Il Tirreno

Il caso a Rosignano

Solvay condannata in cassazione per danni da amianto a un ex operaio

Gabriele Buffoni

	L'area della sodiera nello stabilimento Solvay a Rosignano (foto Michele Falorni/Silvi)
L'area della sodiera nello stabilimento Solvay a Rosignano (foto Michele Falorni/Silvi)

È la prima sentenza passata in giudicato contro la multinazionale belga: l’azienda dovrà risarcire l’ex dipendente e pagare tutte le spese legali

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ROSIGNANO. Una sentenza storica. La Corte di cassazione ha confermato il verdetto della Corte di appello di Firenze che, sul caso di un ex operaio oggi 71enne, condannava la Solvay Chimica Italia spa al risarcimento dei danni di amianto subiti dall’allora dipendente dell’azienda nello stabilimento di Rosignano Solvay. È la prima sentenza passata in giudicato contro la multinazionale belga.

La Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda che ha contestato ben due sentenze a favore dell’operaio che nel 2007 ha contratto placche pleuriche e ispessimenti da amianto chiedendo che gli venisse pagato un risarcimento per meno di 3mila euro. Ora l’azienda sarà costretta a pagare anche tutte le spese legali.

L’uomo, 71 anni, dopo aver lavorato per 32 anni nello stabilimento di Rosignano si è ammalato di una patologia asbesto correlata. Causata, cioè, proprio dall’esposizione ad amianto. «Nel processo di primo grado – riporta l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) – è stato dimostrato che l’operaio è stato esposto al minerale tossico prima nell’officina meccanica “calderai” e successivamente nel reparto sodiera (dal 1983 al 2005, anno del suo pensionamento). Entrambi gli ambienti lavorativi erano privi di separazione interna: vi fu quindi un’esposizione diretta, indiretta e per contaminazione. In questo contesto lavorativo, in tempi anche vicini al pensionamento, secondo quanto accertato le attività (comprese quelle di scoibentazione delle vecchie tubature con amianto) furono svolte in assenza di informazione sulle condizioni di rischio e di dotazione di maschere con il grado P3».

Tanto l’entusiasmo generato dalla decisione della Corte di cassazione. «Questa sentenza è storica perché la Solvay non solo ha sempre negato l'uso dell'amianto e che ci possano essere stati dei danni per la salute per i suoi dipendenti, ma ha continuato a negare i diritti di quelli esposti che hanno contratto patologie asbesto correlate – dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona, che ha difeso l’ex operaio 71enne – finalmente queste tesi sono state definitivamente smentite e anche una multinazionale come la Solvay, che spesso ha goduto di sovvenzioni pubbliche, vede ora la sua condanna in Cassazione. Si è verificato un accanimento giudiziario che non si giustifica: il fatto che Solvay abbia utilizzato amianto è un dato oggettivo e non contestabile – dichiara Bonanni - anche in ragione di decine di operai che sono deceduti tra coloro che hanno lavorato nello stabilimento». 

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