Sanità toscana in tilt: disservizi nei laboratori, caos prelievi e operatori sotto pressione
Mentre i software continuano a bloccarsi e le promesse di “pochi giorni” si allungano, a pagare sono pazienti e operatori: medici, infermieri e tecnici in prima linea tra disagi, ritardi e rabbia crescente
PISA. Sistema informatico in tilt in Toscana. Di nuovo. Attese di ore per un prelievo, per un’analisi delle urine o una prenotazione e persone rimandate a casa perché il sistema non ne vuole sapere di stampare le etichette. A dieci mesi dal disastroso lancio del nuovo software di laboratorio nella provincia di Livorno – che ancora oggi dà problemi, come vedremo – tocca agli utenti dell’ambito pisano confrontarsi con gli stessi, identici problemi dovuti al lancio del nuovo programma.
Dal 13 ottobre è esperienza comune per chi ha o deve prendere appuntamenti nei laboratori quella di code, esami rimandati, problemi per chi arriva la mattina certo della prenotazione, magari con un permesso da lavoro, e si trova a dover aspettare che le bizze del sistema passino. E a questo caos si è aggiunto ieri un problema a livello regionale, che ha paralizzato (o fortemente rallentato) i laboratori su tutte le Asl del territorio.
Code e attese: il prelievo è un terno al lotto
A farne le spese sono pazienti e operatori sanitari. I primi costretti ad attese inverosimili, incertezze e in certe occasioni la totale impossibilità di accedere ai servizi dei laboratori. I secondi in prima linea per cercare di far funzionare un servizio a dir poco singhiozzante, rimodulare gli appuntamenti e metterci la faccia per spiegare cosa non va di volta in volta alle persone in attesa. Nell’annunciare l’arrivo del nuovo programma nell’ambito pisano, l’Asl, memore dell’esperienza di Livorno, aveva messo le mani avanti, annunciando “disagi tecnici temporanei destinati a scomparire nel giro di pochi giorni”.
L’aggettivo qui è fondamentale: la sua vaghezza, “pochi”, ne costituisce la forza comunicativa. Cos’è poco? Sono pochi o molti i sette giorni di problemi ancora in atto dal lancio del nuovo programma nella zona distrettuale pisana? Pochi, forse. E sono pochi i problemi che il sistema sembra ancora avere a dieci mesi dal suo debutto nel livornese, costringendo Asl a correre ai ripari programmando per sabato 25 una finestra “ad hoc” per le prestazioni rimandate nei giorni scorsi? Ecco che quel “pochi” si relativizza. Molto. Per rimanere nell’indefinito. Lasciando una sensazione di una comprensibile sfiducia nei pazienti pisani (e nei prossimi sulla lista dell’aggiornamento, Lucca e Massa-Carrara).
Il problema va avanti da mesi
La mattina del 24 aprile scorso i carabinieri sono dovuti intervenire all’ospedale di Livorno, quando un numeroso gruppo di persone in attesa da ore ha deciso di chiamare il 112 per capire cosa stesse succedendo. In coda c’erano anziani, donne in gravidanza, malati oncologici. Quel giorno Il Tirreno contattò l’Estar, l’ente di supporto tecnico amministrativo regionale, per capire cosa fosse successo. La spiegazione fu che nella notte si era rotto il motore d’integrazione che consente ai diversi programmi di “comunicare” tra loro, con blocco ai cup e alle accettazioni non sono nell’Asl Toscana nord ovest, ma anche nell’Asl Centro e all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Un problema che negli effetti pare essere lo stesso che ieri ha messo nuovamente in difficoltà l’intero sistema.
Il punto della situazione
Quindi in fondo alla giornata sono tre i problemi da registrare: uno che perdura da dieci mesi dal lancio del programma a Livorno, uno che va avanti da sette giorni a Pisa e uno che ieri ha colpito l’intera regione.
In questa lunga vicenda fatta di disservizi informatici e di promesse di “pochi giorni” mai davvero mantenute, a rimetterci sono sempre loro: i cittadini, costretti ad attese estenuanti per un semplice prelievo, e gli operatori sanitari, lasciati a gestire la frustrazione di chi non capisce perché un sistema non funzioni. Medici, infermieri e tecnici di laboratorio che, oltre al loro lavoro, devono anche fare da parafulmine, spiegando con pazienza ciò che non dipende da loro. Un compito che diventa ogni giorno più gravoso in un contesto in cui le aggressioni al personale sanitario sono in aumento, segno di un malessere profondo che un software in tilt non fa che esasperare. Anche un software in tilt può rappresentare una negazione del diritto alla cura. Qualcosa che non dovrebbe accadere. Neppure per “poco”.