Il Tirreno

Toscana

Il conflitto

Grosseto: 11 anni fa moriva Simone Camilli, reporter ucciso nella Striscia di Gaza. L’appello della madre: «Basta morti»

di Massimiliano Frascino

	Il funerale a Pitigliano (foto Enzo Russo). A destra il giovane reporter Simone Camilli ucciso da una bomba nel 2014
Il funerale a Pitigliano (foto Enzo Russo). A destra il giovane reporter Simone Camilli ucciso da una bomba nel 2014

Era figlio del sindaco di Pitigliano e seguiva la guerra tra Israele e Hamas per conto di AP. Rimase ucciso nell’esplosione di una bomba

3 MINUTI DI LETTURA





Alle 10,30 di ieri, undici anni fa, nella zona nord della Striscia di Gaza, durante un’operazione di disinnesco di un ordigno israeliano saltava in aria il primo giornalista straniero di una lunga serie di operatori dell’informazione mietuti nel corso del conflitto israelo-palestinese. Si trattava del trentacinquenne Simone Camilli, romano d’origine e pitiglianese d’adozione, che da anni lavorava nella Striscia di Gaza per documentare gli orrori della guerra infinita che continuano a piagare quei territori.

Una bomba lo uccise

Camilli non era un novellino, già da tempo lavorava a Gaza per l’agenzia Associated Press, documentando con la sua telecamera gli effetti devastanti di quel conflitto, con un taglio documentaristico rivolto proprio a rappresentare le sofferenze della popolazione, in modo particolare quelle dei bambini. Prime vittime incolpevoli di qualunque guerra, in ogni angolo del mondo. La sua passione per ritrarre ogni aspetto di quella guerra maledetta lo portò alla morte mentre filmava il momento in cui gli artificieri palestinesi dovevano neutralizzare un ordigno israeliano, che esplodendo aveva innescato altre quattro bombe. Non dando scampo né allo stesso Simone, né ad Hatem Mussa (dell’agenzia stampa palestinese Wafa) e Alim Abu Afash, interprete per il collega italiano, unico superstite ferito in modo gravissimo. Insieme ai tre militari palestinesi.

Le parole della mamma

Nella giornata di ieri la mamma di Simone, Maria Daniela Vigna, che undici anni fa apprese la notizia della morte del figlio a Pitigliano dove il marito Pier Luigi Camilli all’epoca era sindaco, ha voluto ricordare Simone proprio mettendone in evidenza lo spirito di testimonianza e documentazione con cui affrontava il suo lavoro di giornalista. Spiegando come la sua assenza «va via via assumendo la connotazione di una ribellione profonda che travalica il contorno familiare per assumere un significato allargato, anche oltre i confini nazionali. Un’assenza che costringe a diventare osservatori man mano che le atrocità inflitte al popolo palestinese si delineano con maggiore chiarezza». La signora Camilli dice di aver «ritrovato il coraggio di rileggere le e-mail che inviava a se stesso per commentare i video dei fatti di cui è stato testimone. Video scevri da ogni commento personale se non quello di descrizione fattuale». Quindi il legame coi fatti odierni: «L’estate del 2014 si è connotata, nel corso del conflitto “Margine protettivo”, come strage dei bambini palestinesi, soprattutto dopo la notizia di alcuni bambini dilaniati sulla spiaggia di Gaza mentre giocavano a pallone». Fatto cui «è seguito il triste conteggio di altri 450 bambini... molti dei quali uccisi da bombe inesplose. In quel conflitto, il calcolo delle bombe inesplose supera le 7.000, un numero troppo alto per parlare di cattivo funzionamento No, non si tratta di casualità. Tra le e-mail di Simone compare sinteticamente una targa: M34 per indicare un tipo bomba a grappolo, quelle che esplodendo diffondono migliaia di schegge mortali. Erano appunti personali che poi avrebbe approfondito. L’intento di indagare sulla strage di bambini volgendola in un atto di volontà e programmazione ha caratterizzato il suo ultimo lavoro».

Il ruolo della stampa

Chiedendosi, rispetto all’invasione della striscia di Gaza negli ultimi due anni «come abbia potuto la maggior parte della stampa nazionale non evidenziare quanto è accaduto a 18.000 bambini». E denunciando che «si è puntato troppo il dito solo sulle responsabilità e contraddizioni di Hamas, edulcorando l’intento programmato della cancellazione di un popolo da parte del governo israeliano e comunque ampiamente documentata dai 300 giornalisti professionisti uccisi a Gaza». Ma anche sottolineando come Simone «evidenziava l’umanità, non colore e appartenenza. Sottolineando un’unica sofferenza scritta su corpi innocenti. Troppo spesso oggi volutamente e dissennatamente ignorata dalla stampa che ha preferito rimarcare un contesto di schieramenti opposti meramente politici e materiali». Giovanni Gentili, attuale sindaco di quella che per un’amara ironia della sorte viene definita “La Piccola Gerusalemme” (il paese di Pitigliano) per la presenza di un ghetto ebraico settecentesco, ha anticipato per il prossimo 1° ottobre un’iniziativa che ricorderà il lavoro di Simone Camilli e metterà al centro il ruolo dei giornalisti rispetto al conflitto di Gaza.

Primo piano
Le indagini

La fuga mortale di Eugenio Frasca: perché non si è fermato all'alt? La moto con la revisione scaduta e l'inseguimento: cosa è successo

di Melania Carnevali
Estate