Montemurlo, pestati dai padroni al presidio: cosa chiedono gli operai e la reazione dell’azienda
La denuncia del sindacato: operai picchiati da più persone dell’azienda. In un video si vedono un uomo e una donna che prendono a calci e pugni i lavoratori
MONTEMURLO. Loro chiedono il rispetto dei diritti, gli altri alzano le mani. È successo di nuovo, non di notte, stavolta; non per opera di una “squadraccia” di picchiatori a volto coperto. No, stavolta in pieno giorno, mentre un gruppo di una ventina di operai presidiavano l’ingresso di una confezione-stireria di Montemurlo per impedire che la titolare spostasse la produzione altrove.
Calci e pugni come era accaduto a ottobre davanti alla confezione cinese Lin Weidong di Seano. In quel caso il pestaggio notturno di due lavoratori e due sindacalisti da parte di sicari armati di bastoni («La prossima volta vi spariamo», dissero) sollevò un’ondata di indignazione cui seguì un’imponente manifestazione cui partecipò anche il presidente della Regione Eugenio Giani.
E a giudicare dal profluvio di reazioni arrivate quando si è sparsa la notizia dell’aggressione, anche stavolta quei pugni e quei calci non passeranno inosservati.
È successo ieri mattina, martedì 16 settembre, poco dopo le 9 davanti alla confezione Alba srl in via delle Lame a Montemurlo. Lì da alcuni giorni i lavoratori, mobilitati dal sindacato Sudd Cobas, avevano piazzato un presidio per evitare che la proprietà (imprenditori albanesi in questo caso) spostasse la produzione in altri due capannoni vicini, dove erano stati organizzati altri due presidi.
Gli operai, in maggioranza bengalesi oltre a pachistani e afgani, chiedevano la fine dei turni di 12 ore, sette giorni alla settimana, insomma la fine del modello che ormai è diffuso in centinaia di aziende del distretto tessile pratese, quello che produce il “made in Italy” alle condizioni del “made in China” o del “made in Bangladesh”.
La situazione si è mantenuta calma fino a ieri mattina, quando c’è stata l’esplosione di violenza. Un video girato dai manifestanti mostra una donna bionda, indicata dai sindacalisti come «la titolare dell’azienda», che prende a pugni un operaio bengalese di 30 anni (poi soccorso in codice giallo). Poi interviene un uomo corpulento che non si prende nemmeno il disturbo di togliersi la sigaretta di bocca mentre prende a pugni un altro operaio. La sequenza si chiude con la donna, poi colta da una crisi isterica, che smantella il gazebo del Sudd Cobas piazzato davanti al cancello dell’azienda.
Nel giro di pochi minuti sono arrivati i carabinieri per ricostruire la dinamica dell’accaduto, già abbastanza chiara nel video, e il Sudd Cobas ha preannunciato una denuncia alla Procura contro i responsabili.
Scene già viste, purtroppo, tra Prato e Montemurlo, soprattutto davanti alle aziende dei cinesi ma ogni tanto, come in questo caso, davanti alle aziende gestite da imprenditori di altre nazionalità, anche italiani. È italiano, per esempio, il principale committente dell’Alba srl, individuato dai sindacalisti nel lanificio Nello Gori di via Palermo. Nei prossimi giorni la protesta si sposterà davanti alle sedi di altri committenti, ricalcando una strategia già messo in atto nelle vertenze con le piccole aziende cinesi: andare a rompere le scatole a chi dà loro il lavoro. Ieri sera c’è stata un’assemblea aperta davanti all’Alba di via delle Lame. «Un anno dopo Seano – scrive il Sudd Cobas – questo territorio deve ribadire che non può più accettare pugni in faccia e violenza contro chi sciopera».
Lo dicono in tanti, dal Partito democratico col deputato Marco Furfaro e il segretario provinciale Marco Biagioni al deputato di Avs Marco Grimaldi, fino al vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, che sembra cogliere il nocciolo del problema: «Il moltiplicarsi di questi fatti preoccupa e indigna, a maggior ragione quando i protagonisti della vicenda, come in questo caso, sembrerebbero essere aziende che lavorano per grandi marchi internazionali, che fanno della condotta etica e dell'attenzione ai diritti dei lavoratori nell'intero arco delle catene di fornitura e nelle filiere, un tratto distintivo».