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Balneari in allarme per l’articolo 49: il Demanio avvia le verifiche sulle strutture in spiaggia – Si valuta una protesta clamorosa

di Matteo Tuccini

	Spiagge all'asta: cresce l'allarme tra i balneari
Spiagge all'asta: cresce l'allarme tra i balneari

Via alle valutazioni sulle costruzioni sugli arenili della Versilia: arrivano le lettere dei Comuni. Pronto un vertice dei consigli direttivi di tutte le associazioni balneari versiliesi

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VIAREGGIO. Lo stato di ebollizione tra i balneari sta raggiungendo i livelli massimi di allerta. In questi giorni, come rivelato anche dal deputato di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi, l’Agenzia del Demanio e la Capitaneria di porto si sono mosse per sollecitare i Comuni litoranei. Verrebbe da dire, non si sa quanto casualmente: di recente c’è stata una sentenza del Consiglio di Stato, che parla proprio di stabilimenti balneari e di futuro del demanio marittimo.

L’articolo 49

L’obiettivo, secondo quando si è potuto apprendere, è far partire le verifiche sulle strutture costruite in spiaggia. In modo da valutare gli “incameramenti”, cioè l’acquisizione gratuita delle stesse strutture al patrimonio pubblico, se sono considerate non rimovibili. Così come stabilisce l’articolo 49 del Codice della navigazione. Legge che i balneari vedono come fumo negli occhi, perché di fatto significa perdere a zero tutte le proprietà al termine della concessione. E infatti il ministro Matteo Salvini ha promesso l’abolizione dell’articolo 49, o almeno una revisione.

Nel frattempo, però, i Comuni hanno dovuto recepire le richieste di Demanio e Capitaneria. E hanno avvisato i balneari per lettera. Facile immaginare come sia scattato l’allarme rosso, con riunioni su riunioni – e avvocati contattati – per fare il punto della situazione.

Vertice dei balneari

La prossima settimana si terrà un vertice dei consigli direttivi di tutte le associazioni balneari versiliesi: una maniera per mostrarsi uniti, ma soprattutto per intraprendere iniziative condivise. Una delle quali potrebbe essere clamorosa: valutare un’istanza di demolizione collettiva, il che significa promettere l’abbattimento di centinaia di strutture sorte sul lungomare. In modo da non farle finire allo Stato, ma anche per evitare che comportino un incremento super dei canoni demaniali. Una provocazione? Forse. Ma dà l’idea della tensione che sale nelle chat della categoria.

Verso le aste

L’impressione è che, in materia di direttiva Bolkestein e applicazione del principio delle gare delle spiagge, o “aste” come ormai si dice in maniera impropria, i nodi siano arrivati al pettine. I Comuni hanno l’obbligo di far partire le gare entro l’estate del 2027, il che significa che le concessioni dovranno essere dichiarate concluse – nessuna proroga è più possibile, secondo le sentenze dei tribunali italiani ed europei – e poi riassegnate. Ma la conclusione della concessione vuol dire valutare, appunto, la procedura di incameramento. E se non interviene una modifica legislativa, che cambi appunto l’articolo 49 del Codice della navigazione, i balneari non avranno niente in cambio.

Il nodo-risarcimenti

L’obiettivo che la categoria si pone adesso è far passare il principio dell’indennizzo da riconoscere a chi perde la gara, e quindi la proprietà del bagno. Una forma di risarcimento per l’uscita di scena, ma anche per la rimessa economica che provoca il lasciare la proprietà di locali come bar e ristoranti, case di guardianaggio, appartamenti e così via. Queste edificazioni sono state messe su negli anni con l’assenso delle amministrazioni pubbliche; infatti il Consiglio di Stato non le ha dichiarate illegittime, solo ha fatto presente che andavano regolamentate nel rapporto concessorio tra il pubblico e il privato. Il privato avrebbe dovuto tutelarsi prima, si è scritto nella sentenza. I balneari proveranno a farlo adesso.


 

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