Suicidio assistito, il dramma di Libera e la decisione del giudice: il Cnr realizzerà il dispositivo per l’autosomministrazione
La 55enne toscana è tornata davanti al tribunale di Firenze. Il Consiglio nazionale delle ricerche ha precisato che ci vorranno 90 giorni per realizzare il macchinario: «L’Asl avvii subito la procedura»
FIRENZE. La vicenda di “Libera”, 55enne toscana affetta da sclerosi multipla progressiva che aspira al suicidio assistito tramite un farmaco letale da autosomministrarsi, è tornata davanti al tribunale di Firenze. Con un'ordinanza del 16 ottobre, il giudice aveva fissato entro 15 giorni, e quindi per la fine del mese, il termine entro cui fornire la strumentazione necessaria a consentire, tramite comando oculare, l'infusione endovenosa del farmaco per il fine vita. Nessuna delle aziende inizialmente disponibili ha però prodotto il dispositivo richiesto.
Il ricorso dell’Asl
Di fronte all'impossibilità di reperire la tecnologia, l'azienda Usl Toscana Nord-Ovest ha presentato ricorso al tribunale chiedendo indicazioni sui provvedimenti idonei a superare l'impasse. I legali di "Libera”, coordinati dall'avvocata Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, dopo ulteriori verifiche tra enti pubblici e privati hanno individuato da settembre nel Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) l'ente pubblico competente e dotato delle tecnologie necessarie.
Il Cnr realizzerà il dispositivo
All'udienza del 19 novembre, il Cnr ha confermato la possibilità di realizzare un macchinario che permetta a “Libera” di attivare autonomamente l'autosomministrazione del farmaco letale, precisando che saranno necessari circa 90 giorni per la sua progettazione e la messa a punto. Con il provvedimento emesso successivamente all'udienza, il giudice ha ordinato all'Ausl Toscana Nord-Ovest di avviare immediatamente la procedura con il Cnr e di sostenerne tutti i costi. Contestualmente, il Cnr è stato nominato ausiliario dell'autorità giudiziaria, ricevendo mandato diretto a predisporre e fornire la tecnologia all'azienda sanitaria entro 90 giorni. Una volta ricevuto il dispositivo, la Usl dovrà consegnarlo a “Libera” insieme al farmaco, affinché la paziente possa finalmente decidere in autonomia se e quando procedere con il suicidio medicalmente assistito.
«Ogni rinvio è altra sofferenza»
Dichiara “Libera” in un comunicato: «Ho vissuto una vita ricca di amore, relazioni e significato, ma oggi sono imprigionata in un corpo che non risponde più, completamente paralizzata con sofferenza, e privata di ogni autonomia. Grazie alla "sentenza Cappato” posso accedere all'aiuto medico alla morte volontaria, ma poiché non posso farlo da sola devo attendere altri. Eppure chi chiede la sedazione palliativa profonda ottiene che un medico somministri un farmaco, perché per me non può essere attivato dallo stesso medico invece il farmaco che mi fa morire subito? Avevo chiesto solo che la mia volontà fosse rispettata e che un medico potesse essere autorizzato a intervenire su mia richiesta. Invece, la Consulta ha rimandato la decisione al giudice di Firenze, costringendo a ripetere indagini già svolte e imponendo nuovi passaggi burocratici su dispositivi che esistono, ma che le aziende non adattano per la mia situazione. Ogni rinvio è un tempo che io passo nella sofferenza, nella paura concreta di una fine dolorosa che non ho scelto. Sono grata al giudice di Firenze, ai miei legali, che hanno agito con serietà e rispetto, ma la stanchezza e la sofferenza hanno superato ogni limite umano. Per questo oggi dichiaro che se in tempi brevissimi non riceverò la strumentazione necessaria, sono pronta a ricevere l'aiuto a morire sotto forma di azioni di disobbedienza civile: un atto pubblico, nonviolento e trasparente, per porre fine alla violenza che sto vivendo. Non voglio vie oscure, non cerco scorciatoie pericolose. Chiedo che venga finalmente riconosciuto il mio diritto a una scelta libera e umana con l'aiuto di strumentazioni o di una persona che mi somministri il farmaco letale».
«Una corsa contro il tempo»
Filomena Gallo, coordinatrice del collegio di difesa di "Libera" e Segretaria Nazionale dell'Associazione Luca Coscioni: «Libera oggi è stanca, sofferente e in reale pericolo. Potrebbe andare incontro a una morte improvvisa e atroce, come accaduto pochi giorni fa ad Ancona a una persona malata, morta soffocata mentre attendeva il pieno riconoscimento della sua condizione per accedere alla morte assistita. Per evitare che si ripeta una simile tragedia, stiamo valutando tutte le soluzioni nel pieno rispetto della legge. È una corsa contro il tempo».
