 sono state 33. Hanno rallentato anche le attività di commercio elettronico che nel 2021 avevano fatto un deciso passo avanti, con 22 nuove aperture. Dato sceso a 9 nel 2022, e fermatosi a 14 nel 2023. A fronte però di 8 cessazioni nell’anno appena trascorso. Nel settore dei locali che fanno somministrazione di alimenti e bevande, bar e ristoranti, si registra, anche qui, un calo: da 18 aperture del 2021 e del 2022 si scende a 13 nel 2023. Tante quante sono state le cessazioni nel medesimo anno, in aumento rispetto ai due anni precedenti. Resistono meglio le attività di cura alla persone, come acconciatori, estetisti e tatuatori: nel 2021 erano state registrate 18 nuove aperture, mentre nell’ultimo anno sono state 9, stabili rispetto al 2022. In questo caso, come nel commercio elettronico, sono più le aperture delle cessazioni: solamente 4. Pressoché stabili anche le nuove attività di commercio su aree pubbliche, 13 aperture e 4 cessazioni. Nessuna chiusura nel 2023 per le strutture turistico ricettive ed alberghiere, mentre sono state 3 le aperture, contro le sei dell’anno prima.
Il commento
«Il quadro generale, a tutti i livelli, mostra una forte contrazione del commercio al dettaglio. Succede in tutto il Paese e in Toscana – osserva Massimo Marini di Confesercenti -. Al contrario in genere si registra un avanzamento o almeno una tenuta del settore bar e ristoranti, locali che fanno somministrazione. A Cecina c’è una tradizione al commercio ben definita. La contrazione c’è anche qui, anche se più contenuta rispetto ai comuni limitrofi. Ma lo si vede anche ad occhi aperti: girando non si possono non notare i bandoni abbassati. A cosa è dovuto? Essenzialmente alla crisi del potere d’acquisto del cittadino medio, ma anche allo sviluppo di nuove modalità di acquisto on line e anche a una variazione dei gusti: il mondo sta cambiando precipitosamente e settori importanti che rappresentavano un presidio di sicurezza e socialità iniziano a dare segni di forte crisi».
Come invertire la rotta
Cosa fare dunque per frenare questa crisi? «Noi ci auguriamo che questo sia anche argomento di campagna elettorale. È chiaro che non tutto si può risolvere a livello locale, ma si può sostenere un settore con incentivi, decoro, detassazione, che possono aiutare a contenere la crisi se non anche a rilanciare il settore del commercio». «Non sono dati positivi – dice Catia Giannone, presidente ConfCommercio -. Anche senza conoscere i dati nel dettaglio potevamo immaginarci quali fossero. Basta fare una passeggiata dal ponte al commissariato per contare un centinaio di saracinesche abbassate. A livello generale è una ecatombe. I negozi tradizionali hanno una fondamentale funzione di controllo della sicurezza e di creazione della socialità, ogni volta che uno chiude ci rimette tutta la comunità». Le ragioni sono quelle che ben conosciamo. Ma a livello locale cosa è possibile fare per sostenere questo tessuto economico? «Fare eventi vuol dire creare movimento, quindi aiuta. Ma hanno costi enormi, soprattutto per safety e piano della sicurezza e la coperta è corta. Per fare più eventi e farli più belli servirebbe un aiuto su questo. L’amministrazione potrebbe predisporre un piano comunale della sicurezza ampio in modo che non sia sempre necessario farne uno apposito. E poi aiuterebbe investire sul turismo, proponendo questa cosa nella sua interezza, a partire proprio dal calendario eventi. Noi di Confcommercio lo diciamo da decenni: da solo, facendosi concorrenza, non si va da nessuna parte. E questo speriamo che prima o poi le Amministrazioni lo comprendano e lavorino in questa direzione».

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